Il Sole 24 Ore, 17.1.2020
– Sulla scia delle polemiche che hanno riguardato una scuola di Roma tacciata di classismo, Skuola.net ha voluto indagare quanto effettivamente conti per le famiglie l’ambiente socio-economico quando si tratta di scegliere dove mandare i propri figli. E, nonostante l’opinione pubblica si sia indignata compatta davanti alla distinzione – basata sul reddito – fatta dall’istituto nella sua presentazione online (testo poi cancellato dal sito web della scuola), da quanto emerge da un sondaggio condotto ieri su un campione di 500 genitori di ragazzi frequentanti la scuola dell’obbligo, più 1 su 3, nel momento di formalizzare l’iscrizione, sembra aver badato in modo tutt’altro che superficiale alla composizione demografica disegnata dai singoli istituti.
E’ infatti il 35% dei genitori intervistati ad ammettere di essersi lasciato in larga parte condizionare dai dati forniti dalla scuola sul reddito delle famiglie degli alunni frequentanti; percentuale che sale ulteriormente se ci si sofferma sui genitori che dicono di avere una condizione economica molto agiata.
A questi si aggiunge un 22% che si è fatto influenzare solo in parte da questo dettaglio. Solo il 43% del campione, invece, sostiene che nella scelta della scuola la condizione economica delle altre famiglie non abbia influito per niente nella decisione finale sull’istituto giusto.
Ma la selezione della scuola perfetta non è legata solo allo status economico e sociale, perché le stesse percentuali si sono ripetute anche quando alle mamme e ai papà è stato chiesto se la presenza, o meglio l’assenza, di ragazzi stranieri abbia avuto un ruolo nella scelta: ebbene, circa il 30% circa ha risposto in modo affermativo.
Alla deriva discriminatoria delle famiglie non sfuggono neanche gli studenti con disabilità o con semplici difficoltà nell’apprendimento, visto che il 25% degli intervistati, prima di inviare l’iscrizione ha dato un’occhiata alla percentuale di questo tipo di alunni nella futura scuola del figlio.
A fronte di queste risposte non stupisce, quindi, che il 39% dei genitori intervistati abbia passato al setaccio il cosiddetto Rav, il rapporto di autovalutazione che ogni istituto deve compilare e nel quale tutte le scuole hanno il dovere di segnalare la composizione della propria popolazione studentesca. Ecco perché il 31% afferma sia giusto esporre all’interno del Rav moltissime informazioni personali sulle famiglie e sugli alunni frequentanti.
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«Scuola alta borghesia»: un genitore su tre bada al reddito ultima modifica: 2020-01-17T06:48:29+01:00 da