di Alex Corlazzoli, Il Fatto Quotidiano, 26.7.2020.
Ma l’adesione dei medici è facoltativa
(e molti non hanno dato disponibilità). In più mancano i kit.
In teoria il personale scolastico doveva rivolgersi al medico di base. In Lombardia però solo il 2% dei dottori ha aderito. Così, al momento della prenotazione, i pazienti si sono ritrovati con il cerino in mano. Non solo: il presidente della Federazione dei medici di medicina generale spiega che “c’è un problema di distribuzione dei kit tra le Asl e i distretti”.
La campagna del ministero della Salute per la somministrazione dei test sierologici ai docenti e a tutto il personale della scuola è ufficialmente partita il 24 agosto. Ma molti maestri, professori e bidelli non hanno potuto fare l’esame perché i medici non hanno ancora ricevuto i kit. Non solo. L’idea del governo di affidare ai medici di base lo screening non è andata come previsto perché in molte realtà i dottori non hanno dato la loro disponibilità. Così, al momento della prenotazione, i pazienti si sono ritrovati con il cerino in mano. E hanno dovuto ripiegare sull’Asl di competenza.
E’ il caso della professoressa Cecilia Alessandrini: “La settimana scorsa la mia scuola – spiega la docente – ha inviato una circolare dove invitava tutti i docenti a fare il test sierologico ribadendo che è volontario ma consigliato. Nella circolare si specificava che i test sarebbero stati eseguiti dai medici di base previo appuntamento da prendere dal 24 agosto in poi. Poi sempre la scuola ci gira l’e-mail di Arcuri a tutti i docenti affinché, per il bene di tutta la comunità scolastica, facciano il test sierologico. Stamattina chiamo la mia dottoressa di base che mi dice che l’adesione alla campagna per i medici di base è volontaria e che lei non ha aderito e non ha kit, dunque niente appuntamento per il test”. Una situazione con la quale hanno dovuto fare i conti molti docenti. Nella provincia di Pordenone, ad esempio, su 200 medici di base solo novanta hanno aderito. In Lombardia ha dato disponibilità solo il 2% dei medici.
Intanto i dottori che si erano messi a disposizione si sono ritrovati senza kit. L’allarme lanciato su Ilfattoquotidiano.it dal presidente della Federazione dei medici di medicina generale Giacomo Caudo non è bastato: “Oggi – spiega Caudo – è stata una partenza a macchia di leopardo. Purtroppo in molte zone d’Italia i kit non sono arrivati. Son convinto che si tratti di un problema di distribuzione tra le Asl e i distretti, ma non possiamo pensare che i dottori si vadano a prendere il materiale necessario facendo chilometri a spese loro”. Parole condivise da Domenico Crisarà, vice segretario della Fimmg: “E’ importante anche poter contare su una organizzazione efficace. Ovviamente a partire dalla distribuzione dei test: molti colleghi hanno cominciato a chiederli alle strutture di riferimento venerdì senza trovarli. Sarebbe poi utile, nelle zone più disagiate, fare arrivare i kit direttamente ai medici”.