di Simone Canettieri Cristiana Mangani, Il Messaggero, 19.3.2020
– La linea Maginot è fissata per la fine della settimana, quando, a detta degli esperti, si capirà se le regole imposte siano riuscite a limitare i contagi da coronavirus. Il governo guarda a quella data con grande apprensione, sapendo già che comunque si dovrà andare più avanti nel tempo con chiusure e raccomandazioni. Ben oltre quel 3 aprile fissato nell’ultimo Dpcm, forse anche oltre Pasqua. Perché se la diffusione del virus non avrà un’inversione di tendenza, come tutti sperano, bisognerà stringere ulteriormente. Chiudere fin dove possibile gli spazi di vita attiva dei cittadini. Le corse, l’allenamento, quelle vie di fuga dalle limitazioni e dall’obbligo di restare a casa, sono sotto stretto monitoraggio, e sono tra le prime cose sulle quali arriverà il nuovo giro di vite.
«Se finora abbiamo lasciato questa opportunità dell’attività motoria all’aperto – ha spiegato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – è perché la comunità medico scientifica ci diceva di dare la possibilità a molte persone di poter correre, anche per altre patologie. Però l’appello generale era di restare a casa. Se questo appello non viene ascoltato saremo costretti a porre un divieto assoluto. Prenderemo, dunque, in considerazione la possibilità di un divieto completo anche all’attività all’aperto».
Spadafora pensa a interventi più energici, così come aveva annunciato il giorno prima il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, perché sono ancora troppe le persone che violano le regole. La gente in giro continua a essere tanta. Ma il salto tra la raccomandazione e l’imposizione è una scelta non facile per il governo. Se ne discute a lungo, con la consapevolezza che ogni decisione in questo senso entra in sfere di diritti costituzionali.
Ed è per questo che si decide di aspettare i dati che arriveranno entro i giorni di “quarantena” generale.
Nel frattempo si punta al senso di responsabilità, si fanno appelli più energici. E se domenica prossima non andrà come sperato, l’unica strada possibile sarà quella di stringere, non solo nei confronti dei runner o dei ciclisti, ma anche prevedendo qualche ulteriore chiusura nelle attività commerciali. A quel punto la parola d’ordine sarà: «Fare diventare realtà ciò che adesso è una percezione». E quindi il decreto non inviterà più a fare una cosa, ma obbligherà a farla. Ne va della salute di tutti.
Nel frattempo, il Viminale sta predisponendo controlli di polizia più rigorosi, visto che nei primi giorni qualcuno si è improvvisato podista solo per stare fuori: complice anche la chiusura di parchi e ville in molte città, il runner di turno sarà comunque tenuto ad allenarsi il più possibile vicino a casa, senza stare fuori un tempo eccessivo e senza prendere l’auto per raggiungere la location prescelta. Tra l’altro, se per l’attività motoria non è prevista autodichiarazione, in sede di controllo ci si può comunque sentire chiedere il perché dello spostamento. E se si dice il falso, si incapperà nelle sanzioni penali.
GLI INTERVENTI
Intanto, in attesa di nuove disposizioni, c’è chi tra i sindaci e i governatori sta intervenendo autonomamente. A cominciare dal presidente della Campania Vincenzo De Luca che, per tenere a casa i suoi concittadini, ha chiesto l’intervento dell’esercito. E ieri le regole imposte sul suo territorio hanno trovato anche il sostegno del Tar, che ha respinto il ricorso presentato contro l’ordinanza con la quale De Luca ha fatto divieto di passeggiare e fare jogging, perché va data «prevalenza alle misure approntate per la tutela della salute pubblica».
In attesa delle nuova stretta, il premier Conte si è riunito in videoconferenza con i capi delegazione e, a seguire, anche con Anci e Upi. Da loro la richiesta di sostegno economico, visto il rischio default, così come ha sottolineato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Ma anche la possibilità di chiudere i distributori automatici h24, di chiudere bar e stazioni di servizio nel centro abitato, di avere le mascherine per i vigili e i dati sulle quarantene. Naturalmente tutto ciò dovrà essere formalizzato all’interno di un Comitato per l’ordine e la sicurezza, così come è avvenuto per la decisione di inviare l’esercito al confine con la Slovenia. E quindi se il governatore De Luca vuole i militari per contenere le uscite dei campani, dovrà specificare dove intende posizionarli, in quale territorio, e di quanti ne ha bisogno. E altrettanto dovranno fare tutti gli amministratori locali rispetto alle decisioni del governo centrale.
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