Lucio Ficara La Tecnica della scuola Mercoledì, 06 Maggio 2015
I docenti scesi in piazza protestano per l’intero ddl sulla scuola, ma soprattutto per le disposizioni sugli albi territoriali e sui nuovi poteri dei dirigenti scolastici.
L’imponenza di uno sciopero andato otre ogni più rosea previsione, dove in grandi e “Buone” scuole, su 150 docenti hanno scioperato in 145, non ha lasciato indifferente il Governo. Ma cosa succederà adesso? Quali saranno i punti su cui sarà possibile ottenere modifiche?
Il messaggio di ieri, arrivato dalle coloratissime piazze italiane, in cui abbiamo assistito ad una bella ed argomentata protesta sincronizzata e spontanea, è stato chiarissimo. Su alcuni punti non si accettano modifiche formali, ma si chiede perentoriamente il ritiro. Gli insegnanti chiedono, senza se e senza ma, il ritiro di tutto l’art.7 del ddl scuola, in cui i ruoli dei docenti saranno regionali, articolati in albi territoriali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto. In tali albi finirebbero sia i docenti da immettere in ruolo, dopo il superamento di un concorso e anche i docenti che dovessero chiedere, volontariamente o d’ufficio, la mobilità territoriale o professionale.
Questo per gli insegnanti è irricevibile e la cosa la mandano a dire anche ai sindacati stessi. Inoltre la modalità di selezione del docente da tali albi territoriali, sempre secondo l’ormai detestato art.7, è lasciata alla discrezionalità di ogni dirigente scolastico, che ha solo il dovere di rendere trasparente, con un’azione pubblicitaria, i criteri di selezione e le stesse selezioni, una volta avvenute. Dopo le proteste della piazza, su questo famigerato art.7, arrivano delle proposte di modifica, che a leggerle, viene da dire: “ecco una toppa peggiore del buco creato”.
Infatti una notizia Ansa di qualche ora fa, ci informa che, dopo una riunione dei parlamentari del partito democratico, è stata valutata una possibile modifica al potere dei presidi di scegliere i professori. La modifica potrebbe prevedere che i professori possano autocandidarsi e i dirigenti scolastici facciano colloqui per selezionarli e poi motivino la loro scelta.
Ma che razza di modifica è? Sembra di stare a “Portobello”, il mercatino del compianto Enzo Tortora. Se queste sono le modifiche è meglio che i sindacati non perdano il loro tempo, con chi ha deciso tutto da solo. Ma se ci fosse veramente l’intenzione di risolvere la questione, perché non studiare il modo di creare delle graduatorie di rete di scuole? Perché non graduare i docenti in base alla loro esperienza lavorativa, alle abilitazioni conseguite e alla continuità del servizio prestato nella rete? Perché, se si vuole pensare al merito dei docenti, non si studia un modo per valutarli con un giudizio oggettivo, per esempio ogni tre anni, da una commissione di esperti? Forse il mancato perché di queste domande, sta nel fatto che c’è l’idea di fondo di sottomettere gli insegnanti al volere di un capo, così come è la cultura politica che identifica questo governo.
Il paradigma di un solo uomo al comando che nomina chi vuole lui e governa, attraverso il ricatto politico, un Paese a pezzi, è lo stesso paradigma che sta ispirando la riforma della scuola. Allora i sindacati farebbero male, anzi malissimo, ad accettare modifiche formali che non cambiano per nulla la sostanza.