Salvini, la mia preside e un aeroplano di carta

“La risposta del ministro Salvini al Procuratore Spataro mi ha riportato indietro nel tempo di parecchi anni. Sono un’insegnante in pensione e, a quel tempo, ero in servizio presso un Istituto per Geometri e Ragionieri. Mi ricordo perfettamente quella prima Geometri, numerosa, composta per lo più da ragazzi rumorosi e, in alcuni casi, poco educati. Avevo difficoltà nel farmi ascoltare.
Ho sempre insegnato Inglese e i miei colleghi sanno bene che questa materia non gode della simpatia dei futuri geometri. Con l’Italiano è un po’ la Cenerentola del corso, rispetto a materie come Costruzioni o Estimo, che sono considerate ‘più importanti’ (ragazzi ingenui, non sanno che la conoscenza di una lingua straniera apre loro le porte per un lavoro più remunerativo, mentre una migliore conoscenza della lingua madre è inscindibile da qualunque incarico, come stanno sperimentando in questi giorni tanti neofiti della politica)”.

“Ero in quella classe, quando un ragazzo lancia un foglio di carta incendiato. Le ragazze cominciano ad urlare, ed io mi spavento. Quando ritorna la calma, decido di far intervenire la dirigente. Questa si fa spiegare l’accaduto dal ragazzo che così narra i fatti: ‘Guardi, preside, ho lanciato un aereo di carta, ma era così ben fatto che ha acquistato una tale velocità fino ad incendiarsi..’”.

“La dirigente non si trattiene e scoppia in una fragorosa risata. ‘Ti ringrazio, D. , erano mesi che non ridevo così’. Io, trasformata in una statua, vengo invitata ad uscire dalla classe e questo è il contenuto di ciò che è seguito: ‘Abbiate pazienza, ragazzi, quella è stanca ed esaurita. L’anno sta per finire, sopportatela ancora per un po’..’. Ho sì concluso l’anno scolastico, completamente delegittimata dal mio ruolo di educatrice. Forse una preside così è l’incarnazione di ciò che diceva Shaw, ‘Chi può, fa; chi non può, insegna’ a cui noi insegnanti abbiamo sempre fatto seguire la fatidica ‘e chi non sa insegnare fa il preside’, tanto per riscattarci un po’. Insegnare è un processo molto complesso, un’alchimia di preparazione e capacità relazionali, non solo nozioni che vengono trasmesse come in vasi comunicanti”.

“Non c’è niente di più appagante per un docente che raccogliere i frutti delle sue fatiche, dopo aver seminato con zelo. E questi frutti si possono anche manifestare, a distanza di anni, in un abbraccio festoso o in un ‘prof, lo sa che mi sono iscritto ad un corso di perfezionamento di Inglese!’
Negli anni, però, ho continuato a chiedermi, chissà se quei ragazzi hanno poi condiviso quel messaggio che cancellava tutto il mio lavoro onesto e paziente. Oppure l’hanno rimosso. Così oggi. Chissà se le esternazioni di questo ministro lasciano il segno, oppure sono solo un insieme di rumori, fastidiosi, ma solo rumori”.

“Un’ultima cosa. Quel sorrisino sempre stampato sulle labbra del ministro Di Maio mi ricorda tremendamente quei miei alunni, i più restii ad imparare, sempre con quell’aria saputa di chi sa già tutto e non contempla l’ipotesi di avvicinarsi a nuovi saperi. Anche il mio alunno dell’aereo supersonico si è dato alla politica. Sarà lui il prossimo a ricoprire alte cariche?”.

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Salvini, la mia preside e un aeroplano di carta ultima modifica: 2018-12-09T13:09:21+01:00 da
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