Ammaniti: “Corto circuito tra una scuola sempre più fragile e una famiglia che giustifica tutto”

di Maria Novella De Luca,  la Repubblica, 29.5.2023.

Massimo Ammaniti Massimo Ammaniti Lo psicoanalista sull’aggressione alla docente di Abbiategrasso: “L’incapacità dei nostri ragazzi di elaborare le sconfitte può sfociare nella violenza”.

Gilda Venezia

Un corto circuito. Tra adolescenza, narcisismo, perdita di autorevolezza della scuola, giovanissimi che non riescono ad accettare le frustrazioni e famiglie troppo “assolutorie” verso i propri figli. C’è tutto questo, suggerisce Massimo Ammaniti, uno dei più famosi psichiatri italiani, insieme al malessere di una generazione uscita con le ossa rotte dalla pandemia, dietro all’aggressione dello studente di Abbiategrasso che ha ferito con un coltello la sua prof di Italiano. «Un segnale inquietante che sarebbe colpevole sottovalutare. Qualcosa di grave sta accadendo tra i ragazzi, il mondo degli adulti deve rendersene conto». Vietato voltare la testa, i segnali sono troppi.

Professor Ammaniti, gli episodi di violenza contro i professori si moltiplicano. Quale scenario ci troviamo di fronte?
«Si tratta di un gesto che non va minimizzato ma da inserire in un contesto più ampio. Dopo la pandemia la depressione e gli stati ansiosi tra gli adolescenti sono esplosi. A questo bisogna aggiungere la perdita di autorevolezza della scuola e famiglie che di fronte agli insuccessi dei figli colpevolizzano i professori».

Qui però parliano di un giovane che è andato a scuola con un coltello e una pistola finta, per “punire” la professoressa che forse l’avrebbe rimandato. Un salto di qualità nella violenza?
«Sì, se guardiamo alla nostra storia. No, per fortuna, se immaginiamo situazioni di tipo americano. Il ragazzo prima di ferire l’insegnante ha fatto uscire dalla classe i suoi coetanei, questo ci dice che non voleva colpire per colpire ma aveva un bersaglio ben preciso, un piano premeditato, frutto probabilmente di elucubrazioni di tipo paranoico».

Ci spieghi professore.
«Il ragazzo era già stato bocciato e adesso rischiava un debito. Nell’adolescenza può accadere che il piano della realtà venga stravolto dalle proprie emozioni. E nella sua testa la professoressa è diventata la colpevole della sua infelicità».

Lei citava anche una caduta di autorevolezza dell’istituzione scuola.
«Né i giovani né le loro famiglie riconoscono più una funzione educativa alla scuola, i docenti vengono costantemente attaccati, il loro ruolo sociale, a cominciare dagli stipendi, è sempre più fragile. Quanti genitori aggrediscono gli insegnanti se i figli prendono un brutto voto? In un contesto tanto svilito può dunque accadere che si sviluppi un gesto estremo».

C’è un problema legato alla capacità di gestire le frustrazioni?
«I nostri ragazzi sono pochi, spesso figli unici, abituati ad essere al centro delle attenzioni familiari, con modelli educativi dove tutto viene giustificato. Questo produce un forte narcisismo che li porta a non saper elaborare le sconfitte e a regire con la violenza. Come in questo caso».

Il ministro Valditara vorrebbe psicologi in tutte le scuole.
«Magari. Però non basta. È fondamentale che i prof vengano preparati a gestire la complessità delle nuove generazioni. Altrimenti la distanza con i ragazzi diventerà sempre più profonda».

 

 

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