di Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi, 27.10.2022.
Secondo il nuovo Governo che, dopo il voto di fiducia di Camera e Senato, è nel pieno dei suoi poteri, la scuola del merito deve essere quella della valorizzazione dei talenti e delle opportunità per ognuno.
Se alle parole seguiranno i fatti, si aprirà una stagione di riforme radicali per il settore dell’istruzione, in cui anche la sinistra sarà chiamata a una prova di identità: dovrà decidere se continuare a reclamare eguaglianza e giustizia secondo i paradigmi del Novecento oppure se accettare la sfida di un mondo totalmente cambiato.
La società del terzo Millennio è la società della conoscenza, dove il sapere e l’accesso all’istruzione sono i capisaldi dei processi di evoluzione e di innovazione. Una conoscenza, che, dimostrano gli studi internazionali, dalla scuola all’università, richiede percorsi didattici innovativi, con una contaminazione di discipline tecnologiche e umanistiche, con una sempre maggiore connessione tra formazione e mercato del lavoro, e percorsi personalizzati, perché ogni giovane ha una vocazione diversa, così come diverse sono le difficoltà e le propensioni allo studio. Non ultimo, con docenti che siano attrezzati dal punto di vista delle competenze e della didattica per essere la guida saggia e appassionata di ragazzi sempre più soli. Perché la nuova scuola che serve non è solo formazione ma è anche educazione e welfare, con un ormai inevitabile ruolo di supplenza rispetto alle stesse famiglie.
La scuola uguale per tutti in questi ultimi decenni ha progressivamente abbassato i contenuti culturali e l’asticella della promozione (alla maturità quasi il 100% si diploma) appunto per consentire a tutti di avere il famoso pezzo di carta, che sia diploma o laurea. Il risultato è stato di rendere meno “competitivi” proprio i ragazzi che provengono da situazioni economiche e sociali svantaggiate.
L’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di giovani NEET, ragazzi cioè che non studiano e non lavorano: secondo i dati Istat nel 2021 era a spasso un ragazzo su 4 tra i 15 e i 29 anni, un dato che è peggiorato rispetto a 20 anni fa. Tanti giovani che, privi di famiglie forti alle spalle in grado di supportarli e di un canale formativo in grado di stimolarli, si perdono per strada, che si ritrovano senza strumenti nella transizione alla vita adulta. E così la scuola cosiddetta “democratica” è diventata terribilmente selettiva. Per ridurre le diseguaglianze e accrescere la competitività del paese i vecchi schemi dovranno saltare.