dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 16.12.2023.
Il progetto di riforma è l’ennesimo tentativo per separare la formazione pensata per il lavoro dall’istruzione tout court curvando il sistema di istruzione alle esigenze delle imprese, in primis della Confindustria
Il 7 dicembre il governo, scavalcando l’iter parlamentare, ha emanato un decreto con carattere di urgenza per introdurre una “sperimentazione” della nuova riforma dei professionali, mentre è ancora in discussione in Parlamento la riforma dell’Istruzione Tecnica e Professionale. La scadenza per le domande di sperimentazione è il 30 dicembre. Pochi giorni per i Collegi Docenti per votare a quale corda impiccarsi.
Il Governo intende estendere il modello introdotto nel 2017 con la Riforma dei Professionali a tutto il sistema dell’istruzione tecnica e professionale. Ricordiamo che la riforma del 2017 ha prodotto risultati disastrosi in termini di iscrizioni e di preparazione (gli ultimi risultati degli Ocse Pisa ne dimostrano il fallimento: complessivamente, negli istituti professionali e nella formazione professionale il 60% di studenti non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura).
Il progetto di riforma è l’ennesimo tentativo per separare la formazione pensata per il lavoro dall’istruzione tout court curvando il sistema di istruzione alle esigenze delle imprese, in primis della Confindustria. Si creano infatti percorsi sperimentali legati agli obiettivi del “Piano nazionale “Industria 4.0”, a cui le Regioni possono aderire in base alle “esigenze specifiche del territorio” (leggasi interessi privati delle imprese).
Si istituiscono reti (chiamate retoricamente campus) fatte da: gli attuali istituti tecnici e istituti professionali statali; la formazione professionale (IeFP); i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS); gli ITS Academy; “altre istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado” (i Licei, se interessati, in particolare il liceo del “Made in Italy”); le Università e le Accademie ed eventuali enti pubblici e privati presenti sul territorio (città metropolitane, comuni, imprese, fondazioni, onlus, istituti bancari ecc.). Inoltre, la sperimentazione prevede l’obbligo di attivare percorsi didattici tenuti direttamente dalle aziende.
Gli Istituti Tecnici e Professionali potranno avere durata quadriennale (obbligatoria per chi aderisce alla sperimentazione) e chi li frequenterà potrà muoversi, “orizzontalmente e verticalmente”, tra tutte le istituzioni del campus. Le 1056 ore del quinto anno verranno spalmate nei quattro precedenti con lezioni che potrebbero essere svolte allungando il calendario scolastico nei mesi estivi oppure prolungando, nel pomeriggio, l’orario settimanale. Queste ore potranno anche essere appaltate agli altri soggetti della rete, con l’utilizzo di “esperti esterni” e sono previsti accordi di partenariato con i privati che prevedono la possibilità di assolvere all’obbligo scolastico tramite degli stage in azienda a partire dai 15 anni. Inoltre, per permettere tutto questo gli/le insegnanti dovranno predisporre percorsi flessibili, personalizzati e certificati attraverso le Unità di Apprendimento (UDA).
Alla fine del percorso quadriennale sarà possibile agli studenti di passare, se ci sono posti, agli ITS (Academy) oppure, facendo il quinto anno all’esame di maturità con possibile prosecuzione nelle università.
Si tratta di un enorme regalo alle imprese che esternalizzeranno la formazione di loro competenza avvalendosi del patrimonio didattico e organizzativo della scuola statale.
Gli effetti per i docenti sono pessimi:
- L’orario di lavoro sarà stravolto. La relazione tecnica su questo è chiarissima: la riduzione di un anno nella durata del corso di studi è controbilanciata da:
a) un maggiore numero di ore settimanali di lezione da realizzare nel pomeriggio;
b) oppure, un maggiore numero annuale di giorni di lezione da fare anche durante l’estate.
. - La burocrazia aumenta vertiginosamente a causa del sistema delle certificazioni che riguarderà sia tutte le unità di apprendimento (UDA) sia la personalizzazione delle 1056 ore che gli studenti dovranno svolgere all’interno dei percorsi offerti dalla filiera tecnologico-professionale.
. - Nonostante il DDL specifichi che questi cambiamenti non andranno a intaccare i posti degli/delle insegnanti di ruolo, possiamo già prevedere che ci sarà un calo drastico dei posti in organico di fatto.
. - Il tutto avviene ovviamente senza ulteriori oneri per la finanza pubblica. Il risultato che non ci sarà alcun riconoscimento accessorio per il carico aggiuntivo di lavoro in capo ai docenti.
Queste sono solo alcune delle criticità che dovrebbero portare alla bocciatura della sperimentazione. Meglio è attendere il testo della bozza della riforma con tutti gli allegati (quadri orari, organici, classi di concorso interessate, ecc.). Solo così potremo avere consapevolezza degli effetti reali della riforma.
Invitiamo quindi le colleghe e i colleghi prima di VOTARE la sperimentazione proposta a pensare bene se è vero che chi partecipa avrà benefici, se è vero che ci saranno aumenti di iscritti a scapito degli Istituti che non partecipano, se vale la pena di fare da cavie per una riforma che potrebbe essere pericolosa per il sistema statale di istruzione del nostro Paese.
Gilda degli Insegnanti della Provincia di Venezia
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ATTENTI alla sperimentazione della filiera tecnico-professionale!! ultima modifica: 2023-12-16T15:48:03+01:00 da