ChatGpt per copiare a scuola. L’esperta del Politecnico: “Bloccare è una battaglia inutile”

Gilda Venezia

di Simona Ballatore, Il  Giorno, 2.4.2023.

Susanna Sancassi è la direttrice di Metid: “Può servire per mappe concettuali e dialoghi filosofici. La vera sfida è verificare le fonti”.

Gilda Venezia

Milano – “Spesso nelle scuole si insegna ancora come se si dovesse rispondere a un problema con una matita a ‘mani nude’ in cima all’Everest. Serve un ripensamento del processo educativo che tenga conto della disponibilità di questi strumenti in una scuola che ancora teme Internet”. Susanna Sancassi è la direttrice di Metid, la task force del Politecnico di Milano che progetta metodi e tecnologie innovative per la didattica.

ChatGpt è congelata in Italia ma si è già diffusa tra gli studenti. Rischi e opportunità?

“Premesse doverose: è solo una rappresentante delle tante famiglie di intelligenza artificiale, stiamo parlando di strumenti che cambiano di giorno in giorno e non potrebbe essere utilizzato senza supervisione da chi ha meno di 18 anni. Detto questo, i modelli d’uso scolastico sono molto ampi: dall’esplorazione di un contenuto alla creazione di tabelle e schemi”.

Ci fa qualche esempio?

“La differenza, rispetto ai motori di ricerca, è che risponde alle domande. E quindi uno deve essere bravo a formularle. Dà un valore aggiunto se si fanno domande trasversali o molto verticali. Ad esempio può descrivere dettagliatamente cos’è avvenuto alla popolazione civile di Stalingrado durante la Seconda Guerra mondiale. Con ricerche mirate invece può essere più efficace Google”.

In cosa può essere utile?

“Può fare mappe concettuali e tabelle in una manciata di minuti, come proporre esperimenti da fare a casa. Puoi anche intrattenere con ChatGpt una discussione con metodo socratico: lui veste i panni del filosofo e tu ti alleni con la maieutica”.

Dove “cade”?

“Spesso gli output vanno verificati, soprattutto se si richiedono riferimenti a contenuti specifici e bibliografie. In più non conosci le fonti. Ma l’inaffidabilità potrebbe essere provvisoria, una sorta di ’malattia infantile’ visto che crescendo migliora”.

Il pericolo più grande?

“Il rischio è la perdita di competenze. Bisognerà vedere l’impatto nella vita degli individui. Capire come possiamo sfruttare al meglio questo strumento per usare il nostro tempo, prezioso perché limitato, e misurarci con problemi più complessi”.

C’è chi corre ai ripari: blocca.

“Ma non basta vietare o tornare a fare scrivere gli studenti tutti a mano. Sono cerotti. Ricordo la mia prima ricerca universitaria nell’87, sulla telegestione delle centrali termiche in Francia: è partita dalle pagine gialle, sono andata sul posto, ho trasmesso documenti via fax, sono tornata a casa con un metro cubo di rapporti. Ho imparato tantissimo. Adesso sarebbe insostenibile”.

Ma stiamo perdendo abilità.

“È vero, ma la cosa interessante è sostituirle con altre. Se le perdi e basta è un peccato. Se ne rafforzi altre, come il sistema di verifica delle fonti, le relazioni con persone fisiche, ti riabitui a guardare dove sorge e tramonta il sole, forse il tempo è meglio speso. Perché mettersi contro è una battaglia persa: una tecnologia che semplifica la vita non verrà mai abbandonata”.

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