Astolfo sulla luna, 20.12.2023.
Un paio di giorni fa il prof. Cottarelli, stimato economista con un passato al FMI e ora direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici, si è soffermato sulla vicenda dell’insegnante che per 20 anni ha lavorato con titoli falsi. Su X, di proprietà di quel multimiliardario che, quasi in contemporanea, ha fatto la sua comparsa da guest-star alla kermesse del maggior partito italiano, Cottarelli ha cinguettato: “Ha insegnato per vent’anni senza avere laurea e diploma. Capisco la gravità della cosa, ma la Corte dei Conti le richiede di pagare 247mila euro perché senza laurea deve necessariamente aver insegnato male. Magari era bravissima. Non dovrebbe essere questo il criterio?”.
Forse è opportuno soffermarsi sul significato del “magari” contenuto nel cinguettio: si tratterebbe infatti di modificare l’ultimo comma dell’articolo 97 della Costituzione. Se ne deduce che il professore ha in mente un determinato percorso di accesso alla carriera di docente nella scuola pubblica. Oppure il cinguettio scritto in pochi attimi, magari durante una conversazione telefonica, è frutto di qualche retropensiero su una categoria di pubblici impiegati che pesa molto sulle esangui casse dello stato italiano.
È augurabile invece che il “magari” dipenda da un’attenta lettura della motivazione con cui la Corte dei Conti – salvo probabili ricorsi – farà incassare una bella cifra al Ministero dell’Economia. Magari l’ex parlamentare ha pensato alla difficoltà che la docente “in esame” avrà nel reperire la somma necessaria, ma – da buon economista – sa benissimo in base a quale calcolo si è arrivati a tale cifra esorbitante.
Tanto più che pochi giorni fa – ricaviamo sempre dalla stessa fonte – nel corso del suo intervento a “Un’agenda scuola per il futuro del Paese”, organizzato dai sindacati, Cottarelli ha detto che “Non abbiamo pochi insegnanti, ma insegnanti poco pagati e poco formati. Il preside dovrebbe capire quali docenti stanno facendo bene e quali no, è una cosa normale, perché questa reticenza?”.
Magari il governo seguisse il suggerimento dato ai sindacati, tuttavia, restando nel campo nel quale il professore è esperto, pagare meglio e formare di più gli insegnanti costa, appesantendo il bilancio già corposo del MIM, il ministero con il maggior numero di dipendenti. Magari però quel “Non abbiamo pochi insegnanti” cela un’ipotesi improponibile – data la sede – di consistente diminuzione degli insegnanti a libro paga del ministero.
Forse il buon professore non lo sa, ma quest’ultima è qualcosa di più di un’ipotesi, formulata in altre sedi, se è vero che da quest’anno parte la sperimentazione quadriennale prevista dal Decreto Ministeriale firmato da Valditara il 7 dicembre u.s.
L’articolo 4 della norma citata dispone che:
- A partire dall’anno scolastico 2024/2025, sono attivate le classi prime dei percorsi sperimentali quadriennali di istruzione tecnica e professionale autorizzati a seguito di accoglimento della candidatura nonché dei percorsi erogati dalle istituzioni formative accreditate dalle Regioni ai sensi del Capo III del decreto legislativo n. 226/2005 selezionati dalle Regioni.
Nell’istituto tecnico economico di montagna dove insegno, la candidatura di cui sopra è prevista all’ultimo punto dell’ordine del giorno del prossimo collegio dei docenti: qualora fosse approvata, il personale docente si ridurrebbe di un quinto entro il 2029. Altro che Agenda 2030!
E veniamo ad un altro significato sotteso al “magari” del cinguettio, ossia il nodo gordiano della valutazione. Qui il professore pare ipotizzare che questa prof, che sembrerebbe essere amata dai suoi studenti, in vent’anni di “onorata carriera” non possa non essere capace di far bene il proprio mestiere. Tale ipotesi è corroborata dal pensiero espresso dal nostro durante il suddetto convegno sindacale: tirando in causa i presidi, si vuole indicare uno dei compiti che – a parere non solo di Cottarelli – spettano ai dirigenti scolastici, ossia la valutazione del “merito” dei propri dipendenti. Magari costoro fossero anche leader educativi, dato che, ammesso e non concesso che siano stati dei bravi insegnanti, sono sommersi dalla marea crescente degli adempimenti burocratici, spesso dilatati da improponibili reggenze in istituti che hanno “perso” la titolarità, come prevede il piano di “razionalizzazione” degli istituti scolastici.
Peraltro, il professor Cottarelli – grande esperto di contabilità magari non così addentro nelle cose scolastiche – pare non sappia che il ministro “competente” ha già messo in atto il percorso formativo e retributivo dei docenti, con le “figure” di tutor ed orientatore che magari stanno creando grande disorientamento negli altri docenti e un certo sconquasso organizzativo nella già fragile struttura delle malandate scuole italiane.
Magari i docenti “anziani” che osservano la deriva della scuola italiana potessero andare in pensione, lasciando spazio alle giovani forze che vogliono intraprendere il mestiere, come magari un certo vice ministro voleva: si dovrà aspettare la quiescenza, invecchiando in mezzo a generazioni sempre più artificiali.
19 dic. 2023
Astolfo sulla Luna
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Il paese dei magari ultima modifica: 2023-12-20T05:14:35+01:00 da