dal blog di Gianfranco Scialpi, 2.12.2023.
Rapporto Censis 2023. L’annuale appuntamento conferma il grigio profilo del tessuto sociale. Nulla è cambiato, rispetto allo scorso anno. Interessante e imbarazzante la finestra sulla scuola
Rapporto Censis 2023, confermato il grigio del sociale
Rapporto Censis 2023. Come ogni anno il centro di ricerca presenta l’istantanea della nostra società. Rispetto a 12 mesi fa poco o nulla è cambiato. Lo scorso anno il Censis aveva individuato nella malinconia la cifra del sociale. Ben sintetizzato il tratto nel seguente passaggio del Rapporto 2022. ” oggi il carattere degli italiani, il sentimento proprio del nichilismo dei nostri tempi, corrispondente alla coscienza della fine del dominio onnipotente dell’“io” sugli eventi e sul mondo, un “io” che malinconicamente è costretto a confrontarsi con i propri limiti quando si tratta di governare il destino”
La versione ’23 che rappresenta solo un aggiornamento formale porta al “sonnambulismo“. Il sottotitolo al capitolo “La società italiana al 2023” chiarisce meglio il campo semantico: “Ciechi davanti ai presagi“. Seguendo la logica delle scatole cinesi l’introduzione è ovviamente più esplicita: “Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o comunque sottovalutati. Benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema, l’insipienza di fronte ai cupi presagi si traduce in una colpevole irresolutezza. La società italiana sembra affetta da un sonnambulismo diffuso, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti”
Era azzardato pretendere dal Governo Meloni il cambio di rotta verso uno sfondo meno cupo. Il profilo cupo, cromaticamente associato al grigio, fa parte della nostra storia recente. Il Censis negli anni precedenti lo aveva declinato con le seguenti espressioni come rancorosa, irrazionale (2021), una ruota quadrata che non gira (2020), dominata dal furore di vivere (2019).
Docenti soddisfatti con le tasche quasi vuote
Interessante la “finestra” che il Rapporto apre sul profilo del docente. Apparentemente più ottimista. In realtà rimanda alla rassegnazione, al ritiro sociale che lo porta a disertare le piazze. Si cerca il proprio particulare (Guicciardini) di soddisfazione individuale, inteso come dimensione esistenziale e anestetizzante. La quasi totalità degli insegnanti è convinta (si leggano le desolanti percentuali di adesione agli scioperi) che ormai qualunque azione collettiva e quindi politica sia inefficace (Piazze vuote, F. Barbera 2023). Evidente la distanza con l’agorà ateniese. Tutto questo è ben sintetizzata dalla “finestra” del Censis “Al di là degli stipendi contrattuali degli insegnanti, che sono tra i più bassi in Europa a qualunque stadio della carriera, la retribuzione lorda media effettiva dei docenti italiani, comprensiva di eventuali bonus e indennità, espressi in dollari a parità di potere d’acquisto, oscillano dai 39.569 dollari nella scuola dell’infanzia ai 44.843 dollari dei docenti dei licei (un valore inferiore alla media Ue: 51 633 dollari). Tra il 2010 e il 2022 gli stipendi dei docenti italiani della scuola secondaria di secondo grado sono diminuiti del 10,7% in termini reali, mentre il valore medio europeo solo del 2,8%. Un docente della scuola secondaria superiore guadagna il 26% in meno di un lavoratore a tempo pieno con istruzione terziaria (nella media Ue solo il 6% in meno): l’Italia si colloca al penultimo posto, davanti solo all’Ungheria. Eppure, la motivazione rimane alta: il 95,9% dei docenti si dice soddisfatto del proprio lavoro“.
Lo scenario restituisce un dato sconfortante. I prossimi scioperi potranno contare solo su una percentuale irrisoria (4%). Se questo è il valore conviene ancora insistere su uno strumento inefficace?
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Rapporto Censis 2023, certifica lo strano profilo del docente ultima modifica: 2023-12-03T04:32:38+01:00 da