di Veronica Elia, Scuola in Forma, 13.12.2023.
Quando si potrà lasciare il lavoro in Italia?
Nei prossimi anni in Italia si andrà in pensione sempre più tardi: di quanto aumenterà l’età pensionabile secondo il Rapporto Ocse?
Secondo il Rapporto Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) in Italia i lavoratori sono destinati ad andare in pensione sempre più tardi. Per il nostro Paese, infatti, l’età pensionabile è la più alta fra tutti gli Stati facenti parte dell’Organizzazione, seconda solo alla Danimarca.
In pensione sempre più tardi: quando si potrà lasciare il lavoro in Italia?
All’interno del Rapporto Pensions at a glance l’Ocse ha messo in evidenza come i lavoratori che entrano oggi nel mondo del lavoro in Italia, così come in Estonia, potranno andare in pensione non prima dei 71 anni. Si tratta dell’età pensionabile più alta tra i 38 paesi che fanno parte dell’Organizzazione, dopo la sola Danimarca (74 anni). Tale dato ovviamente è legato all’aspettativa di vita.
Nel 2023 “l’età pensionabile legale in Italia è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale” si legge sempre nel Rapporto. Tuttavia, rimane vero che il nostro Paese “garantisce un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza una penalità”. Da qui deriva che attualmente l’età pensionabile in Italia è di circa 65 anni, risultando quindi leggermente al di sopra della media Ocse (64,1). Per chi invece inizia a lavorare adesso, salvo l’introduzione di nuove norme, la soglia sarà superiore di 4 anni rispetto alla media.
Gli altri dati
“Le possibilità di andare in pensione prima dell’età pensionabile prevista dalla legge risultano molto vantaggiose”. Riporta ancora il Rapporto Ocse. “La concessione di benefici relativamente elevati a età relativamente basse nell’ambito delle Quote contribuisce alla seconda più alta spesa per la pensione pubblica tra i paesi Ocse, al 16,3% del Pil nel 2021″. Quindi “sebbene l’aliquota contributiva sia molto elevata, le entrate derivanti dai contributi pensionistici rappresentano solo l’11% circa del Pil e necessitano di ingenti finanziamenti fiscalità generale”.
Per quanto riguarda l’aliquota media di contribuzione effettiva per le pensioni nei Paesi Ocse il valore è pari al 18,2% del livello salariale medio nel 2022 con l’Italia che ha la quota obbligatoria più alta, al 33%. A tal proposito, vale la pena ricordare che in Italia gli importi pensionistici, nonostante l’aliquota elevata, continuano a risultare complessivamente bassi. Il reddito medio delle persone di età superiore ai 65 anni infatti, pur essendo leggermente superiore rispetto alla popolazione totale, è in media inferiore del 12% nell’area Ocse.
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Rapporto Ocse: in pensione sempre più tardi ultima modifica: 2023-12-14T17:55:34+01:00 da