– Un’aggressione a luci spente, con sedie scagliate contro la professoressa girata di spalle. E tutta la classe trasformata in un anonimo muro di “bystander”.
di Simone Cosimi, Wired, 31.10.2018
– Un’aggressione a luci spente, con sedie scagliate contro la professoressa girata di spalle. E tutta la classe trasformata in un anonimo muro di “bystander”.
L’aggressione all’insegnante di storia dell’istituto superiore di Vimercate, vicino Monza, contiene in sé la summa massima del bullismo contemporaneo, ormai equamente suddiviso – quanto a bersagli – fra compagni di classe e docenti. E cioè la partecipazione silente dell’intera classe, lo pseudonimato dell’azione, in ultima analisi la replica dal vivo (grazie alle luci spente e alle sedie che volano addosso alla 55enne professoressa) del clima scivoloso e senza nomi prodotto dalle piattaforme digitali.
L’oscurità di un vero e proprio agguato – di questo si è trattato, la donna è stata colpita appena entrata in classe per iniziare la lezione, mentre sistemava il registro – trasforma infatti tutti i compagni, anche chi volesse sottrarsene, nei cosiddetti “bystander”. Gli osservatori, più o meno complici, più o meno concordi o terrorizzati. Sono gli “altri”, quelli che potrebbero intervenire, fare o almeno dire qualcosa e che invece sprofondano nel vuoto dell’attacco, incastrati dai leader negativi.
“Hanno spento la luce, la classe è piuttosto buia: ero di spalle, quindi non ho visto chi ha scagliato le sedie contro di me” raccontano le parole della docente riportate dalle cronache del violentissimo episodio. Ovviamente – questo era il risultato – l’insegnante pur avendo denunciato ai Carabinieri non ha potuto fornire alcun elemento sull’identità di chi, concretamente, le abbia scagliato addosso la sedia che le ha procurato una contusione alla spalla.
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