Astolfo sulla luna, 12.3.2023.
Per mesi si è berciato sulla scuola del merito fantasticando di Intelligenza Artificiale, in un groviglio di contraddizioni ed ovvietà che non vale la pena di richiamare.
Finalmente una notizia che richiama l’attenzione per la sua intensità, il ritrovamento in una lontana RSA, a 40 anni dalla maturità, dell’anziano professore di filosofia da parte di ex-allievi, che organizzano i turni per assisterlo ed vogliono anche trasferirlo in un alloggio più consono. Il ministro del merito subito si attiva per garantire all’insegnante un supplemento alla magra pensione, offerta che viene dignitosamente respinta al mittente dal Professore, che aggiunge: “Il comportamento di questa classe non necessita dell’approvazione o dell’elogio del ministro della Pubblica Istruzione”.
La vicenda ci fa riflettere: è meglio che l’IA sostituisca progressivamente gli umani nel trasferimento delle conoscenze, oppure che gli umani adottino prudentemente alcuni nuovi strumenti digitali per continuare ad assolvere la funzione di preservare il patrimonio culturale per le future generazioni?
Sono le discipline umanistiche che devono acquisire un atteggiamento “computazionale” o non piuttosto quelle scientifiche che devono umanizzarsi?
Per formare un docente è necessario intontirlo con teorie psicopedagogiche, metodologie didattiche, software tuttofare o assicurarsi che sia innanzitutto un cultore della disciplina che dovrà insegnare?
A mio parere non ci sono dubbi, e scelte coerenti da parte di chi dice di promuovere il merito non dovrebbero ad esempio rendere necessaria una stretta sull’uso dei cellulari che – a normativa vigente – è soggetta al rischio di ricorsi a valanga da parte delle famiglie.
Come dovrebbero evitare improvvide uscite sull’insegnamento come missione, che necessita di un adeguato riconoscimento economico; una delle due, caro ministro, altrimenti il senso è questo: non avremo mai i soldi per pagarvi adeguatamente.
E dovrebbe indurre alla prudenza sull’idea di far entrare a scuola le imprese per insegnare un mestiere ai ragazzi, a meno che non si parli di formazione professionale, che mi risulta essere di competenza regionale. Nella Pubblica Istruzione, finché la Costituzione non verrà modificata, si entra per concorso pubblico.
Tornando al nostro Professore, sarebbe bello che alla fine della nostra carriera potessimo anche noi dire:
“Mi sono limitato a non spegnere quello che c’era”.
12 marzo 2023 Astolfo sulla Luna