L’atto con cui maldestramente sono state modificate all’utimo momento le date delle prove INVALSI conferma in modo più chiaro la necessità di evitare qualsiasi forma di collaborazione nella somministrazione delle prove. E, non ultimo, che le norme non valgono per tutti ma solo per alcuni.
dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 29.4.2015
La Gilda degli insegnanti di Venezia considera gravissimo l’atto (Nota Invalsi n. 3380 del 27 aprile 2015 – Variazione delle date di svolgimento delle prove) con cui l’INVALSI ha deciso lo slittamento delle prove INVALSI precedentemente calendarizzate per il 5, 6 e 12 maggio.
Questo significa:
- che il MIUR ha delegato ad un ente esterno (tale è a tutti gli effetti l’INVALSI) la possibilità di intervenire in merito a tutta l’organizzazione delle scuola con la possibilità di modificare all’ultimo istante il calendario e il Piano delle attività programmate dalle scuole (Prove Invalsi: chi ha dato al Presidente il potere di rinvio?)
- che il rispetto delle norme (quelle previste in caso di sciopero in primis) è considerato dal Miur un optional valido solo per docenti e ATA ma non per DS e Amministrazione scolastica. La Gilda degli insegnanti si riserva di verificare a riguardo la legittimità della Nota Invalsi n. 3380 del 27 aprile 2015 – Variazione delle date di svolgimento delle prove dell’a.s,,2014/15
- che in tal modo vengono annullate tutte le attività didattiche programmate per il 7 maggio precedentemente programmate e preparate con grande dispendio di energie e tempo e che in tanti casi non potranno più essere recuperate (pensiamo alle uscite didattiche per le quali sono in molti casi stati investiti fondi per la prenotazione di viaggi e guide)
- che a maggior ragione le prove INVALSI così come sono state pensate e predisposte NULLA HANNO A CHE FARE CON LA FUNZIONE DOCENTE e che quindi i docenti devono in tutti i modi “invalidarle” o comunque sottrarsi alla loro somministrazione e soprattutto alla TABULAZIONE DEI DATI, compito che non compete loro
L’INValSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione) è nato dalla trasformazione del CEDE (Centro Europeo per l’Educazione creato nel 1974) con il DL n. 258/1999. La configurazione e la denominazione attuali(INVALSI Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) derivano dal riordino del precedente istituto a seguito dell’approvazione del decreto legislativo n. 286 del 19 novembre 2004.
Si tratta pertanto di un ente che è frutto di scelte di vari governi di diverso orientamento politico. Le finalità dell’Invalsi, in particolare definite nella gestione Berlinguer, erano di stabilire un sistema di valutazione mediante dati uniformati sui quali promuovere politiche di intervento e di miglioramento degli standard formativi del sistema scolastico italiano.
In tutti i paesi europei e nel Nord America esistono enti e istituti che hanno analoghe funzioni ed è pertanto coerente che l’Italia abbia un proprio sistema integrato di valutazione del sistema scolastico; anche per ottemperare agli accordi europei che prevedono PISA (Programme for International Student Assessment), un’indagine internazionale promossa dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per accertare con periodicità triennale i risultati dei sistemi scolastici in un quadro comparato.
Nel nostro Paese inoltre pare opportuna l’esistenza di un ente di valutazione degli standard del settore scolastico di fronte alla presenza di numerose scuole private e parificate che offrono “servizi” di bassa qualità e che competono scorrettamente con la scuola statale.
Gilda degli Insegnanti ha fin dall’inizio contestato non tanto l’esistenza di una istituzione autonoma di valutazione del sistema scolastico, quanto le modalità di gestione e l’uso spesso strumentale degli esiti dei test e degli strumenti di valutazione proposti/imposti alle scuole e agli insegnanti. Il fatto che tali test siano diventati col tempo prove dell’esame obbligatorie alla fine del percorso della scuola secondaria di I grado (peraltro valutabili in 10 decimi come qualsiasi altra prova) è sempre stato motivo di contestazione da parte dei docenti di questo ordine di scuola: perché pregiudicano percorsi didattici consolidati negli anni, progettati sul principio dell’individualizzazione del percorso didattico e formativo e quindi calibrati sulle necessità educative di alcuni di loro (diversamente abili, stranieri, DSA, disagio sociale).
L’intenzione poi di elevare in un futuro non tanto lontano queste modalità di valutazione a prove dell’esame di Stato sostitutive di discipline considerate da un certo punto di vista “oggettive” (Matematica, Lingua, Terza prova) rischia di espropriare gli insegnanti dell’ambito della valutazione didattica e formativa dei loro allievi.
