Integrazione scolastica in Veneto: rigidità e penalizzazioni

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– Assegnazioni Docenti di sostegno 2016-2017: le procedure dell’USR per il Veneto.
Rigidità e nuovi adempimenti.

Nota del gruppo scuola FISH veneto, 11.7.2016. 

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Lo scorso mese di gennaio il Gruppo Scuola ha analizzato con un proprio documento la difficile situazione dell’inclusione scolastica evidenziando come il Veneto fosse la regione d’Italia con il minor numero di insegnanti di sostegno in rapporto agli alunni con disabilità, uno svantaggio determinato dal criterio particolarmente rigido utilizzato per l’assegnazione dei docenti esclusivamente dall’U.S.R. del Veneto.

In vista delle assegnazioni per il prossimo anno scolastico, il Gruppo Scuola ha discusso le procedure adottate quest’anno dall’U.S.R. registrando qualche modesto segnale di maggiore flessibilità ma anche la riconferma di rigidi meccanismi e, purtroppo, anche di nuovi adempimenti burocratici a carico delle famiglie.

In particolare:

  • Nella circolare n. 5134 dell’U.S.R. (Disposizioni normative sulla formazione delle classi), nelle parti relative al numero di studenti per classe in presenza di alunni con disabilità, finalmente scompare ogni riferimento alla gravità secondo l’art. 3 comma 3 della L. 104, si parla invece di “particolare gravità dal punto di vista scolastico”.
    Rispetto a questa scelta, il gruppo esprime la propria cauta soddisfazione. Ricordiamo che la definizione di gravità della L. 104 è basata sui bisogni di assistenza e su criteri che non possono essere sbrigativamente identificati con le esigenze educative e didattiche per la quantificazione delle risorse di sostegno da assegnare.
  • Nelle circolari degli Uffici Scolastici di Ambito, come ad esempio quella del 31/05/’16 dell’Ufficio I^ per Venezia (documenti sostanzialmente analoghi hanno emesso anche gli altri uffici della regione) ai dirigenti scolastici vengono fornite le indicazioni per la richiesta delle ore di sostegno. Si ribadisce che le richieste di ore di sostegno in rapporto 1/1 potranno essere valutate solo in presenza di “[…] una certificazione di disabilità
    che sia stata riconosciuta con carattere di particolare gravità dal punto di vista scolastico.” Tuttavia tale carattere di particolare gravità deve essere accertato dall’U.V.M.D.
    La vigente normativa, diversamente da queste indicazioni, indica come soggetto riconosciuto competente nel merito della richiesta di ore di sostegno il G.L.H.O.
    Com’è noto in esso è presente sia la componente strettamente sanitaria, sia la famiglia, sia i docenti dello studente con disabilità, cioè quelle figure che fattivamente progettano ed attuano il P.E.I. – progetto di vita dello studente. 
  • Nella circolare del 17/06/’16 dell’Ufficio I^ sede di Mestre (anche in questo caso si riscontrano provvedimenti molto simili nelle altre province) nella “richiesta dati provinciali su indicazione dell’U.S.R.V. per l’adeguamento alla situazione di fatto posti di sostegno a.s. 2016/’17” ai dirigenti scolastici della provincia si chiede di integrare i dati per richiedere posti di sostegno inserendo, tra gli studenti senza gravità (art. 3 comma 1, L. 104) per i quali erano state richieste precedentemente un numero di ore maggiore rispetto al normale rapporto 1/4, solo ed esclusivamente “quelli che presentano gravi e comprovate difficoltà nella gestione della classe in quanto alunni con disturbi di comportamento oggettivamente gravi la cui diagnosi principale rientra nei codici ICD 10 da F90 a F93 e da F84 a F84.9”.
    A parte l’arbitraria individuazione di questi particolari codici diagnostici, come se solo questi comportassero difficoltà nella gestione della classe, si rileva come anche in questo caso l’interpretazione forzata che viene fornita dall’Ufficio relativamente alla “situazione di particolare gravità dal punto di vista scolastico” è esclusivamente ristretta all’esplicitazione di un determinato quadro diagnostico a cura dell’U.V.M.D, e non del G.L.H.O.
  • Per tutti gli altri studenti con certificazione di disabilità definita non grave, permane l’indicazione ai dirigenti di richiedere un numero di ore pari a 5.5 settimanali alla scuola primaria e 4.5 alla scuola secondaria.
    Come già più volte denunciato dalle associazioni e dal Gruppo scuola, questo rapporto non garantisce neppure lontanamente un intervento efficace per lo sviluppo e l’inclusione degli studenti con disabilità, e la nostra regione è l’unica che lo pratica in maniera così rigida.

