Tullio De Mauro è morto, quando il linguista definì gli italiani “analfabeti funzionali” nel blog di Beppe Grillo

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Simona Flavia Malpezzi, L’Huffington Post   5.1.2017

– “Il 70% degli italiani non capisce quello che legge”. Era questo che nel febbraio del 2016, 11 mesi prima della sua morte, il grande linguista Tullio De Mauro dichiarava in un’intervista a La Cosa, il canale video di Beppe Grillo. Un’intervista, interamente trascritta poi sul portale M5S, in cui De Mauro non faceva sconti alla scuola e alle università italiane.

Il linguista, scomparso il 5 gennaio all’età di 84 anni, riportava i risultati incrociati di 3 studi scientifici internazionali in materia di comprensione e capacità rielaborativa di testi scritti in diverse lingue, dal quale ne usciva un risultato impietoso per l’italiano.

8 su 10 hanno difficoltà a utilizzare quello che ricavano da un testo scritto, 7 su 10 hanno difficoltà abbastanza gravi nella comprensione, i 5 milioni di italiani hanno completa incapacità di lettura.

In particolare, a uscirne provata dalle ricerche internazionali era la scuola italiana, non in grado di garantire un’istruzione adeguata agli studenti.

Un nostro diplomato nella scuola media superiore ha più o meno lo stesso livello di competenza di un ragazzino di 13 anni che esce dalla scuola media: i 5 anni di scuola media superiore girano a vuoto e questo determina un bassissimo livello di quelli che entrano all’università. Il risultato è che i diplomati di scuola media superiore in molti paesi hanno livelli di competenza linguistica, matematica, di comprensione, di calcolo ben superiori a quelli dei nostri laureati.

Un gap conoscitivo che, secondo il linguista, è causa anche di una diminuzione del senso civico.

Abbiamo bisogno di un buon livello di istruzione per poter trovare le fonti buone per informarci e per utilizzare bene queste informazioni, per utilizzarle criticamente! Questo sarebbe indispensabile per tutti, per un buon esercizio del voto.

In conclusione di intervista, poi, De Mauro raccontava qual era il suo sogno per il futuro dell’Italia.

Abbiamo imparato a parlare l’italiano abbastanza, ma i problemi sono il rapporto con l’italiano scritto e con la lettura, gli indici di diffusione dei giornali che sono molto bassi in confronto a quello europeo dove ogni 2 persone si compra un giornale, in Italia il rapporto è ogni 10 abitanti, una copia di giornale. […] Mi piacerebbe vedere la classe dirigente italiana, imprenditoriale, intellettuale impegnata a ripensare in modo radicale il funzionamento di certi segmenti della scuola e dell’università e lo stato complessivo della nostra cultura, passate parola!

Ma la parte più “calda” e commentata dell’intervista riguardava non i dati, bensì l’analisi politica che da questi dati prendeva le mosse. Obiettivo critico del linguistica era l’approvazione de La Buona Scuola, avvenuta nell’estate del 2015.

L’attuale Presidente del Consiglio ha capito che c’era un vuoto e ha promulgato l’editto buona scuola. Dal punto di vista della comunicazione dei media dei giornali e delle televisioni ha coperto questo vuoto, ma il vuoto rimane. 250 mila precari dovevano essere assunti, 60/70 mila sono stati assunti per effetto della buona scuola (a capocchia senza una chiara destinazione) ma tutto il resto è fuffa, è vuoto.

Un’accusa, quella alla riforma dell’istruzione, che del resto il grande linguista aveva lanciato in più occasioni. Su MicroMega, ad esempio, aveva usato parole altrettanto dure contro il governo, spiegando cosa non lo convinceva.

Dal potere incontrollato dei presidi al ruolo semplicemente consultivo del collegio dei docenti, fino all’assurdo sistema di finanziamento. Il meccanismo del 5 per mille non agevolerà l’autonomia scolastica ma la diseguaglianza: si amplierà la divaricazione economica tra le scuole creando quelle di serie A e quelle di serie B. Nelle zone benestanti giungerà al plesso scolastico un importo maggiore rispetto alle strutture poste in zone disagiate e povere del Paese. Infine, la questione della stabilizzazione degli insegnanti precari come intimato da una sentenza europea. Nel ddl i numeri sono avvolti nell’oscurità, rischiamo di attuare soltanto 100mila assunzioni. E per gli altri?

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Tullio De Mauro è morto, quando il linguista definì gli italiani “analfabeti funzionali” nel blog di Beppe Grillo ultima modifica: 2017-01-06T12:17:15+01:00 da
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