Infine non va dimenticato che i test, come tutti gli strumenti di analisi statistica, possono essere curvati per legittimare o delegittimare scelte politiche di fondo nel campo dell’educazione e della formazione. Possono inoltre essere lo strumento più potente per limitare la libertà di insegnamento obbligando i docenti e le scuole a conformarsi agli obiettivi di conoscenza e di competenze decise da un nucleo ristretto di esperti autocrati e autoreferenziali. Ciò appare ancora più sconcertante nel nostro paese a fronte di un istituto nazionale INVALSI privo di risorse sufficienti per operare con adeguata indipendenza e costretto anno dopo anno ad utilizzare il lavoro (gratuito) dei docenti per porre in essere gli strumenti di analisi e valutazione che dovrebbero essere gestiti direttamente e con personale indipendente dallo stesso INVALSI.
Nell’attuale clima politico e ideologico in cui una astratta e pericolosa ideologia meritocratica volta ai docenti ha creato una cultura della caccia ai fannulloni, alle inefficienze, agli sprechi addirittura prefigurando per legge quote di docenti “bravi” da contrapporre alla massa di coloro che operano normalmente nelle loro classi, strumenti di valutazione come quelli proposti da INVALSI sono giustamente interpretati da moltissimi insegnanti come potenziali strumenti di controllo finalizzati a premiare i “buoni” e a sanzionare i “cattivi”. Strumenti che portano ad una progressiva deprofessionalizzazione dei docenti costretti a insegnare a fare, somministrare e correggete test organizzati e imposti dall’alto. Il teaching to the test è a nostro avviso una sventura per la scuola italiana e per la professionalità dei docenti.
Considerando che negli ultimi anni i docenti sono stati oggetto di campagne politiche e di stampa denigratorie, di un blocco del contratto che dura da cinque anni, del blocco degli scatti di anzianità, sulla cui restituzione continuano a calare colpevoli silenzi del governo e di altre forze sindacali, di un aumento di attività accessorie e burocratiche che nulla hanno a che fare con il lavoro vero dei docenti, ecc., è logico che i test INVALSI siano vissuti come ennesima incombenza burocratica, come un ulteriore lavoro non pagato in cui il ruolo di valutazione dei docenti viene ristretto in ambiti predefiniti, decontestualizzati e con caratteristiche prevalenti di natura impiegatizia.
La legge 35/2012 (art. 51, comma 2 del DL 5/2012) – “Decreto semplificazioni”- assegna alle istituzioni scolastiche il compito di partecipare come attività ordinaria di Istituto alle rilevazioni nazionali degli apprendimento degli studenti gestito da INVALSI. Si tratta di un provvedimento gravissimo imposto unilateralmente da governo nel segno di logiche tecnocratiche ed efficientistiche che nulla hanno a che vedere con il miglioramento dell’offerta formativa del settore scolastico e che interpretano la funzione docente come mera mansione esecutiva.
ANCHE IN PRESENZA DELLA NUOVA NORMATIVA SULL’INVALSI GILDA DEGLI INSEGNANTI RIBADISCE CHE L’ATTIVITA’ DI TABULAZIONE E CORREZIONE DELLE PROVE INVALSI DEVE ESSERE OGGETTO DI ADEGUATO RICONOSCIMENTO DAL PUNTO DI VISTA CONTRATTUALE. IN PARTICOLARE L’ATTIVITA’ DI CORREZIONE, CHE DOVREBBE PER CORRETTEZZA ESSERE EFFETTUATA DA ESTERNI ALLA SCUOLA, NON TROVA RISCONTRO TRA QUELLE RETRIBUITE DAL CCNL VIGENTE. La nota 2792 del 20/4/2011 stabilisce che “il riconoscimento economico per tali attività potrà essere individuato in sede di contrattazione integrativa di istituto, ex art. 6 e 88 del ccnl”.
INVECE NULLA OSTA AL FATTO CHE LE PROVE POSSANO ESSERE SOMMINISTRATE ALL’INTERNO DELL’ORARIO DI SERVIZIO DEI DOCENTI.
GILDA DEGLI INSEGNANTI, ANCHE PER LE ANALISI SUESPOSTE, INVITA PERTANTO I DOCENTI DELLE SCUOLE COINVOLTE A RIFIUTARE DI EROGARE LAVORO AGGIUNTIVO E NON RICONOSCIUTO DAL CCNL DERIVANTE DALL’EROGAZIONE DEI TEST INVALSI.
IN OGNI CASO RICORDIAMO A TUTTI I DOCENTI CHE CIO’ CHE PIU’ INTERESSA ALL’INVALSI E’ LA TABULAZIONE DELLE PROVE, ATTO CHE E’ DEL TUTTO VOLONTARIO DA PARTE DEI DOCENTI E NON TROVA ALCUN RISCONTRO NORMATIVO IL MERITO AD UN PRESUNTO OBBLIGO CIRCA L’INSERIMENTO DEI DATI A SISTEMA.
INVITIAMO QUINDI I COLLEGHI CHE SI TROVANO ORDINI DI SERVIZIO PERENTORI A FARE OSTRUZIONISMO PROPRIO NELLA FASE DI INSERIMENTO DEI DATI DICHIARANDO LA PROPRIA INCOMPETENZA DI FRONTE AD UNA PROCEDURA TANTO CERVELLOTICA QUANTO INUTILE.
