Autonomia differenziata, ambiguità e silenzi di governo

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di Massimo Villone, Roars, 8.11.2021.

Gilda Venezia

L’autonomia differenziata sta ripartendo sotto copertura. Si colgono i segnali di trattative occulte tra il ministero delle autonomie e alcune regioni. Si leggono sulla stampa esternazioni della ministra Gelmini che annuncia a breve novità, per una legge-quadro erede di quella che fu già di Boccia, e per le intese con le regioni capofila (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).
Ma tutto rimane segreto, come già ai tempi del Conte I e della ministra leghista Stefani. Mentre viene inserito tra i collegati alla legge di bilancio il disegno di legge attuativo dell’art. 116, comma 3, della Costituzione. Meglio, si inserisce l’annuncio, visto che il testo ancora non esiste. Per chi vuole un paese più unito, più eguale, più giusto il percorso è lungo e impervio. Va anzitutto chiesta visibilità e trasparenza sui processo decisionali in atto. Va sostenuta ogni iniziativa volta a una alfabetizzazione di massa su temi non facili. Tutti dobbiamo scendere in campo. Personalmente, lavoro a una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per una riforma mirata del titolo V. Dopo venti anni, è venuto il tempo di correggere gli errori fatti, rinsaldare la casa comune, ritrovare eguaglianza e pienezza di diritti.

L’autonomia differenziata sta ripartendo sotto copertura. Si colgono i segnali di trattative occulte tra il ministero delle autonomie e alcune regioni. Si leggono sulla stampa esternazioni della ministra Gelmini che annuncia a breve novità, per una legge-quadro erede di quella che fu già di Boccia, e per le intese con le regioni capofila (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).
Ma tutto rimane segreto, come già ai tempi del Conte I e della ministra leghista Stefani. Mentre viene inserito tra i collegati alla legge di bilancio il disegno di legge attuativo dell’art. 116, comma 3, della Costituzione. Meglio, si inserisce l’annuncio, visto che il testo ancora non esiste.
In questo quadro si è tenuta il 31 ottobre in una sede messa a disposizione dalla Cgil l’assemblea nazionale di Noad Comitati contro qualunque autonomia differenziata. La blindatura della città per il G20 non ha impedito un’ampia partecipazione di realtà associative attente alla tutela di eguaglianza e diritti. Decine di interventi hanno richiamato i valori costituzionali in vista del comune obiettivo dell’unità della Repubblica. È stato tra l’altro chiesto lo stralcio del ddl dall’elenco dei collegati.
L’inserimento tra i collegati di un ddl non è di per sé conclusivo. Inoltre, si potrebbe arrivare a implementare il dettato dell’art. 116, comma 3, anche senza un ddl attuativo. E si può giungere ad autonomie diversificate persino senza formale ricorso all’art. 116, comma 3. Il servizio sanitario nazionale è stato già distrutto – come la pandemia ha dimostrato dal regionalismo oggi vigente. Lo afferma l’Anaao-Assomed in un recente documento. E allora di che parliamo?
Il punto è che il collegamento al bilancio dimostra che l’autonomia differenziata è prioritaria
nell’indirizzo di governo. Anzi, sopravvive con ben quattro governi (Gentiloni, Conte I, Conte II e ora
Draghi). Quattro governi, e ancor più quattro stagioni molto diverse: centrosinistra, gialloverde, giallorossa, e ora dei tecnici. È prova che forze potenti spingono per realizzarla, e che una corrente profonda passa nella politica, nelle istituzioni, nell’economia, nella società civile.
Non ogni diversità territoriale va rigettata a prescindere. Ad esempio, si è avviato il 28 ottobre nell’Aula del Senato l’iter di un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare (AS 865) volto ad inserire nell’art. 119 della Costituzione il concetto di “insularità”. In sostanza, recupera in parte e attualizza il testo originario della Costituzione del 1948 poi cancellato dalla riforma del 2001 che richiamava il Mezzogiorno e le Isole. Quale che sia la sorte futura del ddl, persegue un obiettivo in principio apprezzabile di maggiore tutela di eguaglianza e diritti.
Vanno invece respinte le differenziazioni che assumono le diseguaglianze come elemento propulsivo e di competitività per questo o quel territorio, in quanto capace di mettere più e meglio a frutto le risorse: Nord vs Sud, aree urbane e metropolitane vs aree interne. È la filosofia sulla quale si fonda la strategia della “locomotiva del Nord”. Una strategia che le classifiche territoriali europee dimostrano fallimentare. E rispetto alla quale l’autonomia differenziata è servente.
Molti interventi nell’assemblea hanno descritto un paese insopportabilmente diviso, in specie per sanità e scuola, ma non solo. Sono stati segnalati dubbi sulla idoneità del Pnrr a perseguire un disegno di coesione sociale e territoriale. Sono state richiamate le ambiguità nelle organizzazioni della sinistra. Spiccano – e sono da apprezzare le iniziative in Lombardia ed Emilia-Romagna di petizioni popolari per il ritiro dei progetti di autonomia differenziata. Ma vediamo anche da ultimo il neo-sindaco dem di Torino che chiama i sindaci del Nord a una santa alleanza contro le burocrazie
romane. Un nuovo iscritto al club Bonaccini?
Per chi vuole un paese più unito, più eguale, più giusto il percorso è lungo e impervio. Va anzitutto chiesta visibilità e trasparenza sui processo decisionali in atto. Va sostenuta ogni iniziativa volta a una alfabetizzazione di massa su temi non facili, come è anche il programma delineato nella mozione conclusiva dell’assemblea. Tutti dobbiamo scendere in campo. Personalmente, lavoro a una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per una riforma mirata del titolo V. Dopo venti anni, è venuto il tempo di correggere gli errori fatti, rinsaldare la casa comune, ritrovare eguaglianza e pienezza di diritti.

