Astolfo sulla luna, 23.9.2023.
Il disegno di legge licenziato dal governo giovedì scorso è destinato a distruggere definitivamente quel poco che restava di una scuola superiore che bene o male fino a ieri ha diplomato studenti che all’estero avevano finora lasciato al palo i coetanei del resto d’Europa.
Negli anni ‘80 e ‘90 l’istruzione tecnica e professionale era il fiore all’occhiello delle scuole superiori italiane: fino alla svolta del millennio questo segmento dell’istruzione rappresentava due terzi del totale degli studenti italiani. Alla fine di un quinquennio un diplomato perito tecnico, o, anche dopo un triennio, un cuoco, un elettricista o un meccanico trovavano facilmente lavoro con discrete soddisfazioni economiche.
Con il passaggio al nuovo millennio, sotto i colpi della digitalizzazione dell’economia e della globalizzazione, diversi sbocchi professionali si sono trasformati o sono scomparsi dal mercato del lavoro e molte famiglie hanno reagito indirizzando i figli verso i licei. Nel frattempo, dopo la parentesi della berlingueriana sperimentazione dei licei tecnici, ci fu il tentativo morattiano di introdurre il liceo economico, mentre la formazione professionale veniva progressivamente regionalizzata e privatizzata.
Un colpo ben assestato al segmento pubblico dell’istruzione professionale fu inferto all’inizio dello scorso decennio dal gelminiano drastico ridimensionamento dei laboratori: l’istituto alberghiero, ad esempio, perdette circa la metà del monte ore di laboratorio ricevimento, cucina e sala.
Arriviamo poi alla renziana “buona scuola” che dal 2015 ha subdolamente scassato il delicato equilibrio fra discipline professionalizzanti e tirocini aziendali che da vent’anni veniva faticosamente realizzato nei tecnici e nei professionali con l’etichetta di alternanza scuola-lavoro. Istituzionalizzando inoltre quell’abnormità che passa sotto il nome di Piano (Triennale) dell’Offerta Formativa, la “buona scuola” ha costretto l’orario curricolare nella camicia di forza dei progetti, che stanno stritolando la funzione docente.
Le successive riformine “da destra e da sinistra” sono rimaste nel solco della renziana visione della scuola-azienda, guidata da dirigenti sempre più potenti, mentre il disegno di legge licenziato dal governo giovedì scorso è destinato a distruggere definitivamente quel poco che restava di una scuola superiore che bene o male fino a ieri ha diplomato studenti che all’estero avevano finora lasciato al palo i coetanei del resto d’Europa.
Leggiamo infatti dalla Tecnica della Scuola che
«.. l’obiettivo è l’avvio, dal 2024/25, di una sperimentazione in larga scala del modello 4+2, percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy (potrà coinvolgere fino a un massimo del 30% di istituti tecnici e professionali del territorio). Sarà utilizzata una metodologia “on-the-job”, con un massiccio utilizzo della formazione pratica. Un aspetto nuovo – sempre secondo quanto si apprende – è il concetto di “campus tecnologico-professionale”, che coinvolgerà istituti tecnici e professionali in un percorso unico e integrato. Questo prevede l’ingresso di docenti ed esperti dal mondo del lavoro, contribuendo a un’offerta didattica più varia e applicata.»
Dunque, la promessa di tanti ministri dell’istruzione, che si lamentavano del percorso “lungo” dei nostri studenti rispetto ad esempio ai liceali francesi, è stata realizzata dal ministro del merito.
Il quale evidentemente pensa che i meritevoli che si iscriveranno alle costose Academy dovranno essere pure ricchi di famiglia. I lavativi che invece avranno il diplomino quadriennale si affacceranno sul mercato del lavoro dequalificato, andando finalmente a coprire quegli ambiti posti di manovale e bracciante agricolo che oggi viene rubato alla nostra bianca e forzuta gioventù da gente dalla pelle nera; esatto, proprio quelli della sostituzione etnica.
A meno che non si pensi che il fumoso “campus” all’italiana – tipica scopiazzatura servile della mitologica istruzione anglosassone – sia davvero necessario per imparare a tirar su muri, segar assi o stringere bulloni, grazie a chissà quali esperti del mondo del lavoro.
Ma vediamo con quali parole il sunnominato ministro del merito pubblicizza il suo coup de theatre:
“Oggi l’istruzione tecnica e professionale diventa finalmente un canale di serie A, in grado di garantire agli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al nostro sistema produttivo”
Sembrerebbe quindi che il moncone quadriennale delle scuole che una volta fornivano la manodopera qualificata del nostro sistema manifatturiero sia sufficiente a mantenere la competitività del made in Italy. Quali talenti dei diciottenni che non proseguiranno gli studi verranno però valorizzati, ci viene spiegato per esclusione nella successiva dichiarazione.
“L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa: secondo i dati Unioncamere Excelsior, dalla meccatronica all’informatica serviranno da qui al 2027 almeno 508mila addetti, ma Confindustria calcola che il 48% di questi sarà di difficile reperimento. A settembre 2023 questo dato ha già raggiunto quota 48% (+ 5 punti rispetto al 43% di un anno fa, nel 2019 era il 33%). Il decreto approvato oggi ha l’obiettivo di trasformare questi numeri allarmanti in una grande opportunità per i nostri giovani”.
In altre parole, dal momento che nutriamo forti dubbi sul fatto che un percorso quadriennale prepari adeguatamente maestranze per i settori citati dal ministro (informatica e meccatronica) appare chiaro che il suo pensiero è qui rivolto alle famose Academy (etichetta più accattivante dell’anonima istruzione tecnica superiore) che verranno appunto frequentate da facoltosi meritevoli e da qualche disagiato secchione con borsa di studio.
L’interpretazione è confortata dal fatto che i giovani talentuosi che termineranno i loro studi “nel canale di serie A” lavoreranno nei settori dove siamo veramente competitivi: turismo, ristorazione, ospitalità, abbigliamento e così via.
Al destino appena tratteggiato dell’istruzione tecnica e professionale si aggiunge il tocco da maestro che riguarda tutte le scuole superiori, ossia l’affrettata introduzione di tutor ed orientatori con compiti ancora tutti da definire, che andranno sicuramente a collidere con quelli delle attuali figure di coordinatori e funzioni strumentali: il tutto all’insegna dell’improvvisazione e del dilettantismo caratteristiche che contrassegnano sempre di più i vertici dell’amministrazione scolastica.
23 settembre 2023
Astolfo sulla Luna
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Scuola superiore, ultimo atto ultima modifica: 2023-09-24T06:28:16+02:00 da