Anziano bullizzato, le parole diseducative di una mamma

dal blog di Gianfranco Scialpi, 1.5.2019 

– Anziano bullizzato a morte, il Nulla avanza azzerando il sentimento –

Anziano bullizzato, le parole rappresentano il mondo di chi le pronuncia. Oggi si dice frame. Molte perplessità su quelle pronunciate da un genitore di un bullo. Breve analisi linguistica della dichiarazione che apre a una prospettiva che personalmente non approvo.

Anziano bullizzato, la dichiarazione di un genitore

Anziano bullizzato e deceduto. Ora è il tempo delle responsabilità. Non solo i ragazzi, ma anche i genitori e chi sapeva e non ha fatto nulla.
La mamma di un bullo ha rilasciato una lunga intervista (?). Invito a leggerla più volte, perché indicativa di una relazione educativa.
Sinteticamente può essere riassunta così: ” Mio figlio ha sbagliato, ma qui ci sono solo bar. I ragazzi sono abbandonati”

Qualche riflessione su sbagliato

Le parole e i  discorsi che pronunciamo o scriviamo rappresentano il nostro mondo. Non sono mai neutre, altro rispetto al nostro Io semantico. Scriveva il filosofo L. Wittgenstein ” I confini del mio linguaggio, sono i confini del mio mondo“.
La lunga intervista della mamma racconta molto del rapporto educativo. Innanzitutto, affermare che il proprio figlio ha sbagliato, è voler limitare l’errore all’ultimo fatto che ha portato al decesso dell’anziano. La fase preparatoria e che sicuramente ha avuto un crescendo di azioni è percepita come altro, rispetto all’evento conclusivo. Spesso dico ai ragazzi che “si arriva in cima, faticando, sudando, camminando…“. Lo scenario estremamente positivo, può essere letto anche nel dark side of the moon. Si arriva all’atto tragico e conclusivo, procedendo per piccoli passi come in questa vicenda.
Sembra, infatti  che le azioni di bullismo siano state ripetute più volte e anche a distanza di tempo. Se così non fosse dovrebbero chiamarsi diversamente. Quindi gli atti di bullismo non possono essere spiegati con il verbo sbagliare che solitamente rimanda ad un’ azione inadeguata o non corretta. Recita un aforisma” Sbagliare è umano, perseverare è diabolico” .

Il ma che tende a giustificare sempre 

Inquietante poi la presenza del ma finalizzato a scaricare parte dell’immensa responsabilità che hanno i genitori (art. 30 costituzione) sul contesto privo di valide alternative. La noia, l’assenza di adeguate alternative non possono giustificare un omicidio. Mai!
Quando si mettono al mondo i figli occorre poi curarli, seguirli lavorando sui si e i no, sull’esser-ci come guida e direzione. Non si possono consegnare i propri figli ad uno smartphone e al mondo che sta dietro. Mi viene in mente un interessante titolo di un lavoro di A. Polito “Riprendiamoci i nostri figli” Si chiede la mamma del bullo, confermando il disastro educativo:  “Chiedo ai genitori di figli dell’età del mio: controllate il telefono? Come si fa a vedere cosa hanno in questo aggeggio dei ragazzini di 16, 17 anni?
Davanti a una vita interrotta ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, anche se ancora non del tutto maggiorenne che però la legge punisce se ultraquattordicenne (art. 97 c.p). Senza se e senza ma!!! Sempre!


Anziano bullizzato, non una sola volta, ma pare da diversi anni. La magistratura accerterà le responsabilità di questi “ragazzi provenienti da famiglie perbene” (dichiarazione avvocato difensore di sette aggressori). In attesa del giudizio rimane la domanda sulla responsabilità genitoriale e sull’eclissi del sentimento.

Anziano bullizzato ripetutamente e deceduto

Anziano bullizzato a morte, così è presentata la vicenda. Si legge sul Fattoquotidiano.itSegregato in casa per giorni, seviziato e picchiato fino alla morte. Dodici minorenni e due maggiorenni di 19 e 22 anni, sono indagati per la morte di un uomo 66 anni di Manduria, nel Tarantino. L’anziano è deceduto tre giorni fa in seguito al ricovero in ospedale, dopo essere stato trovato dagli agenti di polizia legato ad una sedia in casa.”
Sconcertanti alcuni particolari: ” Secondo il quotidiano online “La voce di Manduria”, gli investigatori hanno in mano filmati anche meno recenti che sarebbero stati girati sei anni fa. La vittima, ricostruisce sempre il giornale, era ritenuta “il pazzo del Villaggio del fanciullo”, in riferimento al nome dell’oratorio che si trova di fronte alla sua abitazione. Un educatore della parrocchia ha scritto su Facebook “di aver ripreso tante volte i ragazzi che bullizzavano il signore, ma senza risultati”. I vicini di casa, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, hanno raccontato che l’anziano era bersaglio dei bulli dal 2012.”

E le famiglie perbene dove erano?

Tralascio altri particolari. L’avvocato difensore di sette aggressori, che ovviamente fa il suo lavoro, ha dichiarato:”Sono tutti ragazzi normalissimi, studenti di liceo nati e cresciuti a Manduria in contesti familiari a modo, figli di commercianti e impiegati pubblici
Non avendo informazioni diverse, diamo per buona la dichiarazione dell’avvocato. Lo scenario proposto però non impedisce di chiedersi: Dove erano i genitori?
Sarà, ovviamente la magistratura a stabilire le responsabilità di tutti i protagonisti diretti e indiretti.

La Noia e il Nulla sono gli ospiti inquietanti 

La vicenda è sconcertante. Soprattutto lasciano senza parole le dichiarazioni dei ragazzi, riportate dal quotidiano locale La Voce della Manduria. Si legge: ” Ho sbagliato», «non mi rendevo conto del male che stavamo facendo», «non ho avuto la forza di fermarli», «lo facevano tutti», «abbiamo fatto una cazzata», «chiedo scusa».
Dietro c’è tanta noia. Un surplus devastante che può essere anche declinato nell’esperienza del Nulla, che non lascia indifferenti. Ha scritto F. Nietzsche: “Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te” .

L’anaffettività il tratto di molti nostri ragazzi

Il contagio del Nulla porta all’eclissi della  persona da sentire, declassata a oggetto, merce.  E’ il trionfo della tecnica, preludio alla notte del mondo (M. Heidegger).
E’ proprio l’assenza del sentimento (anaffettività) il tratto che caratterizza molti nostri ragazzi. Fortunatamente pochi sono i casi estremi. Ma ne esistono  altri di scarsa rilevanza mediatica che caratterizzano le giornate di molti ragazzi. Parte della responsabilità è dovuta alla loro eccessiva frequentazione dei social media, che favorisce una relazione fredda, senza corpo in un contesto addomesticato e fatto a propria immagine e somiglianza. Nel mondo virtuale tutto è semplificato, inducendo la generazione Hikikomori a preferire questo contesto  a quello complesso della realtà. Scrive P. Crepet, noto psichiatra, le persone anaffettive “fanno comunque fatica a provare emozioni perché le emozioni sono una parte molto problematica che la persona incosciamente intuisce in un meccanismo non razionale come complesse, per cui si difende da quel mondo emotivo ritraendosi in sostanza e creando tra sé e l’oggetto del piacere una barriera e una lontananza che si traduce in freddezza in generale…” 

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Anziano bullizzato, le parole diseducative di una mamma ultima modifica: 2019-05-01T21:52:36+02:00 da
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