TuttoscuolaNews, n. 1107 del 18.12.2023.
Cercasi maestre, ma solo al nord.
Nei concorsi della scuola appena banditi dal Ministero dell’istruzione cinque posti di scuola primaria su sei (l’83%) sono al nord, benché lì vi siano solo il 43% delle classi.
Se i docenti precari fossero per la maggior parte settentrionali, si accaparrerebbero gran parte dei posti. Ma non è così. Si può stimare che almeno due terzi siano residenti nel Mezzogiorno e che molti di loro, data la carenza di posti al sud concorreranno su posti al nord.
E’ quindi inevitabile che si verificherà un flusso migratorio record: di andata (per entrare in ruolo sui posti del nord attraverso i concorsi) e, tra un po’, di ritorno (per tornare a casa dopo almeno un triennio attraverso la mobilità per trasferimento).
Una grande migrazione quasi esclusivamente al femminile, in quanto il 96% dei docenti della scuola primaria sono maestre.
D’altronde al sud per motivi sociali il pubblico impiego in generale e la scuola in particolare rappresentano, soprattutto per le donne, opzioni inevitabilmente prioritarie. In poche però trovano il posto vicino casa, sono così costrette a emigrare – spesso lasciando la famiglia – per uno stipendio purtroppo insufficiente a contemperare i costi di trasferta con un tenore di vita accettabile. E allora la spinta a tornare verso casa appena si può è per tanti (tante, soprattutto) ineluttabile.
E il carosello sulle cattedre, specie del nord, continua. Con buona pace della continuità didattica.
Una lettura approfondita dei dati relativi ai posti dei concorsi PNRR banditi la settimana scorsa – che Tuttoscuola ha fatto – consente di rilevare soprattutto conferme di un fenomeno consolidato con risvolti sociali che attraversano tutto il sistema scolastico.
Estendendo l’analisi a tutti i gradi di scuola, quasi due terzi (esattamente 64,6%) dei 30.216 posti messi a concorso si trovano nelle regioni settentrionali, mentre meno di un quinto dei posti (19,1%) si trova nelle regioni del Mezzogiorno.
Nel dettaglio per settori al nord i posti per la primaria sono addirittura l’82,6%, per la secondaria di I grado il 64,7%, per l’infanzia il 54,5% e per la secondaria di II grado il 54%.
Come si vede, pur con qualche variazione tra i settori, si conferma ancora una volta una rilevante situazione di posti vacanti al nord da ricoprire con concorsi, mentre nel Mezzogiorno il fabbisogno di posti da ricoprire con concorso è notevolmente ridotto.
È bene precisare che, secondo i dati ufficiali riportati nel focus ministeriale di avvio dell’anno scolastico 2023-24, i posti in organico nelle due aree sono sostanzialmente uguali: 352.079 posti, pari al 40% del totale nazionale, al Nord, 346.841 posti, pari al 39,5%, nel Mezzogiorno.
La maggior parte dei posti dell’organico nelle regioni del Mezzogiorno è satura, in quanto occupato da docenti titolari; al Nord invece la situazione è opposta, con molti posti privi di titolare.
La ragione di questo squilibrio è nota: nelle regioni settentrionali molti docenti provengono dal sud e, appena possono, ritornano nei territori di origine.
Il mondo politico e istituzionale assiste, indifferente o rassegnato, a questa situazione.
È possibile trovare soluzioni per invertire la rotta? Ne guadagnerebbe certamente la qualità del sistema.
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