Scuola, la rivolta dei prof contro il decreto formazione

di Ilaria Venturi, la Repubblica, 14.7.2022.

E Bianchi scrive ai presidi sui fondi contro la dispersione.

Nel web petizioni critiche alla riforma. Intanto a 3.198 istituti arriva mezzo miliardo per recuperare gli alunni perduti.
Gilda Venezia

Umiliati, offesi. Non ascoltati, nemmeno interpellati. Dopo l’approvazione alla Camera – con lo strappo della fiducia – del Decreto Legge 36/22 che riforma il reclutamento e la formazione degli insegnanti corre nel web la rivolta dei docenti.

Non si è resa evidente con lo sciopero unitario della scuola del 30 maggio, monta ora quando oramai la riforma è passata coi tempi serrati dettati dal timing del Pnrr. E si mostra con petizioni, raccolte firme, appelli a scuola ormai finita e nei giorni caldi della crisi di governo.

Il nodo della formazione dei docenti

Il passaggio più criticato riguarda la formazione incentivata (una tantum) obbligatoria per i neoassunti e su base volontaria per gli insegnanti di ruolo affidata nella gestione a una istituenda Scuola di Alta Formazione che qualcuno pensa potrà assorbire l’Indire, che naviga in acque agitate, e alla quale collaborerà Invalsi.

“Un carrozzone” la critica più diffusa. “Costerà oltre due milioni di euro l’anno” si legge nella petizione online che ha raccolto quasi 6.300 firme lanciata dal professore Rosario Melissa.

La petizione contro “il nuovo carrozzone”

Viene contestato il fatto che la formazione sarà sostenuta con il taglio dal 2026 dell’organico dell’autonomia (intorno alle 10mila cattedre) causato dal calo demografico degli alunni. “Verranno tagliati dei posti di lavoro per avere insegnanti “formati” a lavorare in classi pollaio, perché di questo si tratta e intanto il Presidente della suddetta Scuola percepirà, numeri alla mano, ben 246.846 euro l’anno, al pari del Direttore Generale, che a sua volta sarà affiancato da un dirigente cosiddetto di seconda fascia alla modica cifra di 151.165 euro l’anno” continua la petizione.

Le altre ribellioni

A promettere un settembre caldo sono i 2707 insegnanti che hanno formato un documento partito dai professori del liceo scientifico Copernico di Bologna: “La situazione è inaccettabile: il nostro senso di frustrazione si ripercuote sulla nostra capacità di svolgere una didattica curata e realmente innovativa, mancando la quale si lede il diritto vero all’istruzione.

“Considerata l’assoluta mancanza di dialogo, non ci accontenteremo di esprimere un dissenso teorico, ma metteremo in atto forme di protesta tali da ottenere anzitutto la disapplicazione della legge 79/22”.

“Non c’è una prospettiva culturale seria sull’aggiornamento – spiegano Gabriella Fenocchio e Orazio Sturniolo – andrebbe solo organizzato in modo diverso, si può fare qualcosa di più specifico semmai rispetto ad alcune realtà o problemi che si presentano nelle singole scuole. E poi non si può delegare tutto ad esperti teorici che non frequentano la scuola. Siamo noi che entriamo ogni giorno in classe e che vediamo i problemi reali”.

Per Salvo Amato di Professione Insegnante “viene introdotto un meccanismo che non funzionerà e dividerà ancora una volta, come sui premi della Buona Scuola, i docenti”.

Il guppo La nostra scuola e l’Associazione Agorà 33 scrivono: “Non possiamo più accettare le forzature di un Governo che – al di fuori di ogni confronto democratico – approfitta del Pnrr per introdurre nelle scuole “innovazioni” dannose e controproducenti, verso cui spingono fortissimi interessi privati.

“Chiediamo il ripristino di un corretto dibattito democratico sul futuro della scuola e la cancellazione di tutte le parti del decreto 36 che intervengono impropriamente e in spregio dell’articolo 33 della Costituzione sul reclutamento e la formazione degli insegnanti”.

Fondi per la dispersione: Bianchi scrive ai presidi

Il ministro dell’istruzione, dopo le polemiche sulla distribuzione dei fondi, ha scritto ai dirigenti scolastici dei 3.198 istituti beneficiari dei primi 500 milioni stanziati il contrasto alla dispersione scolastica.

Un capitolo fondamentale per la scuola travolta dal disagio che ha colpito gli studenti con la pandemia ma già in affanno negli apprendimenti – tra alunni fragili in crescita e divari territoriali che sono voragini – come rileva l’ultimo rapporto Invalsi. “Gli orientamenti chiave per l’attuazione degli interventi nelle scuole forniscono le prime indicazioni operative, le finalità dell’investimento, le tempistiche e le principali misure attivabili, per iniziare a progettare azioni efficaci, partendo da un’analisi di contesto della scuola e dalle maggiori criticità sulle quali è necessario intervenire, anche attraverso progetti di rete con altre istituzioni scolastiche in modo da creare sinergie territoriali, collaborazioni e scambi”.

Coinvolte in questa prima fase di attuazione del piano, che mette a disposizione complessivamente 1,5 miliardi di euro, 3.198 scuole secondarie di primo e secondo grado con studentesse e studenti nella fascia 12-18 anni, selezionate sulla base di indicatori relativi alla dispersione e al contesto socio-economico, alle quali le risorse saranno assegnate direttamente. I progetti pluriennali dovranno partire con il prossimo anno scolastico.

“Nell’ambito della loro autonomia- spiega Bianchi- le scuole sono chiamate a sviluppare, anche in rete e in raccordo con gli altri soggetti del territorio, una progettualità pluriennale di ampio respiro per il miglioramento e l’arricchimento dell’offerta educativa e per sostenere apprendimenti e attività extracurricolari, anche prevedendo patti educativi territoriali e individuando un team dedicato di docenti e tutor esperti per la prevenzione della dispersione scolastica”. Quegli stessi patti educativi spinti con l’emergenza sanitaria, ma che in molte regioni sono già naufragati.

I percorsi che le scuole dovranno definire potranno essere organizzati per singoli studenti, nel caso di attività di mentoring, o per gruppi, per il potenziamento delle competenze, per l’orientamento, anche con il coinvolgimento attivo delle famiglie, per la realizzazione di attività laboratoriali extracurriculari. Dopo una fase di analisi del contesto, i progetti dovranno essere predisposti entro ottobre del 2022 ed essere realizzati nel corso del biennio, entro dicembre 2024.

All’interno di ciascuna scuola è prevista la costituzione di un team composto da docenti e tutor esperti per sostenere nell’individuazione degli studenti a maggior rischio di abbandono e nella progettazione e nella gestione degli interventi. Gli istituti scolastici avranno a disposizione anche Gruppi di supporto, attivati negli Uffici Scolastici Regionali, le équipe formative territoriali e la “Task force scuole”, che assicurerà il supporto tecnico-amministrativo, nonché la raccolta di dati e il monitoraggio delle attività.

.

.

.

.

.

.

Scuola, la rivolta dei prof contro il decreto formazione ultima modifica: 2022-07-15T08:48:27+02:00 da
WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

GILDA VENEZIA - Associazione Professionale GILDA degli INSEGNANTI - Federazione Gilda Unams

webmaster: Fabio Barina



Sito realizzato da Venetian Navigator 2 srl