Divieto smartphone. Meglio un patto educativo intergenerazionale

Gilda Venezia

dal blog di Gianfranco Scialpi, 26.9.2024.

Gilda Venezia

Divieto smartphone. Il Ministro  è un sostenitore convinto della restrizione. Non è il solo. Meglio un patto educativo tra i genitori il ragazzo o la  ragazza.

Divieto smartphone. Il Ministro e altri ci credono

Divieto smartphone. Il Ministro ci crede. E’ convinto che la restrizione nell’uso dei dispositivi da parte degli alunni (scuola/infanzia e primaria) e studenti possa risolvere l’oggettiva criticità evidenziata anche da J. Haidt (“La generazione ansiosa” Rizzoli) e M. Spitzer (Demenza digitale, Corbaccio). Qualche giorno fa, un contributo su questo blog ha riportato una dichiarazione di G. Valditara sulla responsabilità dello smarthone e dei social “Abbiamo calcolato 50mila ragazzi che non vanno più a scuola per stare attaccati a cellulari e social”.

Il Ministro può compiacersi, in quanto non è solo a sostenere la tesi dello smartphone come il male assoluto. Sono compagni di viaggio Pellai, Crepet e il pedagogista Daniele Novara. Più sfumata la posizione di Lancini. Comunque D. Novara  ha dichiarato a fanpage.it

Le aree del cervello dedicate all’apprendimento cognitivo non si sviluppano pienamente se tutto ciò che dovrebbe essere fatto nel mondo reale viene realizzato nel digitale. Dal lato pedagogico, già Montessori sottolineava come l’intelligenza risieda nelle mani, nel fare, nel mondo reale. Non possiamo togliere queste opportunità ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze. Per non parlare delle dipendenze che creano alcune app facilmente scaricabili”

Meglio il patto intergenerazionale (famiglia/ragazzo o ragazza)

I divieti non hanno mai risolto nulla. Anzi, possono diventare degli accelleratori nel  desiderio nell’infrangerli. Coerentemente con il suo credo metafisico (dietro ogni presa di posizione esiste sempre una prospettiva), dell’ordine e disciplina, il Ministro non sorprende.

L’alternativa è il patto educativo tra i genitori e il ragazzo, almeno fino a 13-14 anni. Egli riceve in dono lo smartphone stringendo un patto con i genitori di limiti e controllo. Il ragazzo deve comprendere che il dispositivo non è un suo diritto. Di contro non è un dovere per i genitori. E’ un dono che egli riceve, ma con l’esplicito impegno da parte sua a seguire alcune regole, subire restrizioni e anche controlli. Ovviamente tutto deve essere rapportato all’età e al grado di maturazione del ragazzo.  Anche D. Novara è convinto della soluzione, ma la presenta come estrema ratio. “In caso questo non si potesse fare, è bene comunque concordare con loro un tempo di utilizzo ed evitare assolutamente che vengano usati prima di andare a letto. In generale, consiglio ai genitori di assumersi il loro ruolo evitando di diventare amiconi dei figli, concedendo loro ogni cosa, e di rifuggire il mito del dialogo a ogni costo“.

Il Preside Alfonso D’Ambrosio condivide la linea educativa. Ha dichiarato a Il Sole24Ore-ScuolaE’ un falso problema quello dei telefonini, perché di fatto alla primaria e alla secondaria di primo grado non vengono utilizzati. Grazie anche ai soldi del Pnrr, le scuole hanno pc e tablet». E criminalizzare uno strumento non porta lontano, anche se parliamo di strumenti che in effetti hanno un impatto importante sulla concentrazione e sull’educazione di ragazzi e ragazze”.

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