Riforma dei tecnici e dei professionali: Bianchi firma una cambiale in bianco per il prossimo governo

Gilda Venezia

 di Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 26.9.2022.

Non ci sono veri contenuti, solo scelte politiche di fondo pesano e non poco. Si sposa di fatto una assetto federalista e di autonomia differenziata per il settore tecnico e professionale.

Gilda Venezia

Nel disastro che ha contraddistinto la gestione del Ministero di Patrizio Bianchi svetta come ultimo regalo alla scuola pubblica statale la riforma degli Istituti Tecnici e Professionali. E’ una riforma fatta passare per adempiere alla serie di promesse (spesso vuote di contenuto) necessarie per accedere ai fondi del PNRR.

Il provvedimento, inserito nel decreto-legge 23 settembre 2022 n. 144, prevede una serie di linee guida di intervento. Questi i punti più rilevanti, pur nella  loro genericità

  • l’aggiornamento degli indirizzi per il rafforzamento delle competenze linguistiche e STEM con una specifica curvatura al tessuto socioeconomico di riferimenti (leggasi bisogni delle imprese del territorio),
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  • la continuità tra tecnici e ITS, già in gran parte dipendenti dalle imprese del territorio,
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  • la realizzazione di “Patti Educativi” con imprese, enti di formazione regionali, università, ecc.,
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  • il solito rimando ad un piano formativo per i docenti coerente con le specificità dei contesti territoriali, la possibilità per i CPIA di erogare percorsi formativi di istruzione tecnica e professionale in linea con le esigenze del territorio,
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  • una revisione dei crediti formativi (primo biennio e secondo biennio) per adeguarli con il quadro europeo delle qualifiche, implementazione dei processi di internazionalizzazione degli istituti per favorirne una integrazione europea.

Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto il Ministero dovrebbe provvedere  ad adottare uno o più regolamenti che ridefiniscano i curricoli vigenti con nuovi quadri orari e disciplinari fondati sulla metodologia didattica per competenze e con la generalizzazione delle Unità di Apprendimento con ulteriori spazi di flessibilità organizzativa da parte delle scuole.

Come si può notare di veri contenuti non c’è nulla, ma le scelte politiche di fondo pesano e non poco. In concreto il prossimo governo avrà mano libera per costruire i contenuti della riforma partendo dall’assunto che gli Istituti Tecnici e Professionali dello Stato devono trasformarsi in scuole legate alle esigenze specifiche del territorio. Si sposa di fatto una assetto federalista e di autonomia differenziata per il settore tecnico e professionale con un utilizzo dell’autonomia scolastica abilitato a flessibilizzare ancora di più (oltre ai range di flessibilità della riforma Gelmini) i quadri orari e l’organizzazione delle lezioni. Il tutto in nome del totem della didattica per competenze e della funzione che le scuole tecniche e professionali devono avere: quello di creare forza lavoro semiprofessionale pronta per l’inserimento nel mercato del lavoro del territorio. Un bel regalo alle organizzazioni imprenditoriali italiane.

Il prossimo governo avrà quindi la possibilità di “regionalizzare” questo segmento dell’istruzione statale pur nel rispetto delle solite vaghissime e ambigue “linee guida” nazionali. Se il dibattito sulla regionalizzazione degli Istituti Professionali era da tempo oggetto di vivaci discussioni, inserire gli Istituti Tecnici in tale contesto significa perdere gli assetti nazionali di formazione che essi hanno garantito per tutto il dopoguerra.

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Riforma dei tecnici e dei professionali: Bianchi firma una cambiale in bianco per il prossimo governo ultima modifica: 2022-09-26T04:02:53+02:00 da
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