la Repubblica, 8.10.2015.
«Lo studio è sparito dalle nostre vite», dice subito, nelle prime righe del suo nuovo libro, Paola Mastrocola. Studiare non è cool, è da sfigati. L’impegno, la fatica, non sono più valori. Non lo sono perché non servono nell’immediato, non portano alla notorietà, non garantiscono grossi guadagni. Nella società dello spettacolo studiare non fa audience, dunque perché farlo? La passione ribelle è un saggio pamphlet (Laterza), nel quale l’insegnante Mastrocola riprende il filo di altri suoi libri dedicati alla scuola e con tono appassionato mette nero su bianco quello che pensa. Attenzione però. Il libro non è un atto d’accusa alle nuove generazioni, non si tratta di una paternale. L’atto d’accusa è rivolto in particolar modo agli adulti.
Poi ci sono i consigli, la difesa delle materie “oziose”, delle discipline umanistiche, del tempo improduttivo, dello studio non finalizzato alla realizzazione professionale ma indirizzato alla conoscenza. Chissà se è vero, se veramente, come scrive Mastrocola, non sappiamo più pensare, se è vero che abbiamo perso la capacità di approfondire e sappiamo muoverci solo in superficie. Certamente chi frequenta le scuole e le università, sa che molte di queste insofferenze sono condivise dai professori. Il saggio è appassionato e solleva questioni che faranno discutere. E se il pazzo e veloce bricolage culturale dei nostri tempi fosse già una forma di conoscenza?
Il j’accuse di Paola Mastrocola “Così hanno ucciso lo studio” ultima modifica: 2015-10-10T04:49:28+02:00 da