Il Gruppo Scuola invita le famiglie a segnalare con puntualità le situazioni di criticità, in particolare quelle situazioni che per la carenza di ore di sostegno assegnate determinino da parte delle scuole una richiesta di orario scolastico ridotto per lo studente con disabilità. Questa infatti sembra essere una soluzione praticata con una certa frequenza, nonostante si configuri manifestamente come atto discriminatorio e gravemente lesivo del diritto allo studio delle persone con disabilità.

Il Gruppo seguirà con attenzione l’applicazione delle indicazioni dell’U.S.R. del Veneto e degli Uffici delle diverse province e le implicazioni che determineranno nelle realtà scolastiche.

 

Gruppo scuola FISH veneto

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 Assegnazioni Docenti di sostegno 2016-2017: le procedure dell’USR per il Veneto

Il rapporto statistico sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità pubblicato recentemente dal MIUR contiene alcuni segnali positivi a livello nazionale ma per la scuola veneta è la conferma ufficiale di una situazione di disagio, spesso di grave criticità, che il gruppo scuola della FISH avverte e segnala da tempo.

Il grafico n. 11 attesta ufficialmente che il Veneto è la regione d’Italia con il minor numero di insegnanti di sostegno in rapporto agli alunni con disabilità: da noi ogni insegnante di sostegno segue in media 2,10 alunni, mentre la media nazionale è 1,85. In valori assoluti mancano al Veneto oltre 1000 insegnanti di sostegno per raggiungere il valore medio nazionale, ossia quasi due per ciascuna delle 611 istituzioni scolastiche della nostra regione per avere quello che in media hanno gli altri. Anche se si parla di decimali, non sono per nulla piccoli numeri! Proviamo a chiedere ai nostri Dirigenti Scolastici cosa farebbero con 2 insegnanti in più, loro che spesso si trovano a elemosinare, inutilmente, un modesto incremento di poche ore settimanali.

È interessante confrontare la situazione con quella di due anni fa. Neppure nella rilevazione 2012/13 (allora la media nazionale era 2.0) il Veneto era messo molto bene (13° su 18 assieme all’Umbria), ma era ben lontano dall’ultimo posto. Le due regioni che allora erano le più penalizzate, Lazio e Lombardia, hanno migliorato sensibilmente la loro situazione: il Lazio è passato in due anni da 2,4 a 1,87 (praticamente la media nazionale), la Lombardia da 2.4 a 2.07.

La disomogeneità tra regioni nella ripartizione dei posti di sostegno è un fenomeno noto da tempo che però stranamente non riceve l’attenzione necessaria. Il rapporto tra la regione con la migliore dotazione (Il Molise, sia oggi che due anni fa) e quella più penalizzata (oggi il Veneto, allora Lombardia e Lazio) è rimasto sostanzialmente lo stesso (1,5) perché anche le regioni che già avevano più insegnanti di sostegno, salvo rarissime eccezioni, hanno aumentato le loro dotazioni.

Un minor numero di insegnanti di sostegno viene a volte giustificato con una maggior incidenza di certificazioni di disabilità rispetto a tutta la popolazione scolastica. In certe regioni, si dice, si certifica meno, in altre di più, dove le procedure sono più rigorose si avranno più situazioni di gravità e quindi è normale che, in proporzione, ci siano più insegnanti di sostegno.

Ma è proprio così?

Il report del MIUR dedica varie tavole (n. 6, 7 e 8) all’incidenza della disabilità nel territorio, ed è interessante confrontarle con i dati sul sostegno per scoprire che spesso vale proprio il contrario. Ad esempio, il Molise (più sostegno di tutti) ha un numero di alunni con disabilità superiore alla media, mentre il Veneto (meno sostegno di tutti) è nettamente al di sotto. Per la precisione, la media nazionale è 2,7 mentre il Veneto ha 2,4 e il Molise 2,8.

La Liguria, che con il rapporto 2,09 occupa il penultimo posto nell’assegnazione del sostegno, vicina quindi al Veneto, ha una percentuale di certificazioni del 3,0%, superata solo da Abruzzo (3,3%) e Lazio (3,2%).

Questo significa che se il Veneto ha il numero di insegnanti di sostegno minore di tutte le regioni rispetto agli alunni con disabilità, ha anche, e di gran lunga, il numero di posti di sostegno minore rispetto alla popolazione scolastica o al totale degli insegnanti. In Italia oggi il 15,1% dei docenti sono insegnanti di sostegno (graf.12), nel Veneto il 13,5 (il rapporto regionale, non presente nel report MIUR, è stato calcolato in base ai dati statistici dell’USR Veneto del 15-9-2015).

