Scuola dell’infanzia: che fine hanno fatto i LEAD?

Gilda Venezia

di Mario Maviglia, Giunti Scuola, 17.1.2022.

Una “dimenticanza” delle nuove norme: che cosa può (e deve) fare la scuola in caso di sospensione attività in presenza.

Gilda Venezia

“Pronto, Houston? Abbiamo un problema a bordo!”

“Che tipo di problema?”

“Dai radar è scomparsa la scuola dell’infanzia”

“Procedete tranquilli. È la solita dimenticanza del gestore del sistema”.

Potrebbe essere sintetizzata con questo immaginario dialogo interspaziale la situazione della scuola dell’infanzia in questo periodo di pandemia. Infatti, il recente decreto-legge 7/01/2022 n.1, all’art. 4, comma 1, lett. a), nel prevedere la sospensione delle attività didattiche nel settore 0-6 per una durata di 10 giorni in caso di presenza di un caso di positività in sezione o gruppo-classe, dimentica di aggiungere che in quel frangente si debba ricorrere alla DaD, come invece fa in riferimento alle scuole del 1° e 2° ciclo.

Probabilmente il “gestore del sistema” (in questo caso il Governo) ha dimenticato che il Ministero dell’Istruzione in data 13/05/2020 aveva diramato la nota n. 667 che trasmetteva il documento di lavoro “Orientamenti pedagogici sui Legami educativi a Distanza. Un modo diverso per ‘fare’ nido e scuola dell’infanzia” (LEaD), elaborato dalla Commissione nazionale per il sistema integrato zerosei, con l’obiettivo di “valorizzare il lavoro svolto, di stimolare consapevolezze professionali, di prefigurare un pensiero positivo volto alla riapertura delle strutture educative per i più piccoli”.

E in effetti i LEaD rilanciavano e proponevano delle “buone pratiche realizzate nel mondo zerosei per instaurare e mantenere relazioni educative a distanza, con bambini e genitori, in una situazione di grande difficoltà e di interruzione temporanea del funzionamento in presenza di nidi e scuole dell’infanzia”.

Quel documento, fortemente voluto dal compianto amico e collega Giancarlo Cerini, coordinatore della Commissione nazionale, si proponeva come un “supporto agli operatori per rinforzare (o riallacciare) il filo delle relazioni, mantenere o ricostruire quel contatto fatto di emozioni, sguardi, voci, vicinanza, condivisione, complicità, che per il personale educativo, i bambini e le loro famiglie rappresentava il vissuto quotidiano fino a poco tempo fa”.

Queste dimenticanze non sono una novità, ma la dicono lunga sul grado di sensibilità e di attenzione che la classe politica dimostra nei confronti del settore zero-sei, nei fatti. Forse si pensa che in fondo “perdere” 10 giorni di scuola in questo settore non è poi un dramma: non c’è un “programma” da svolgere, non vi sono valutazioni degli apprendimenti da effettuare. Il concetto di “legame educativo” appare troppo sofisticato per la classe dirigente per poter essere compreso nella sua valenza formativa.

Nulla impedisce ovviamente alle scuole, nell’ambito della loro autonomia, di allestire comunque esperienze di LEaD in caso di sospensione delle normali attività didattiche e magari di “notiziare” il Superiore Ministero riguardo all’avvio delle stesse. Sarebbe un gesto ad alta valenza simbolica e civile in quanto darebbe voce a chi, etimologicamente, non ce l’ha (infante, dal latino infans, “che non può parlare”). Probabilmente non tutti si stracceranno le vesti per questa “svista” del legislatore: in fondo è più comodo non fare nulla che progettare dei LEaD. È comprensibile. Ma non ci si lamenti poi se la scuola dell’infanzia continua a scomparire dai radar del gestore di sistema.

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Scuola dell’infanzia: che fine hanno fatto i LEAD? ultima modifica: 2022-01-19T06:46:29+01:00 da
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