TuttoscuolaNews, n. 1116 del 4.6.2024.
Segregazione o vera integrazione?
La querelle sull’inclusione o sulla temuta ghettizzazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane ha richiamato l’attenzione su questa particolare tipologia di alunni di cui forse si parla poco, rispetto a diversi anni fa, quando l’immigrazione portava sui banchi di scuola migliaia di alunni stranieri che non conoscevano nemmeno una parola d’italiano.
Con il passare del tempo, la situazione è notevolmente cambiata, sia perché i flussi migratori sono notevolmente diminuiti sia perché erano stranieri molti nati in Italia. Analizziamo i dati, raccolti ed elaborati in via esclusiva da Tuttoscuola.
Secondo l’ISTAT, al 1° gennaio 2020 erano oltre un milione i minorenni nati in Italia da genitori stranieri (di seconda generazione in senso stretto), il 22,7% dei quali (oltre 228mila) ha acquisito la cittadinanza italiana. Tra il 2011 e il 2020 quasi 400mila ragazzi stranieri hanno acquisito la cittadinanza per trasmissione dai genitori.
Nello stesso periodo si sono registrate oltre 57mila acquisizioni di cittadinanza per elezione da parte di nati in Italia al compimento del 18mo anno di età.
Il portale dati del MIM ci aiuta a conoscere meglio la situazione di alunni stranieri iscritti in scuole del sistema nazionale d’istruzione (statale e paritario) nel 2022-23 per i diversi settori, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di II grado.
In base ai dati riportati dal Portale unico del MIM, gli alunni stranieri nell’anno scolastico 2022-23 hanno sfiorato le 900mila unità (esattamente 894.624), pari all’11,3% dell’intera popolazione scolastica che, tra statale e paritaria, era quasi di 8milioni di alunni (esattamente 7.946.930).
Il maggior numero di alunni stranieri si trovava nella scuola primaria: 325.309, pari al 13,4% dei 2.419.616 alunni iscritti nel settore.
Pur registrando la minor percentuale di studenti stranieri, la secondaria di II grado aveva iscritti 223.409 studenti stranieri su una popolazione complessiva di 2.650.266 studenti.
Nuova intervista (stavolta a Libero) e nuova polemica. La politica scolastica italiana va avanti anche (forse soprattutto) così.
Il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara sta pensando – fa sapere nell’intervista – a classi di accompagnamento la mattina e di potenziamento il pomeriggio se il deficit linguistico ed eventualmente anche matematico degli alunni stranieri lo necessita.
Per l’UDS (Unione degli Studenti), battagliera organizzazione giovanile che si colloca sul versante della sinistra più radicalmente ugualitaria, il progetto di Valditara di prevedere un test sulla conoscenza della lingua italiana a cui sottoporre tutti gli studenti di origine straniera è “estremamente razzista” perché, in base al risultato del test, “prevede classi separate per lo studio dell’italiano e della matematica in modo che le persone straniere non ‘rallentino’ i processi didattici delle classi o l’integrazione tramite ulteriori lezioni extracurricolari obbligatorie“. In questo modo le scuole diventano “luoghi di segregazione“, mentre il ministro fa passare tali misure “come metodi per garantire l’istruzione e non lasciare nessuno indietro“.
Al contrario, occorrerebbe che “gli studenti che hanno più difficoltà con la lingua italiana, che siano stranieri o meno” vengano “integrati all’interno della classe, mentre l’attività didattica deve essere programmata in modo che la classe tutta lavori insieme per un miglioramento collettivo delle competenze linguistiche“.
Attacco duro, come dura è anche la replica del ministro, che in un comunicato giudica le parole dell’UDS “gratuitamente offensive” e frutto di un fraintendimento “perché il mio progetto, al contrario di quanto viene sostenuto, va esattamente nella direzione di una piena integrazione che salvaguardi tempi e qualità di apprendimento di tutti gli studenti, senza nessuna ghettizzazione. Infatti, ho dichiarato che, in caso di ragazzi stranieri con importanti deficit in italiano e matematica, le vie percorribili, anche guardando alle esperienze di altri Paesi europei, possono essere due: il temporaneo insegnamento differenziato, in accompagnamento alle lezioni ordinarie, solo della lingua italiana ed eventualmente della matematica, fino a un adeguato allineamento alle competenze già acquisite dal resto della classe; oppure corsi pomeridiani obbligatori di potenziamento. Devo anche sottolineare, come ho già affermato, che queste due ipotesi dovranno passare preventivamente il vaglio di un ampio confronto, con grande attenzione alla salvaguardia dell’autonomia scolastica“.
Ci sembra una polemica artificiosa perché, da una parte, servono misure più efficaci a fronte di problemi reali, dall’altra l’autonomia delle scuole consente grande flessibilità organizzativa e metodologica, compresa la soluzione reclamata in modo così veemente dagli studenti dell’UDS.
Del resto nelle scuole internazionali e in Paesi come la Germania e altri è normale far frequentare all’inizio agli studenti che non padroneggiano la lingua del paese ospitante appositi corsi di lingua e usi e costumi locali, mentre per altre materie (es. lingua straniera ed educazione fisica) sono già in classe con i loro compagni. Non appena raggiungono un buon livello di comprensione della lingua nazionale locale, seguono anche le altre discipline in classe con gli altri.
L’emarginazione vera sarebbe tenerli in classe con gli altri alunni senza integrarli…
Studenti stranieri. Ecco i numeri, +10% nell’ultimo quinquennio ultima modifica: 2024-03-04T08:16:00+01:00 da