Boom di Dsa, ma il pedagogista lancia l’allarme: tante false diagnosi. Tutti i numeri

di Andrea Carlino, La Tecnica della scuola, 9.6.2018

Cosa sono i disturbi specifici dell’appredimento

I disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) rappresentano un fenomeno significativo che richiede un riconoscimento tempestivo per prevenire la comparsa ed il consolidamento di strategie di apprendimento inadeguate e per limitarne le ripercussioni psicologiche derivanti: insuccessi scolastici, perdita di motivazione, declino dell’autostima, senso di inadeguatezza e di inefficienza.

Tuttavia, la sola individuazione di casi a rischio se non seguita da un’accurata formazione dei docenti sull’utilizzo di strumenti compensativi e sull’attuazione di una didattica personalizzata che sia realmente compatibile con l’esperienza quotidiana dell’insegnante all’interno della classe, rischia di essere un intervento fine a sé stesso.

Un boom di Dsa

Negli ultimi sei anni si è riscontrato un vero e proprio boom di diagnosi di iperattività e di deficit di attenzione e di autismo, ma anche di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) come dislessia (che riguarda la lettura) e discalculia (attinente ai calcoli), che non implicano il docente di sostegno, ma comunque sempre dei piani didattici personalizzati (con misure dispensative e compensative).

L’aumento delle certificazioni è dovuta, secondo i tecnici del Miur, all’introduzione della legge 170 del 2010 grazie alla quale la scuola ha assunto un ruolo di maggiore responsabilità nei confronti degli alunni con questi disturbi, con più formazione per il corpo docente e una sempre maggiore individuazione dei casi sospetti.

Il provvedimento di legge promulgato otto anni fa ha riconosciuto la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento.

Il diritto allo studio degli alunni con Dsa è garantito mediante molteplici iniziative promosse dal Miur e attraverso la realizzazione di percorsi individualizzati nell’ambito scolastico.

Dal 2010 al 2016 il numero di alunni con Dsa è passato dallo 0,8% del totale alunni all’1,9% nella scuola primaria; dall’1,6% al 5,4% nella scuola secondaria di primo grado e dallo 0,6% al 4% nella scuola secondaria di secondo grado.

Le certificazioni di dislessia, rispetto al 2013/2014 sono salite da circa 94mila a poco meno di 140 mila. I disgrafici sono passati dai 30 mila del 2013/2014 a 57mila con una crescita del 90%. Anche il numero di studenti con disortografia passa da 37mila a 68 mila (+85%) e i discalculici aumentano dell’89%.

“Tante diagnosi sbagliate”

Secondo Daniele Novara, pedagogista che dirige il Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti, “non vi sarebbe un corrispettivo aumento di tali disturbi negli altri paesi europei”.

“Siamo di fronte alle cosiddette false diagnosi. Si fa confusione tra la difficoltà di apprendimento e il disturbo conclamato. Spesso c’è un business dietro queste etichette date ai bambini. Il rischio, afferma il pedagogista, è di essere in realtà di fronte a eccessi diagnostici, legati alla tendenza crescente di scuole e famiglie a scegliere la via dell’analisi della salute neuropsichiatrica del bambino, piuttosto che andare a indagarne la gestione educativa in famiglia e supportare quest’ultima in modo adeguato”.

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