Scuola, verso l’abolizione dei voti: meno stress e più attenzione alla crescita

di Salvo Intravaia, la Repubblica, 14.10.2023.

“Ma attenzione alle riforme affrettate”

In Italia alcuni istituti sperimentano l’anno scolastico senza quadrimestri e senza valutazioni numeriche. Ecco i punti di vista di presidi, pedagogisti, studenti e genitori

Gilda Venezia

Mentre il ministro Valditara preme l’acceleratore sul voto di condotta per reprimere violenze e comportamenti non idonei in classe, la scuola va verso un’altra direzione.

La sperimentazione portata avanti da alcuni istituti, che in alcune classi hanno abolito voti e quadrimestri, sembra andare verso la direzione auspicata da protagonisti ed esperti. Insomma, è promossa da tutti. Il male che affligge gli studenti di oggi pare proprio l’ansia. Ereditata probabilmente dal periodo trascorso a casa durante l’emergenza sanitaria da Covid-19 e mai affrontata in maniera adeguata.

Ma le sperimentazioni sono gocce nell’oceano perché nella maggior parte delle scuole italiane si continua a lavorare all’antica: interrogazioni, compiti e conseguenti voti che esaltano o mettono in crisi i ragazzi. E ancora, anno scolastico suddiviso in trimestri o quadrimestri, voti visibili dai genitori in tempo reale, pagella intermedia e finale e pagellino a metà quadrimestre. Un menage che crea agitazione e angoscia anche negli studenti più volenterosi e bravi e che non aiuta i più fragili. L’ultimo istituto in ordine di tempo che ha deciso di oscurare i voti delle verifiche quotidiane ai genitori, che potranno soltanto vedere online le pagelle e un pagellino a metà pentamestre, è lo scientifico Cannizzaro di Palermo.

Da settembre, l’istituto tecnico per il turismo e liceo linguistico Marco Polo di Firenze abolirà la suddivisione in quadrimestri dell’anno scolastico e i voti sull’andamento didattico degli studenti compariranno solo alla fine dell’anno e docenti lasciati liberi di optare per i voti numerici oppure di passare al giudizio descrittivo.

Anche al polo scolastico Volta di Piacenza, si sperimenta da quest’anno il “liceo senza quadrimestre”. Via la pagella intermedia anche al liceo scientifico Bottoni di Milano. Sperimentazioni che si aggiungono alle esperienze avviate lo scorso anno e ancora prima. Come quella del liceo Morgagni di Roma che sperimenta la “scuola senza voti” da diversi anni e ha già portato una classe alla maturità con questo metodo.

Giannelli (presidi): “Attenzione alle riforme affrettate”

“Ben vengano le sperimentazioni ma prima di tutto occorre aprire un dibattito”. Antonello Giannelli a capo dei dirigenti dell’Associazione nazionale presidi bolla la situazione odierna come “insoddisfacente”.

Da più parti si chiede alla scuola di riformare il suo sistema di valutazione. Cosa ne pensa?

“Domanda complessa. Ci sono posizioni pedagogiche molto favorevoli a queste scelte. La società odierna è molto diversa da quelle passate e dunque il fatto che in passato, con una scuola peraltro meno di massa, ci fossero meno problemi è dovuto a quella differenza”.

Come giudica le sperimentazioni in atto?

“Ritengo che valga la pena tentare la strada della innovazione anche perché la situazione attuale non è oggettivamente soddisfacente. Dunque si deve tentare una strada diversa. Che poi è quella seguita dalla Finlandia prima e dalla Corea del Sud poi. In Finlandia i voti sono stati aboliti. In Corea i voti ci sono ma non ci sono bocciature, come non ci sono in Finlandia. Ma si tratta di punti di arrivo, non di partenza”.

In che senso?

“Intendo dire che si deve aprire un dibattito proprio su queste considerazioni di ordine pedagogico avendo in vista quell’abolizione. Non mi sembra praticabile una abolizione tout court dei voti senza adeguata azione di preparazione, formazione, aggiornamento dei docenti in primis”.

Daniele Novara (pedagogisti): “Lavorare sulla valutazione evolutiva”

“I voti a scuola? Alzi la mano chi non ne ha mai avuto paura. Ma si tratta di retaggi del passato, antiquati e agghiaccianti”. Daniele Novara, pedagogista alla guida del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti non ha dubbi.

Cosa ne pensa dell’abolizione dei voti a scuola?

