2023 Risultati test PISA, storia di un disastro annunciato

Gilda Veneziainviato da Giulia Padovan, 30.12.2023.

Di fronte al disastro annunciato causato dal disinvestimento nelle politiche dell’istruzione, il governo continua a seguire le “strategie” fallimentari già esperite negli ultimi trent’anni.

Gilda Venezia

La stampa e i media hanno posto grande enfasi ai risultati deludenti dell’indagine PISA (Programme for International Students Assessment ) sui livelli di competenze e preparazione degli studenti di moltissimi paesi a livello internazionale.
Almeno una volta l’anno ci si accorge che la situazione qualitativa dei sistemi di istruzione a livello internazionale sta precipitando, con pochissime eccezioni (Singapore, Hong
Kong ,Colombia, Perù, Quatar). I risultati scontano il periodo della pandemia Covid, ma nel complesso confermano un trend negativo in merito alle performance valutate dai test.
Premettiamo che l’indagine PISA ha diverse falle di fondo: la verifica fatta a campione su test a crocette su elementi di comprensione e competenze omologanti, la mancanza di riferimento al contesto socio-culturale di riferimento delle varie aree del mondo, l’omissione sulla specificità del funzionamento dei singoli sistemi nazionali, ecc. Non a caso i test somministrati da INVALSI in Italia sono stati oggetto di numerose critiche
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L’ansia della valutazione “oggettiva” delle performance degli studenti ha portato ad una visione tecnocratica dell’organizzazione della didattica. Le ultime idiote pagelle sulle scuole italiane fatte dalla Fondazione Agnelli sono il
tipico esempiodi una politica dell’istruzione miope, localistica, narcisistica basata su dati statistici spesso incommensurabilie trattati con disarmante superficialità.

Con tutte le cautele nell’analisi dei risultati PISA, appare evidente che negli ultimi decenni c’è stato in moltissimi paesi a capitalismo maturo un disinvestimento nelle politiche dell’istruzione in termini di percentuale sulla ricchezza prodotta.
L’istruzione sta subendo con la sanità e la previdenza un attacco generalizzato portato avanti contro il welfare esistente o potenziale. La ricchezza si sposta dagli Stati al privato, dai beni comuni ai beni parcellizzati della sfera privata, con un ruolo di potere che vede sempre di più il prevalere degli interessi delle lobbie e del capitale multinazionale rispetto a quello tradizionale de
i governi.

L’Italia segue passivamente queste dinamiche continuando a non investire nell’istruzione, a non pagare i docenti, anzi trattandoli sempre di più come impiegati esecutivi con ruolo socio-assistenziale. Questo accadecon diversa intensità in Germania, Francia, UK e in tutti i paesi europei.
Il fenomeno della penuria di insegnanti
(drammatica ora in Germania) si deve leggere come epifenomeno di scelte politiche sciagurate, al pari del fenomeno della penuria di medici e infermieri nel settore pubblico. Il tutto è stato giustificato dalla crisi fiscale dello Stato e da una impostazione pedagogica, psicologica e organizzativa della didattica e della professione dell’insegnante legata a modelli aziendalistici (si veda la centralità dello studente-cliente, il diritto al successo formativo, le tendenza all’abolizione delle valutazioni e dei voti,  scelte di fondo che stanno portando all’abolizione del valore legale del titolo di studio).
Alcuni Paesi stanno cercando di ripensare agli errori compiuti negli ultimi decenni di fronte ad una preoccupante diminuzione della qualità dell’istruzione. Le teorie delle competenze (si vedano le varie direttive fatte dall’UE) stanno dimostrando tutta la loro vacuità e il loro ruolo di mera dipendenza di fronte alle “esigenze del mercato”.

Di fronte a questo disastro annunciato il governo continua a seguire le “strategie” fallimentari già esperite negli ultimi trent’anni. Si buttano via soldi per tutor, orientatori, progetti del PNRR finalizzati ad acquistare cose e non investire nelle persone e nel settore dell’insegnamento.
Paradossalmente rimangono sempre là i tanti “esperti”, pedagogisti, sociologi e burocrati ministeriali che sono i principali responsabili di questo andazzo.
Prepariamoci ancora a inutili corsi di formazione dove i soliti “esperti” ci spiegheranno che le criticità della scuola sono da attribuire all’impreparazione dei docenti e alla loro poca disponibilità all’innovazione.

Si potrebbe cominciare almeno a mettere in discussione le banali teorie che saranno riproposte senza alcuna base scientifica.

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2023 Risultati test PISA, storia di un disastro annunciato ultima modifica: 2023-12-30T12:30:29+01:00 da
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