Il merito dimenticato e la carriera che non c’è

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di Eugenio Bruno, Il Sole 24 Ore, 4.3.2019

– Quando si guarda all’istruzione può tornare utile la tecnica che il fotorepoter fiorentino Massimo Sestini applica alle sue istantanee: allontanarsi dal punto di vista e cercare la giusta distanza per avere un quadro d’insieme. Mutuarla significa, ad esempio, leggere che cosa gli “altri” dicono della scuola italiana. E tenerlo a mente. Capita così che nel country report della Commissione Ue ci sia un passaggio emblematico sulla carriera che non esiste e sul merito dimenticato. Ancora più rilevante alla vigilia di un nuovo, massiccio, turnover di personale docente.

«Attrarre, assumere efficacemente e motivare gli insegnanti è fondamentale, ma problematico», scrivono i tecnici di Bruxelles. Sottolineando come «i risultati dell’apprendimento potrebbero essere influenzati negativamente dalla gestione degli insegnanti e dalle loro condizioni di lavoro». Perché – aggiungono – nonostante finanziamenti in linea con la media europea, «gli stipendi degli insegnanti italiani rimangono bassi rispetto agli standard internazionali». Fattori che si sommano – insiste la Commissione – «a prospettive di carriera limitate, basate su un percorso di carriera unico ed esclusivamente in funzione dell’anzianità anziché del merito». Con quali prospettive? Poche se è vero – prosegue il report – che la riforma della formazione iniziale contenuta nella manovra 2019 e la retromarcia sui fondi al merito «potrebbe comportare ulteriori difficoltà nella selezione di insegnanti motivati e qualificati». Un rischio da non sottovalutare.

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Il merito dimenticato e la carriera che non c’è ultima modifica: 2019-03-04T06:04:52+01:00 da
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