“Data la situazione, non posso che essere d’accordo sull’abolizione dei voti”.

Perché?

“Specialmente alle superiori, l’utilizzo di voti numerici umilianti come il due o il tre, e di tutte le loro “sfumature” di meno, meno meno, più e più più, non possono pretendere di alzare la motivazione scolastica, in particolare nei ragazzi più fragili. Sono retaggi del passato antiquati e agghiaccianti. La rigidità cristallizzante del numero appiccica una sorta di etichetta sulle prestazioni dell’alunno a scuola rendendo la frequenza una sorta di stressantissima gara”.

Come procedere quindi?

“Occorre tentare un passo avanti e lavorare con più coraggio su quella valutazione che io definisco evolutiva, prendendo in considerazione non tanto il raggiungimento o meno degli obiettivi, piuttosto il processo di crescita di un alunno, i suoi progressi e i suoi miglioramenti. Una valutazione che consideri i punti di partenza, registri i progressi ed eviti finalmente di incappare nella pura e semplice registrazione degli errori”.

Bianca Chiesa (studenti): “Favorevoli alla valutazione descrittiva”

“Non solo i voti provocano stress ma rappresentano un sistema scolastico non interessato alla formazione di cittadini consapevoli quanto all’introduzione nel mondo del lavoro”. Il giudizio di Bianca Chiesa dell’Unione degli studenti è decisamente tranchant.

Voti, compiti e interrogazioni vi mettono ansia?

“I voti sono sicuramente causa di stress per le e gli studenti”.

Perché?

“In quanto rappresentazione di un sistema scolastico che vede gli studenti come numeri sul registro piuttosto che come soggetti in formazione. Un sistema scolastico che non fornisce gli strumenti essenziali a sviluppare spirito critico, ma al contrario ci mette in competizione”.

Cosa proponete?

“Come Unione degli studenti rivendichiamo da sempre un modello di didattica differente che metta al centro la reale formazione delle e degli studenti e lo sviluppo di spirito critico piuttosto che la competizione proposta dalla scuola del merito di Valditara. Il benessere psicologico delle e degli studenti è evidentemente centrale quando si parla di didattica e le sperimentazioni di valutazione descrittiva, non propriamente classi senza voti, lo dimostrano chiaramente sia sulla formazione sia sulla salute mentale delle e degli studenti. La valutazione descrittiva è essenziale per mettere al centro la formazione delle e degli studenti. Siamo favorevoli a queste sperimentazioni per far partire un processo di riforma della didattica integrale”.

Laura Trucchia (genitori): “Non demonizziamo i voti ma costruiamoci attorno una relazione umana”

“Il voto non è il male assoluto, ma deve essere il punto di partenza per costruirci intorno una relazione che lo motivi”. I genitori non demonizzano il voto. Laura Trucchia, del Comitato genitori democratici, ci va con i piedi di piombo e non se la sente di gettare tutto a mare.

Come vedrebbe una scuola completamente senza voti?

“Il problema va visto da almeno due punti di vista: il voto come ‘etichetta’ che genera stress e il voto come ‘tappa’ di un percorso di crescita, personale e nelle competenze. Come genitori ci rendiamo conto che se il voto viene vissuto come fine a sé stesso, anche in famiglia, genera stress: carico di aspettative, sensazione di ‘valere’ solo se si prendono voti alti. Sta a noi genitori non caricare di questo significato il voto, ma è anche un compito degli insegnanti, perché il clima di competizione in classe, la visibilità che si ha a scuola solo se si è bravi, di nuovo, è molto stressante, come anche le etichette che i brutti voti si portano dietro”.

Non siete quindi per l’abolizione tout court?

“Siamo convinti che il voto (o valutazione) inteso come mezzo per crescere aiuti, a condizione che sia accompagnato da indicazioni, suggerimenti per migliorare. Tipo: “Stavolta hai preso 5 o 4 ma se colmi queste lacune, se studi in maniera diversa e ti dico come puoi fare, andrà meglio”. Il percorso di miglioramento andrebbe incorporato nel voto o nella valutazione, dovrebbe fare parte di una voce specifica del voto o della valutazione. Il voto, insomma, secondo noi, non è il male assoluto, ma deve essere il punto di partenza per costruirci intorno una relazione che ne approfondisca i motivi, sia a scuola sia in famiglia”.

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Scuola, verso l’abolizione dei voti: meno stress e più attenzione alla crescita ultima modifica: 2023-10-14T06:18:20+02:00 da
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