Riportiamo di seguito la mozione finale dell’Assemblea Nazionale del 31 Ottobre, organizzata dai Comitati per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti.

Qui il link alla documentazione.


L’Assemblea Nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti si è riunita oggi, 31 ottobre 2021, a Roma, nel momento in cui, ancora una volta, incredibilmente, il governo ha inserito nella NADEF un Ddl per l’attuazione dell’Autonomia Differenziata.

Quest’anno si è andati addirittura oltre: non solo si prevede di inserire in tutta fretta questa materia nel Collegato, sottraendola così a qualunque dibattito reale nel Paese e alla possibilità di sottoporla poi eventualmente a referendum, ma, contrariamente al passato, oggi nulla esiste di scritto, di pubblico, di conosciuto e discutibile!

In una situazione del Paese che ha visto e vede i disastri della prima regionalizzazione nella sanità, ai quali si è sommata l’incapacità delle Regioni ad assicurare sicurezza nelle scuole e nei trasporti; in una situazione che vede aumentare ogni giorno di più le diseguaglianze tra i territori e all’interno dei territori stessi, dal nord al sud del Paese, è inaccettabile che un governo pensi di fare anche solo un minimo passo avanti sulla strada dell’Autonomia Differenziata, nel silenzio generale.

Lungi dall’affrontare i problemi del Paese, qualunque atto concreto verso l’Ad aumenterebbe certamente la forbice delle diseguaglianze e avvicinerebbe la Repubblica al pericolo del suo smembramento e della sua “balcanizzazione”.

Per questo l’assemblea, nella quale si sono espressi punti di vista diversi, si è trovata unita nel valutare che la priorità di oggi è impedire che il Ddl venga effettivamente presentato.

Su questa base l’assemblea decide di:

  • sostenere la raccolta firme sulle due petizioni presentate in Emilia-Romagna e in Lombardia per il ritiro delle rispettive richieste di intesa con lo Stato per l’attuazione dell’AD;
  • costituire un Tavolo di coordinamento tra i soggetti presenti per organizzare la mobilitazione per impedire che il DDL venga inserito nella Legge di bilancio;
  • incaricare in particolare questo Tavolo di indirizzare una lettera aperta a tutti i parlamentari affinché si oppongano a collegare l’AD alla Legge di Bilancio e su questa base organizzare un forte presidio nazionale, a Roma, davanti al Parlamento;
  • indirizzare ai Presidenti delle Camere una petizione sul tema della trasparenza delle procedure e sulla democrazia;
  • lavorare affinché in occasione del presidio si realizzi una conferenza stampa all’interno del Parlamento, coinvolgendo più parlamentari possibile, a partire da quelli che hanno presentato un odg per il ritiro del Ddl, come primo passo per chiedere che l’Autonomia differenziata venga abbandonata e si apra finalmente nel Paese un vero dibattito pubblico che possa informare i cittadini su ciò che si sta preparando e permettere di mettere in campo tutte le iniziative necessarie – di mobilitazione e istituzionali – a disinnescare definitivamente questo pericolo.

 

Roma, 31 ottobre 2021

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