Sugli incarichi dei nuovi ispettori tecnici scoppia la polemica

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Lucio Ficara,  La Tecnica della scuola  9.6.2016

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– Quando si parla di “Chiamata diretta” e di criteri di scelta per la valutazione comparativa di talune delicate funzioni che preludono ad incarichi triennali, è facile sconfinare nell’irregolarità, nell’eccesso di discrezionalità e a volte anche nell’illegittimità.

Questo accade tanto sulla questione che vede aperta la discussione della sequenza contrattuale della chiamata diretta dei docenti titolari di ambito territoriale da parte dei dirigenti scolastici, quanto su un’altra spinosa questione che vede incaricati, con procedimenti ambigui e discutibili, 48 ispettori tecnici del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

In buona sostanza su questi incarichi temporanei di livello dirigenziale non generale di durata non superiore a tre anni per le funzioni ispettive, scoppia la polemica. Tale polemica entra in Parlamento con un’interrogazione proposta dall’On. Elena Centemero di Forza Italia.

In tale interrogazione la responsabile scuola di Forza Italia precisa che i criteri di valutazione dei candidati, per come richiesto dalla stessa legge 107/2015, e precisamente all’articolo 1, comma 94, ha previsto e disciplinato il conferimento dei predetti incarichi di dirigente tecnico, secondo i principi di buon andamento, di imparzialità e di trasparenza che devono guidare l’azione amministrativa, sanciti dalla Costituzione, non risultano essere stati definiti e resi noti prima della presentazione delle domande, come avviene in ogni procedimento di tipo concorsuale o para-concorsuale, ma risulterebbe che siano stati definiti dalle Commissioni in via postuma e a curricula già noti e comunque conoscibili dalle commissioni che avrebbero potuto così definire i criteri di valutazione più disparati e con un’ampia discrezionalità e che detti criteri non siano stati resi noti ai candidati anche dopo l’assegnazione degli incarichi, se non esercitando il diritto di accesso agli atti ai sensi della legge n. 241/90.

L’assenza dei criteri di scelta nei bandi, sostiene Elena Centemero, non risulta conforme al dettato legislativo richiamato ed ha dato luogo a comportamenti differenziati da parte delle diverse commissioni, appositamente costituite presso gli uffici dell’Amministrazione centrale e periferica. Tant’è che gli stessi candidati che hanno concorso per tutti o più incarichi messi a disposizione dall’amministrazione periferica e dagli uffici scolastici regionali, pur trattandosi di una valutazione che ha interessato lo stesso profilo professionale e basata su soli titoli, hanno ricevuto valutazioni assai differenti. Nell’interrogazione si segnala inoltre la circostanza che la gran parte dei candidati destinatari dell’incarico già presterebbero servizio presso l’Amministrazione centrale o presso gli uffici scolastici regionali, in qualità di «comandati» e «distaccati».

Tanto basta per accendere i riflettori su questi incarichi triennali, lasciando intravedere quello che accadrà se dovesse andare in porto la famigerata “Chiamata diretta” che farà salire in cattedra i docenti per il volere del dirigente scolastico di una data scuola.

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