Negli ultimi anni i posti di sostegno sono aumentati ovunque, ma di pochissimo in Veneto. Colpisce in particolare la situazione del Lazio che due anni fa occupava la posizione più scomoda della classifica e che adesso è praticamente in linea con la media nazionale, nonostante la percentuale molto più elevata di certificazioni. Anche la Lombardia ha recuperato moltissimo (da 2,4 a 2,07).

Perché il Veneto è rimasto così penalizzato?

I motivi sono quelli che la FISH segnala da tempo, in particolare la rigida assegnazione, decisa da quel che ci risulta “solo” dal nostro Ufficio Scolastico Regionale, dei posti di sostegno in base al criterio di gravità art. 3 comma 3. Se c’è la gravità è “possibile” dare sostegno in deroga, altrimenti si applica rigorosamente il rapporto 1:4, ossia 4,5 ore settimanali alla secondaria e 5,5 alla primaria. È un criterio assurdo. Innanzitutto perché l’art. 3 comma 3 della L. 104 fa riferimento ai bisogni di assistenza e non ha nulla a che vedere con le esigenze educative e didattiche, che sono alla base dell’integrazione scolastica (semmai dovrebbe riguardare l’assegnazione del personale OSS, ma è evidente che non si possono vincolare le scelte a fiscalismi come questo). Negli ultimi anni c’è stata in Veneto una corsa da parte delle famiglie al famoso comma 3 con conseguente separazione degli alunni con disabilità in due gruppi distinti: quelli che sono riusciti ad averlo, ben tutelati (a volte anche troppo) e gli altri con risicatissime e avvilenti risorse di sostegno. Questo criterio vale solo in Veneto ed è ora che, finalmente, venga cancellato consentendo alle scuole di avere risorse in base ai reali bisogni educativi.

Gli organici di sostegno non si fanno con la calcolatrice!

Altro fattore che, purtroppo, incide seriamente e che il MIUR sembra sempre ignorare, è il ruolo dei ricorsi legali da parte delle famiglie. Il Veneto è una delle regioni in cui meno si è fatto sentire il fenomeno delle cause amministrative o giudiziarie contro l’amministrazione per avere più ore di sostegno, e nella maggior parte delle province non c’è mai stata nessuna sentenza in merito.

In questi giorni oltre al rapporto statistico del MIUR è stata pubblicata anche l’annuale indagine dell’ISTAT sull’integrazione scolastica, molto interessante perché, pur con alcuni limiti (ignora, ad esempio, la scuola dell’infanzia e quella secondaria di secondo grado) grazie al metodo dell’intervista a campione riesce a indagare anche su aspetti che sfuggono alla rilevazione del MIUR, che elabora invece sono dati già in suo possesso. Uno degli aspetti su cui indaga da tempo l’ISTAT è proprio il numero di ricorsi presentati dalle famiglie per avere più insegnanti di sostegno. Quest’anno sono l’8,5% alla primaria e 6,8 alla secondaria di 1° grado con una discreta diminuzione rispetto all’anno precedente (erano rispettivamente il 10,5% e il 7,4%), e anche questo dato conferma che, a livello nazionale, le richieste delle famiglie vengono maggiormente ascoltate. Da osservare, in ogni caso, che vengono conteggiati anche i ricorsi fatti negli anni precedenti perché l’ISTAT conteggia le famiglie che “hanno presentato ricorso al Tribunale civile o al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) nel corso degli anni per ottenere l’aumento delle ore”.

Quello che rivela l’indagine ISTAT (e conferma quella di quest’anno) è che nelle zone dove c’è più sostegno ci sono anche più ricorsi, e viceversa. La distinzione dell’ISTAT è solo per macro aree (Nord, Centro, Mezzogiorno) ma estremamente significativa. Prendiamo come esempio i dati della scuola primaria: Numero medio di ore settimanali di sostegno

Percentuale di famiglie che hanno presentato ricorso legale per avere più sostegno

Nord

12,1

4,5

Centro

13,8

8,9

Mezzogiorno

15,4

13,5

Che esista una correlazione tra il numero di cause e i posti di sostegno è quindi evidente, ma è difficile dire se sia anche un rapporto di causa-effetto o, meglio, quale sia la causa e quale l’effetto.

Di sicuro non è ammissibile che una regione in cui le famiglie si sono sempre mosse con estrema ragionevolezza, collaborando in tutti i modi e a tutti i livelli con l’amministrazione scolastica, venga penalizzata in questo modo.

Gruppo Scuola FISH Veneto per l’inclusione scolastica e sociale

Integrazione scolastica in Veneto: rigidità e penalizzazioni ultima modifica: 2016-07-11T18:11:08+02:00 da
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