fanpage.it, 25.3.2016
– Il riordino delle classi di concorso avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per fare un po’ di ordine nell’insegnamento. Ma sembra che il nuovo regolamento presenti delle incongruenze e degli errori, tali da poter dire che l’obiettivo non è stato raggiunto. Lo scrive i Corsera.
Un’operazione di accorpamento delle classi di concorso (passate da 168 a 116) con il rischio di un annacquamento delle competenze dei docenti. Così il Corriere della Sera definisce il paradosso della riforma della scuola voluta da Renzi. Orsola Riva evidenzia che nonostante il Cun, (Consiglio Universitario Nazionale) abbia stilato un documento in cui sono elencati tutti i titoli di laurea che garantiscono le conoscenze necessarie per insegnare una determinata materia e quelli che invece andavano tolti, alla fine il Miur ha preferito bypassarlo, incorrendo così in una serie di errori marchiani e incongruenze.
A cominciare, per esempio, dalla matematica e scienza alle medie: si poteva operare una scissione delle due materie, così come era stato auspicato dal ‘parlamento’ delle università italiane e invece non si è fatto nulla se non imporre, dal 2019, esami universitari in più ai laureati delle varie discipline.
Per quanto concerne, invece, l’insegnamento di matematica e fisica alle scuole superiori, ci sono ancora quattro classi di concorso, ma viene fatta una distinzione troppo marcata tra i professori degli istituti tecnici e professionali rispetto a quelli dei licei. Il Miur, poi, dovrebbe spiegare come mai si è deciso di inserire, tra i titoli di accesso, anche la laurea in Architettura del paesaggio.
“L’esempio più clamoroso – dice Marco Abate, professore ordinario di Geometria a Pisa e consigliere del Cun – è la laurea in Scienze per la conservazione dei beni culturali come titolo di accesso per l’insegnamento di italiano e latino nei licei. Si tratta infatti di una laurea scientifica, con esami di chimica, fisica, geologia”.
C’è poi il caso dell’informatica per la quale verranno richiesti agli insegnanti diversi crediti aggiuntivi e conoscenze di storia e didattica della matematica, ma, per assurdo, nemmeno uno di informatica. “Forse – dice Abate – i tecnici del Miur sono stati tratti in inganno dal fatto che il corso si chiama Matematiche complementari, un nome simile ai primi corsi di informatica, che si chiamavano appunto Complementi di matematica. Bastava che ci consultassero, gliel’avremmo detto”.
Riforma scuola, il pasticcio del Miur con le nuove classi di concorso ultima modifica: 2016-03-27T04:47:05+02:00 da