di Giuseppe D’Alessandro, Studio Rando Gurrieri, 27.10.2019
– Secondo una statistica pubblicata nel settembre del 2010 dal settimanale «L´Espresso», il primo Paese al mondo ´produttore´ di titoli inutili sono gli Stati Uniti, dove sono stati censiti più di 400 ´diplomifici´; al secondo posto la Gran Bretagna, con 195 istituzioni, e al terzo il Belpaese con 143.
È difficile immaginare che chi si laurea in «scienze immobiliari» alla Yorker International University, sborsando 10.000 euro senza aprire mai un libro, possa credere di avere veramente conseguito una laurea a tutti gli effetti, anche se la cerimonia di consegna della ´carta´ (impropriamente chiamata ´titolo´) avviene nello splendido scenario di Palazzo Borghese di Firenze. Se non altro perché sul sito web onestamente è scritto chiaro e tondo che non è riconosciuta dal Ministero dell´Istruzione.
Ma che importa? L´università garantisce che la ´laurea´ rilasciata «conferisce eccellenza, onore e successo».
Ed è questo che la gente cerca.Spesso i titoli vengono rilasciati da istituzioni il cui nome scimmiotta quello di prestigiose università. Così, la Rockville University con sede nel Maryland (USA) diventa Rochville e l´autorevole Berkeley viene clonata in Berkleyr. Anche i prezzi sono contenuti; nulla a che vedere con la Bocconi: appena 2.550 dollari per una laurea, 3.000 per un dottorato, e circa 5.000 per un master. E senza il fastidio della frequenza!
Lo stesso vale per la Stanford University, prestigiosa università californiana che inconsapevolmente fa da specchietto per le allodole alla quasi omonima Standford University con sede in Texas, ma il cui sito web (www.iou.edu.tf) dovrebbe mettere in allarme: il suffisso ´.tf´ rimanda a un dominio delle isole vulcaniche dell’Antartide! Robert de Sorbon, teologo e confessore di san Luigi, nel 1253 fondò un famoso Collegio per lo studio della teologia. Il suo nome – parliamo della Sorbona –identifica la più prestigiosa università francese. Naturale che qualcuno la clonasse. Ed ecco nascere la Université Francophone Robert de Sorbon che dispensa titoli senza valore alcuno, ma dal nome senz´altro altisonante.
«Scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi», recitava un vecchio adagio; chissà perché il motto non vale anche per le università, visto che accanto alla (vera) Pontificia Università San Tommaso D´Aquino esiste una quasi omonima Università Popolare San Tommaso D´Aquino, nel 2007 interessata da indagini che si sono concluse con l´arresto del suo “rettore”. Chissà per quale motivo a molte università fasulle piace appiccicarsi il nome di un personaggio che ha a che fare con la religione.
L´ultima nata è stata battezzata col nome di un Papa che ha governato la Chiesa per appena 33 giorni: Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani. Adesso il sito è scomparso dalla circolazione mediatica, ma le foto che ritraggono il grande comico Lino Banfi, attorniato dal “Senato Accademico” mentre riceve la laurea honoris causa dal rettore Luciano Ridolfi non si cancelleranno mai, perché nel WEB tutto si crea e nulla si distrugge. Certo, a dare una parvenza di serietà contribuiva l´ambiente – la Biblioteca Vallicelliana di Francesco Borromini, offerta dal Ministero dei Beni culturali – e la presenza di una delegata del sindaco della Capitale, anche lei insignita di una laurea honoris causa, faceva il resto.
Come dimenticare le credenziali esposte nella pagina web ora cancellata: tra i partners c´erano persino la Nato e il Consiglio nazionale delle ricerche. E non mancavano neanche i telegrammi di felicitazioni del Capo dello Stato.
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