Scuola, Fedeli frena i ricorsi: rischio paralisi

di Veronica Passeri, Quotidiano.net, 4.1.2018

– Docenti col diploma in bilico, il ministro teme il caos: “Chiesto un parere all’Avvocatura di Stato”.

Roma, 4 gennaio 2018 – «Dialogo e ascolto» prima di tutto ma guai a tornare indietro sulle innovazioni «qualificanti», a cominciare da quelle della Buona scuola. Parola della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Scuola, stop ai maestri diplomati. “Per la cattedra serve la laurea”

Ministra è tempo di bilanci e la riforma della ‘Buona scuola’ ha fatto più male che bene al Pd…
«Non è esattamente così! È corretto prendere atto che nel passaggio dal governo Renzi a quello Gentiloni l’unica ministra cambiata è stata quella dell’Istruzione sull’onda di critiche diffuse e ampie sulle modalità di gestione dei contenuti della legge 107. Lo ha ammesso lo stesso Renzi. Con 100mila assunzioni e di fronte al dibattito che c’è sul lavoro che manca è incredibile che ci sia stata questa opposizione nel mondo della scuola».

A lei è toccato cercare di ricucire i rapporti, c’è riuscita?
«Parlano i fatti. Prima di tutto l’accordo del 29 dicembre 2016 sulla mobilità. Ho sempre creduto nel metodo del confronto e dell’ascolto, sulla possibilità di trovare punti di incontro lavorando per costruire e coinvolgere i soggetti direttamente interessati».

È quello che è mancato a Renzi?
«Una sinistra di governo, riformista, non fa riforme se non coinvolgendo. Questo è stato l’errore della gestione Renzi, l’ho detto anche da vice presidente del Senato: il limite della riforma della Buona scuola è stato scavalcare i soggetti che dovevano realizzare politiche innovatrici e qualificanti».

I sindacati hanno scritto che la «107 va superata…».
«No, non esiste. Io ho potuto attuare la Buona scuola con il confronto ma non si può dire ‘va superata’. Quando sono arrivata al ministero, il 15 dicembre 2016, ho scelto di non fare decadere le otto deleghe della riforma che scadevano il 16 gennaio, era una questione di ore. La mia è stata una scelta politica: ho creduto nei contenuti qualificanti, innovativi e importanti della riforma».

È in corso la trattativa per il rinnovo del contratto del comparto. Prevede tempi brevi e i fondi ci sono?
«Le risorse ci sono. Nella legge di Bilancio sono stati fatti importanti stanziamenti, perché per noi il rinnovo del contratto è una questione di giustizia, un atto doveroso nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori ma anche delle nuove generazioni. Rilanciare i settori della conoscenza significa infatti impegnarsi per garantire un futuro di qualità alle nostre e ai nostri giovani».

I tempi?
«Sono particolarmente impegnata su questo anche se bisogna dire che il negoziato dipende dall’Aran. Senza invadere il campo di nessuno sto spingendo molto per fare bene e rapidamente il rinnovo del contratto della scuola».

L’8 gennaio è previsto lo sciopero delle maestre diplomate…
«Bisogna saper leggere bene la sentenza del Consiglio di Stato, la decisione non ha effetti immediati sulle situazioni soggettive dei diplomati magistrali. Il Consiglio di Stato è intervenuto per assicurare che i giudici interpretino la normativa in modo uniforme visto che in passato ci sono state sentenze con orientamenti differenti».

Chi non è laureato ed è stato assunto perderà il posto?
«In assenza dei nuovi giudizi di merito che prima o poi arriveranno come ministero abbiamo chiesto all’Avvocatura generale dello Stato una interpretazione corretta della sentenza. Innanzitutto bisogna capire se è retroattiva o no e come bisogna ottemperare ai diritti dei già assunti in ruolo in forza di una sentenza del Tar e di quelli che hanno già superato il periodo di prova, come anche dei controinteressati laureati».

Come si muoverà il Miur?
«Noi vogliamo evitare che si vada avanti di contenzioso in contenzioso e che ci siano ulteriori ricorsi. Deciderò in piena autonomia. A furia di usare ricorsi anziché l’applicazione delle legge si creano situazioni di difficoltà per la scuola, per la continuità didattica, quindi per gli studenti, per le famiglie e anche per le singole persone».

Se Gentiloni restasse premier lei sarebbe disposta a continuare il lavoro di ministro dell’Istruzione?
«Il presidente Mattarella ha detto una cosa seria: le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca, a scriverla saranno gli elettori e successivamente i partiti e il Parlamento. Quanto a me, telefoniamoci il 5 marzo! Ora le Camere sono sciolte ma il governo continua a lavorare: abbiamo fatto un accordo con i sindacati prima di Natale perché il prossimo anno scolastico inizi nel modo più serio e preciso con tutti i docenti in classe».

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