inviato da Gianni Tagliapietra, 28.12.2023.
Tre sono le scelte che faranno ricordare il 2023 come anno spartiacque nel sistema di istruzione: l’introduzione del Liceo Made in Italy, la creazione della figura del tutor e dell’orientatore, la riforma dell’istruzione tecnica e professionale.
Quando Valditara si è insediato nel nuovo ministero dell’istruzione e del merito alcuni hanno apprezzato la sua volontà di valorizzare la professione docente e la dignità degli insegnanti dopo la pessima parentesi di Bianchi con la “scuola dell’affetto” e dei progettifici. Dopo poco più di un anno possiamo solo prendere atto che alcune scelte del governo Meloni hanno solo accentuato il pericoloso trend di decostruzione dell’assetto dell’istruzione pubblica, con particolare riferimento alla secondaria di secondo grado. Poco o nulla è stato dato alla valorizzazione dei docenti dal punto di vista economico (il contratto postumo ha solo dato una elemosina rispetto alla perdita del potere di acquisto degli stipendi). Sono state peggiorate le condizioni degli insegnanti con l’applicazione del codice di comportamento dei pubblici dipendenti che li costringe ad una autocensura verso qualsiasi critica che si potrebbe fare nei confronti dell’amministrazione, pena l’attivazione di “sanzioni” da parte dei dirigenti.
Ma tre sono le scelte che faranno ricordare il 2023 come anno spartiacque nel sistema di istruzione. La prima è l’introduzione del Liceo Made in Italy che apre la strada alla revisione del sistema liceale curvandolo ai bisogni dell’economia e dell’impresa, la seconda è la creazione con i soldi del PNRR della figura del tutor e dell’orientatore nella scuola secondaria di secondo grado. Queste figure, di fatto ausiliarie alla concezione della centralità dello studente/famiglia intesi come clienti nel mercato della formazione, si inseriscono nel contesto dell’organizzazione della didattica come elementi di disturbo e confusione della prassi della libertà di insegnamento in capo ai singoli docenti, ai consigli di classe e ai collegi dei docenti. Sono figure pagate molto di più che altre funzioni essenziali (si pensi ai penosi riconoscimenti dei coordinatori di classe pagati con il FIS) e con una temporaneità stabilita dall’utilizzo dei fondi del PNRR (due anni). Il Ministero del Merito sta premendo affinchè tali figure siano adottate nella secondaria di primo grado e nel primo biennio della secondaria di secondo grado senza specificare con quali fondi verrebbero riconosciute. Il tutto è stato interpretato e veicolato dai media come supporto alla didattica e ai bisogni dei singoli studenti. E’ facile immaginare come questi provvedimenti siano solo di facciata per usare i soldi del PNRR senza alcuna ricaduta positiva per la didattica.
Ma la riforma più importante che sta per venire alla luce è quella dell’istruzione tecnica e professionale. Dopo i tentativi di Moratti, Gelmini e Renzi finalmente il nostro Paese, senza alcuna discussione e analisi approfondita, sta adottando il sistema duale. Da una parte i Licei finalizzati alla costruzione di competenze spendibili all’università, dall’altra la “filiera tecnologica-professionale” che mette insieme gli attuali istituti tecnici e professionali costretti a diventare spazi di formazione al lavoro richiesto dalla Confindustria e dalle imprese del territorio. La riforma prevede la riduzione da cinque a quattro anni del percorso formativo degli istituti professionali puntando sulla centralità degli ITS, fondazioni cogestite da privati e enti pubblici, come sbocco naturale dopo il quadriennio. Si tratta della distruzione dell’istruzione tecnica e della scomparsa dell’istruzione professionale statale. Il tutto porterà ad una riduzione nel medio periodo di almeno il 20% degli organici degli istituti coinvolti. Sarà solo l’inizio. E’ ipotizzabile che il sistema di istruzione superiore quadriennale coinvolgerà anche il settore liceale con tutte le prevedibili conseguenze in termini di preparazione complessiva degli studenti.
Il tutto sta passando con un silenzio assordante da parte della maggior parte dei media e con il sostegno servile dei dirigenti scolastici e dei funzion ari ministeriali.
Sullo sfondo resta l’imbarazzate “educazione all’affettività” e, soprattutto, la possibile approvazione dell’autonomia differenziata che potrà avere conseguenze nefaste per il sistema formativo italiano.
Pessimo anno il 2023 per la scuola, ma forse anche il 2024 ci darà non poche sgradite sorprese.
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2023: un altro anno terribile per la scuola della Repubblica ultima modifica: 2023-12-28T05:05:08+01:00 da