Galimberti “abolire docenti di ruolo”

di Niccolò Magnani, il Sussidiario, 6.3.2023.

“Prof incapace non rovini studenti per sempre”

Umberto Galimberti e la proposta choc sulla scuola: “abolire i docenti di ruolo. Insegnanti incapaci non devono rovinare gli studenti per il resto della carriera”

Gilda Venezia

LA PROPOSTA CHOC DEL FILOSOFO GALIMBERTI SUI DOCENTI DI RUOLO A SCUOLA

Abolire per sempre il ruolo nella professione docente: la proposta choc sul mondo della scuola arriva dal filosofo e professore Umberto Galimberti, non nuovo a “sferzate” sui temi legati all’educazione e alla professione degli insegnanti. Nel suo novo libro “Fiaccole, non vasi” Galimberti riflette sulla crisi della scuola e sulle possibilità di intervenire per modificare a fondo l’impianto stesso dell’educazione e organizzazione scolastica in Italia. Secondo il filosofo dunque un tema centrale deve essere l’abolizione dei “docenti di ruolo” in modo che tutti quegli insegnanti che non siano all’altezza del loro compito «possano essere sospesi dall’insegnamento» evitando di rovinare intere generazioni di studenti per tutta la loro carriera.

In questo modo Galimberti si dice certo che andrebbe evitata la «demotivazione degli studenti che, spesso, a scuola non riescono a trovare il nutrimento per la loro passione a causa del disinteresse emotivo e intellettuale degli insegnanti». Il vero obiettivo della scuola nel futuro, osserva ancora il docente (che non indica però le modalità specifiche di una proposta-riforma del genere, come ad esempio che giudica “non all’altezza” gli insegnanti e come andrebbe dunque modificata la formazione e l’accesso alle cattedre) «è quella di colmare il gap educativo e motivazionale che esiste tra insegnanti e studenti» (riporta “Orizzonte Scuola” gli ampi stralci delle dichiarazioni di Galimberti nell’ultimo suo saggio, ndr).

UMBERTO GALIMBERTI: “DOCENTI FREQUENTINO CORSI DI TEATRO PER ATTIRARE ATTENZIONE STUDENTI”

In una intervista dello scorso anno a “In Onda” era stato lo stesso Umberto Galimberti a lanciare qualche frecciata “velenosa” alla platea degli insegnanti italiani colpevoli, a suo dire, di pensare troppo spesso allo stipendio e poco all’insegnamento: «Mica tutti i professori hanno la vocazione e sono innamorati della scuola. Molti insegnanti sono innamorati dello stipendio e del posto di lavoro. Se c’è una buona scusa per non andare a scuola la si usa», attaccava il filosofo, aggiungendo sempre nel programma su La7 «Alcuni ancora considerano la scuola non come luogo di educazione per i nostri giovani, ma un luogo di occupazione per gli insegnanti. Purtroppo questo ancora continua. L’occupazione degli insegnanti viene prima dell’educazione dei nostri ragazzi».

Nel suo nuovo volume, Galimberti affronta di petto il tema chiave del rapporto tra l’istruzione e l’educazione, a causa di motivi sia soggettivi che oggettivi: nel primo caso, la formazione dei docenti rappresenta un fattore determinante. «Non esiste una formazione adeguata in psicologia dell’età evolutiva, elemento fondamentale per gli insegnanti che quotidianamente si confrontano con gli studenti», osserva il pensatore. Sul tema delle ragioni “oggettive” invece il problema chiave è quella del sovrannumero di studenti nelle classi: «sarebbe necessario comporre classi con un numero limitato di studenti, come ad esempio 12 o 15, al fine di poter svolgere un vero e proprio processo educativo». Da ultimo, Galimberti propone ai docenti di frequentare corsi di teatro durante la propria carriera in modo da acquisire una buona capacità di «comunicare e attivare l’attenzione degli studenti»; serve verificare in fase di selezione la presenza di “empatia” negli insegnanti, una dote che, secondo Umberto Galimberti, non può essere appresa.

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