Decreto PNRR 2 mortificante per i docenti italiani

di Giuseppe Craparo (Gilda Agrigento), InfoDocenti.it, 2.5.2022.

Negli ultimi anni i docenti sono stati presi in giro, calpestati e vituperati senza alcuna ragione, pur avendo svolto il loro lavoro con sacrifici immani durante il COVID, sperimentando una didattica, quella a distanza, che non aveva precedenti e senza alcuna formazione a riguardo.

Gilda Venezia

Il primo maggio 2022 non è stato di sicuro un bel giorno per i lavoratori della scuola italiana. Il Consiglio dei Ministri ha emanato il DL 36/2022 denominato “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30/04/2022, entrando in vigore proprio il primo maggio.

Tale Decreto contiene delle misure riguardanti il futuro assetto del reclutamento dei docenti e della loro formazione, inserendo delle novità che mortificano la professione docente e creano delle strutture e delle storture di cui francamente non se ne sentiva il bisogno, né da parte dei docenti, né da parte di alunni e famiglie e né da parte del sistema istruzione a tutti i livelli.
Il piatto pronto, cotto e mangiato proposto dal Ministro Patrizio Bianchi è indigesto per noi sindacati e per tutti i docenti, frutto di mancato confronto a tutti i livelli, un’imposizione che non potrà non avere conseguenze e che apre un nuovo periodo di scontro, che sicuramente da parte sindacale non si risolverà in “tarallucci e vino”.

Negli ultimi anni i docenti sono stati presi in giro, calpestati e vituperati senza alcuna ragione, pur avendo svolto il loro lavoro con sacrifici immani durante il COVID, sperimentando una didattica, quella a distanza, che non aveva precedenti e senza alcuna formazione a riguardo. Per non parlare del rischio corso in classi super affollate, con la sola protezione della mascherina chirurgica.
La scuola italiana è rimasta in piedi grazie a noi insegnanti, che non l’abbiamo lasciata sola e che abbiamo continuato grazie alla dedizione verso i nostri alunni a mandarla avanti, senza alcuna remora e con grande risolutezza. Il ringraziamento a tutto questo immane lavoro si traduce nello schiaffo dato da questo Decreto a tutta la categoria docente.

Il Decreto PNRR 2 interviene a gamba tesa in questioni che dovrebbero essere curate all’interno del CCNL e quindi frutto di contrattazione con i sindacati rappresentativi, invece il Ministro si è arrogato il diritto di imperio senza alcuna consultazione, pare che anche Deputati e Senatori facenti parte delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, siano risentiti per questo suo atteggiamento spocchioso.
Il profano potrebbe pensare che tale Decreto visto che riguarda il PNRR porti nuove risorse alla scuola italiana, quindi potrebbe anche pensare “i sindacati hanno sempre da ridire, cosa vogliono?”, ebbene no! La risposta è che si frigge sempre con lo stesso olio, non sono previste risorse aggiuntive per il sistema italiano di istruzione. I soldi, come oramai da vent’anni a questa parte, si trovano tagliando di qua e di là. Naturalmente il primo taglio sarà quello degli organici, che saranno ridotti di 9.600 unità, che porteranno un risparmio a regime di 387.000.000 annui. Il taglio riguarderà i docenti di potenziamento istituiti con la legge 107 del 2015, che il ministro vuole mandare in soffitta.

Quindi si ridurrà la forza-lavoro intellettuale nella scuola, invece di mantenerla e tentare di ridurre il numero di alunni per classe, ma a quale fine?
Quello di creare un sistema di formazione dei docenti inutile e confuso, con l’istituzione dell’ennesimo carrozzone chiamato “Scuola di alta formazione dell’istruzione”, un ente inutile come l’INVALSI, creato per imboscare i soliti amici e che drenerà altre risorse dalle tasche dei docenti, infatti per mantenerlo in vita e pagarne i lauti stipendi si attingerà dai fondi destinati alla Carta del Docente. Questo fondamentale ente si occuperà di:

  1. promuovere e coordinare la formazione in servizio dei docenti di ruolo, in coerenza e continuità con la formazione iniziale nel rispetto dei principi del pluralismo e dell’autonomia didattica del docente;
  2. dirigere e indirizzare le attività formative dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi amministrativi generali, del personale amministrativo, tecnico e ausiliario;
  3. assolvere alle funzioni correlate al sistema di incentivo alla formazione continua degli insegnanti.

Quindi, i soldi a regime nel 2027 li prenderanno dalla Carta del Docente, però la “Scuola di Alta Formazione” servirà anche alla formazione di Dirigenti e ATA, qualcosa non torna di certo, perché a pagare devono essere sempre i docenti? Inoltre, si puntualizza che “Nella Scuola (di alta formazione) non può essere impiegato a qualunque titolo personale docente del comparto Scuola”, fantastico, quindi ne faranno parte solo “grandi menti” che non sono mai entrate in classe, quindi come al solito si affida la formazione degli insegnanti a chi non ha mai respirato l’aria delle aule scolastiche se non come alunno.