Come evitare di essere costretti a lavorare gratis per INVALSI:
Istruzioni per l’uso
- Attenzione: se le prove INVALSI sono state inserite nel POF, approvato dal Collegio dei Docenti all’inizio di quest’anno scolastico come elementi essenziali per il monitoraggio e il sostegno della didattica, esse diventano di fatto progetto della scuola. Ciò prevede il riconoscimento in sede RSU delle attività aggiuntive che devono essere retribuite anche forfetariamente. Si consiglia pertanto di NON inserire MAI nel POF le prove INVALSI, fatto stante che le loro modalità e finalità possono cambiare in corso d’opera.
- La normativa esistente obbliga le scuole a provvedere alla somministrazione delle prove che deve pertanto essere fatta all’interno dell’orario normale delle lezioni con i tempi e le modalità definite da MIUR e INVALSI. Non esiste alcun obbligo di sostegno e sorveglianza diretta dei docenti delle aree disciplinari coinvolte. La somministrazione può pertanto essere fatta anche da docenti di discipline diverse, sempre nel loro orario di servizio giornaliero.
- Non c’è alcun obbligo per i docenti alla compilazione dei moduli allegati alle prove, né tantomeno di provvedere alle attività di “correzione” e di validazione degli esiti. Queste funzioni devono essere a nostro avviso affidate ad INVALSI.
- Non c’è alcun obbligo alla tabulazione dei risultati sui fogli excel predisposti dall’INVALSI: tale operazione è a tutti gli effetti un puro e semplice atto amministrativo che non può configurarsi in alcun modo come atto valutativo né tanto meno come competenza degli insegnanti perché “funzione docente” (anche le farraginose sentenze a riguardo non sono entrate nel merito di tale aspetto).
- Se il dirigente obbliga i docenti attraverso una circolare a provvedere alla correzione dei test e alla compilazione dei moduli allegati si invitano i docenti a rispondere con atto di rimostranza (fac simile lo trovate anche allegato) che determina per il dirigente l’obbligo di rinnovare l’ordine di servizio per iscritto ad personam. Se viene reiterato l’obbligo di servizio siamo costretti ad adempiere, ma ciò ci consente di chiedere al dirigente il pagamento diretto delle prestazioni non previste dal CCNL.
- Si ricorda che nel caso della somministrazione delle prove INVALSI previste per l’esame di terza media NON possiamo esimerci dalle prestazioni di valutazione e correzione poiché i test fanno parte integrante della valutazione complessiva delle prove d’esame.
Gilda degli insegnanti,
Federazione Gilda-Unams,
della provincia di Venezia
Al Dirigente Scolastico ………………………………
Sede
Oggetto: Atto di rimostranza scritta ai sensi dell’art. 17 del DPR 3/57 dell’ins./prof.
…………………………………………………………………………………………………………
Il/La sottoscritto/a ……………………………………………………………… docente con contratto a tempo indeterminato/determinato:
PREMESSO CHE
- il POF del nostro istituto del 2014/15 non prevede alcuna attività riconducibile all’INVALSI, né per i docenti, né per gli studenti; quindi le famiglie non sono state informate in merito al momento dell’iscrizione;
- né i Consigli di classe né i primi Collegi dei Docenti dell’anno scolastico 2014/15, ai quali spetta deliberare la programmazione didattica di tutto l’anno, hanno indicato alcuna priorità, né previsto alcuna attività riconducibile all’INVALSI;
- il Piano delle attività del 2014/15 non prevede prove di valutazione INVALSI;
- la valutazione che spetta alle scuole è quella prevista dalla L. 53/2003, art. 3, comma 1 e solo per essa è previsto un obbligo di servizio per i docenti;
- il Contratto Collettivo Nazionale di lavoro non prevede per gli insegnanti alcun impegno riconducibile all’INVALSI, né tra gli obblighi di servizio, né nella funzione docente;
- nessuna normativa stabilisce che le attività di correzione e inserimento dei dati relativi ai test e alle prove INVALSI siano obbligatorie per i singoli docenti
METTE IN RILIEVO
che l’ordine di servizio che prevede prestazioni di correzione e compilazione dei modelli predisposti da INVALSI si pone in contrasto con ogni norma di carattere giuridico o contrattuale e rappresenta un’illecita richiesta di prestazione aggiuntiva non obbligatoria
TUTTO CIO’ CONSIDERATO
dichiara di non poter ottemperare alla disposizione impartita relativa alla correzione delle prove INVALSI ritenendosi, al contempo, esente da ogni responsabilità di tipo disciplinare, amministrativa, civile e penale
DICHIARA
di essere fin da ora disposto/a ad ottemperare all’eventuale reiterazione scritta dell’ordine di servizio, riservandosi comunque ogni tutela in via sindacale e giudiziaria.
Data:………….…………………….….
In fede
firma ………………………….