TuttoscuolaNews, n. 1095 del 25.9.2023.
+12mila docenti di sostegno. Sfondato il tetto dei 200 mila, più di Carabinieri e Poliziotti messi insieme.
Ma il vero problema connesso all’aumento inatteso degli alunni con disabilità che ha raggiunto le 311.201 unità riguarda il conseguente aumento dei docenti di sostegno (compresi quelli in deroga) che al 05/09/2023 l’Ufficio di statistica del MIM ha provvisoriamente quantificato in 194.481, in via di aggiornamento da parte degli Uffici periferici.
Infatti, come avvenuto negli scorsi anni, a organico definito il numero di docenti di sostegno registrerà un prevedibile incremento ulteriore di circa 13-15 mila unità, portando ad oltre 207mila (almeno 207.481) il numero dei docenti di sostegno.
Si tratta di un piccolo esercito senza divisa e armato soltanto di specializzazione o, in mancanza, di buona volontà, che nella sua dimensione complessiva – ci sia consentita la comparazione – è in quantità maggiore dei nostri 207.281 agenti armati (108.663 carabinieri e 98.618 poliziotti).
Un esercito precario. Secondo i dati provvisori forniti dal MIM, quei 194.481 posti di sostegno sono così ripartiti: 126.170 (inclusi i posti di potenziamento) in organico di diritto e 68.311 in deroga (attivi fino al 30 giugno).
I 13mila posti (e più) che andranno ad aggiungersi a situazione definitivamente assestata porteranno il numero di quelli in deroga ad oltre 81mila unità.
Ma sui posti di sostegno quali docenti vengono impiegati?
Gli 81 mila in deroga vanno riservati per legge a docenti con contratto a tempo determinato. Per gli altri 126.170 si può stimare che, in base all’andamento degli scorsi anni, almeno 20-22 mila saranno coperti da supplenti annuali con contratto a tempo determinato.
Si può ritenere, quindi, che circa la metà dei docenti di sostegno, che quest’anno avranno cura di quegli oltre 311mila alunni con disabilità, saranno precari, tra cui una buona parte nemmeno specializzata (i sindacati parlano di almeno un 20% privi di titolo). Di conseguenza la girandola di docenti sostegno ai quali saranno sottoposti gli alunni con disabilità si ripeterà anche quest’anno.
Tra l’altro, proprio il diploma di specializzazione costituisce un’altra criticità del settore, in quanto, oltre al problema irrisolto della discutibile qualità del titolo conseguito all’estero, i corsi di TFA per conseguirlo vengono organizzati prevalentemente da università del centro-sud, creando uno squilibrio territoriale di docenti specializzati con conseguente carenza di personale al nord.
Il settore del sostegno, fragile per struttura e complessità gestionale (come ha riconosciuto lo stesso ministro Valditara, che ha ereditato una situazione disastrosa), si prepara ad affrontare un anno difficile, dove la precarietà e la discontinuità didattica rischiano di compromettere il diritto allo studio di tanti alunni disabili.
Continua a scendere per la denatalità il numero di studenti nella scuola statale, e nel contempo continua a salire il numero di quelli con disabilità, aprendo nuovi scenari e nuove emergenze.
Il numero totale di studenti scende di ulteriori 91 mila unità rispetto all’anno scorso. Il numero di alunni con disabilità si incrementa di oltre 21mila unità.
A certificarlo è il Focus dell’Ufficio statistica del Ministero che, con la consueta puntualità e cura approfondita della situazione del sistema, ha fornito nei giorni scorsi il quadro dei principali dati della scuola all’avvio dell’anno scolastico 2023-24.
Si tratta di un trend contrapposto che dura da anni. La progressione degli ultimi quattro anni scolastici, elaborata da Tuttoscuola, è impressionante:
L’incidenza media di alunni con disabilità sul totale passa dal 3,6% dell’a.s. 2020-21 al 4,3% del 2023-24. Il rapporto tra alunni con disabilità rispetto al totale alunni era di un alunno con disabilità ogni 28 e quest’anno è sceso a uno ogni 23.
Si tratta di un’incidenza media che comprende anche situazioni di diversa complessità che richiedono attenzione per azioni di inclusione efficaci.
Ma il vero problema connesso all’aumento inatteso degli alunni con disabilità che ha raggiunto le 311.201 unità riguarda il conseguente aumento dei docenti di sostegno (compresi quelli in deroga) che al 05/09/2023 l’Ufficio di statistica del MIM ha provvisoriamente quantificato in 194.481, in via di aggiornamento da parte degli Uffici periferici.
Infatti, come avvenuto negli scorsi anni, a organico definito il numero di docenti di sostegno registrerà un prevedibile incremento ulteriore di circa 13-15 mila unità, portando ad oltre 207mila (almeno 207.481) il numero dei docenti di sostegno.
Si tratta di un piccolo esercito senza divisa e armato soltanto di specializzazione o, in mancanza, di buona volontà, che nella sua dimensione complessiva – ci sia consentita la comparazione – è in quantità maggiore dei nostri 207.281 agenti armati (108.663 carabinieri e 98.618 poliziotti).Un esercito precario.
Secondo i dati provvisori forniti dal MIM, quei 194.481 posti di sostegno sono così ripartiti: 126.170 (inclusi i posti di potenziamento) in organico di diritto e 68.311 in deroga (attivi fino al 30 giugno).I 13mila posti (e più) che andranno ad aggiungersi a situazione definitivamente assestata porteranno il numero di quelli in deroga ad oltre 81mila unità.Ma sui posti di sostegno quali docenti vengono impiegati?
Gli 81 mila in deroga vanno riservati per legge a docenti con contratto a tempo determinato. Per gli altri 126.170 si può stimare che, in base all’andamento degli scorsi anni, almeno 20-22 mila saranno coperti da supplenti annuali con contratto a tempo determinato.
Si può ritenere, quindi, che circa la metà dei docenti di sostegno, che quest’anno avranno cura di quegli oltre 311mila alunni con disabilità, saranno precari, tra cui una buona parte nemmeno specializzata (i sindacati parlano di almeno un 20% privi di titolo).
Di conseguenza la girandola di docenti sostegno ai quali saranno sottoposti gli alunni con disabilità si ripeterà anche quest’anno.
Tra l’altro, proprio il diploma di specializzazione costituisce un’altra criticità del settore, in quanto, oltre al problema irrisolto della discutibile qualità del titolo conseguito all’estero, i corsi di TFA per conseguirlo vengono organizzati prevalentemente da università del centro-sud, creando uno squilibrio territoriale di docenti specializzati con conseguente carenza di personale al nord.
Il settore del sostegno, fragile per struttura e complessità gestionale (come ha riconosciuto lo stesso ministro Valditara, che ha ereditato una situazione disastrosa), si prepara ad affrontare un anno difficile, dove la precarietà e la discontinuità didattica rischiano di compromettere il diritto allo studio di tanti alunni disabili.
.
.
.
.
.
.