Veniamo al geniale sistema di formazione proposto dal Ministro Bianchi, chiamato “Formazione in servizio incentivata”, in cosa consiste questo abominio è sempre scritto nel Decreto in maniera confusa, si ricomprenderà la formazione obbligatoria prevista dalla Legge 107/2015, in più saranno rafforzate le conoscenze e le competenze applicative, con attività “di progettazione, mentoring, tutoring e coaching a supporto degli studenti nel raggiungimento di obiettivi scolastici specifici e attività di sperimentazione di nuove modalità didattiche che il docente svolge in ore aggiuntive rispetto a quelle di didattica in aula previste dalla normativa vigente”.
Quindi chi sceglierà di formarsi dovrà svolgere pure delle ore di docenza in più non retribuita. Il percorso di formazione dovrà durare almeno tre anni, in cui i docenti che sceglieranno di farlo dovranno seguire i corsi e applicare quanto appreso gratuitamente in lavoro aggiuntivo in classe, nel frattempo saranno svolte delle attività di verifica intermedia e il tutto sfocerà in una verifica finale, superata la quale il docente potrà ottenere l’agognato premio, un contributo una tantum, vale a dire un premio in denaro, ma non per tutti, massimo il 40% dei richiedenti in base ai risultati della verifica finale.
Questo emolumento verrà preso a regime dai 387.000.000 di euro di cui sopra, frutto di tagli alle cattedre di potenziamento, se si considera che i docenti di ruolo in Italia sono circa 800.000 e che potranno accedere all’incentivo al massimo il 40% dei richiedenti, ponendo per assurdo che siano tutti i docenti a farne richiesta, al massimo ne saranno premiati circa 320.000, quindi sarà erogato un premio di 1.210 euro circa lordo stato, che corrisponde a circa 640 euro netti, se invece i docenti interessati fossero 200.000 sarebbero corrisposti circa 1.000 euro.
Vale a dire che un docente si è formato per tante ore in tre anni, ha svolto del lavoro gratuito in classe, ha superato verifiche intermedie e una verifica finale, per ottenere un premio di cui non sa in anticipo l’importo e che potrebbe essere al massimo di 1.000 euro, ma per cosa hanno preso i docenti italiani, per accattoni?

La Scuola di alta formazione naturalmente non potrà erogare direttamente la formazione ai docenti, quindi questa sarà cura di Università o altri enti accreditati, che dovranno pur essere pagati in qualche modo.
Nessun problema ci penseranno sempre i docenti, infatti a regime saranno stanziati 44.000.000 di euro circa prelevati dal capitolo della carta del docente, a cui si aggiungeranno i 50.000.000 di euro prelevati per retribuire le attività di tutoraggio dei percorsi di formazione iniziale dei docenti neoassunti.
Quindi a regime i soldi stanziati per la carta del docente si ridurranno di 94.000.000 di euro a cui si aggiungono i 2.000.000 di euro destinati al mantenimento della Scuola di alta formazione, per un totale di 96.000.000 di euro. Si prevede un taglio di circa 120 euro, quindi invece di 500 euro la carta del docente sarà ridotta a 380 euro circa.

Quindi, si toglie sempre ai docenti per dare ai soliti amici delle università e degli enti di formazione.

La scuola italiana è stufa delle fantasie propinate dal Ministero dell’Istruzione e dal Governo Italiano, di sicuro questo non è il modo per migliorare le performance dell’intero sistema di istruzione. I docenti non sono di certo restii ad aggiornarsi, anzi lo hanno fatto e lo fanno in continuazione, ma nel rispetto della libertà di ognuno ad autodeterminarsi, lo fanno secondo le proprie esigenze e quelle dei propri alunni.
Una formazione calata dall’alto, anche se non obbligatoria, ma che drena risorse tagliando docenti e togliendo ai docenti, non è di certo il modo giusto per dare una svolta agli annosi problemi della scuola. Il PNRR avrebbe dovuto essere il momento per incentivare veramente la scuola italiana, riducendo il numero di alunni per classe, che è il vero problema, e migliorando le condizioni generali del mondo istruzione.
Invece, si pensa solo a drenare risorse e a creare procedimenti sconclusionati ed enti inutili. Per non parlare del nuovo sistema di abilitazione e reclutamento proposto, che è a dir poco vergognoso e che avrà solo l’effetto di foraggiare le varie Università pubbliche e private.

La lotta dei docenti comincia oggi, bisogna fare di tutto perché questo Decreto sia modificato in Parlamento scongiurando questo sistema di formazione incentivata che mortifica la professione docente, noi sindacati ci stiamo già organizzando nelle prossime ore e nei prossimi giorni ci mobiliteremo per il bene della categoria, senza indugio alcuno e con risolutezza.
Chiederemo, inoltre, con forza il rinnovo del contratto di lavoro oramai scaduto da tre anni e per il quale il Ministro non ha avuto la medesima solerzia dimostrata con questo Decreto, non vi è, infatti alcun atto di indirizzo ufficiale e i sindacati non sono stati ancora convocati dall’Aran, quando si parla di dare ai docenti si può sempre aspettare. Invece, per tutti gli altri comparti del settore pubblico i contratti stanno per essere siglati, basti pensare che per la sanità è stato stabilito un aumento di ben 200 euro al mese, per carità aumenti meritati per il lavoro svolto dagli operatori sanitari, ma che di certo corrispondono anche al corretto aumento che dovrebbero ricevere i docenti italiani in busta paga, per il lavoro che svolgono e per avvicinare i propri compensi a quelli europei. Per questa e per tutte le altre ragioni proposte si invitano tutte le docenti e i docenti italiani ad unirsi a noi sindacati nella lotta e a partecipare a tutte le iniziative proposte.

Insieme si vince.

 

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Decreto PNRR 2 mortificante per i docenti italiani ultima modifica: 2022-05-03T06:39:11+02:00 da
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