Orizzonte Scuola 30.5.2015.
Rita Rosati – Le nostre storie sono comparse ovunque, siamo “i precari della seconda fascia”, ci siamo sentiti dire di tutto. Gravissimamente anche il capo del governo e altri parlamentari di rilievo, che occupandosi di scuola ben dovrebbero conoscere lo stato dell’arte delle graduatorie e la qualità delle nostre abilitazioni di stato, hanno lanciato epiteti banali e falsi nei nostri confronti.
Non abbiamo frequentato “corsi a pagamento” qualsiasi, ma cors iufficiali, banditi con decreti ministeriali e affidati alle più prestigiose università statali italiane, tenuti dagli stessi docenti delle vecchie SISS e deivecchi corsi abilitanti speciali che via via in anni
passati sono stati banditiper regolarizzare chi aveva almeno 360 giorni di sevizio, grazie ai quali alcuni insegnanti sono entrati di ruolo, altri sono adesso nelle famose GAE (rimando ai decretiministeriali vari, tutto documentabile).
Siamostati selezionati e formati in base test, anni di servizio, frequenza costantee molto impegnativa, esami scritti e orali, tesine prima, unità didattiche poi: volete che ve le mandiamo in senato come allegati alle nostre mail “a persona”?…perché, inascoltati, stiamo scrivendo uno ad uno. Ci difendiamo da soli dalla demagogia. Ma molti di voi lo sanno benissimo! E chi non lo sapeva prima, ora lo sa… ma non c’è peggior sordo dichi non vuol sentire!
Certo, i corsi “a pagamento” lo sono stati, pesando molto sulle nostre famiglie e facendo anche girare l’economia di atenei e città universitarie, banditi e regolamentati da decretoministeriale, però! Questo dovrebbe fare la differenza! Dovrebbe avere “un certo” valore in più, o no? O da ora in poipossiamo paragonare un’abilitazione di Stato ad un attestato di un buon corso che so, di erboristeria presso … quindi le università italiane, i direttori di dipartimento e i professori del calibro di quelli che ci hanno formato (e firmato le nostre lauree e le nostre abilitazioni), alcuni dei quali sono al momento tra i massimi esponenti italiani sulla didattica delle varie discipline, si sono ridotti veramente male! Miviene in mente la gag del comico Max Paiella che imita Battiato che va a
cantare il liscio alle sagre, perché a causa della pirateria informatica nessuno compra più i suoi dischi. Poveri i nostri docenti universitari! E poveri anche i decreti ministeriali allora. Valgono quanto unvolantino pubblicitario. Ma soprattutto, poveri noi e i nostri figli: a quale formazione li affidiamo se non v’è più garanzia?
Permettetemi,è la stessa università che ha formato molti di voi. Altri tra voi, forse, l’università non l’hanno nemmeno mai frequentata e visti i risultati forsehanno fatto bene.
Su O.S. è apparsa un po’ di tempo fa addirittura una notizia intitolata “Nelle paritarie insegneranno gli scarti delle statali” l’autore lamentava che sarà difficile per le scuole paritarie trovare insegnanti qualificati se “i meritevoli” saranno assunti in massa dalla scuola pubblica; questo è stato per me un ennesimo affronto.
Gli insegnanti che non verranno assunti non sono gli scarti delle graduatorie: essere in prima, seconda o terza fascia è spesso il risultato di combinazioni casuali, scelte personali e sistemi legislativi in vigore in certi periodi (e “intrighi” a noi incomprensibili vari) che hanno condizionato le carriere di ognuno di noi.
Molti insegnanti sono in tutte e tre le fasce: in prima per una materia, in seconda perché hanno preso un’altra abilitazione in modalità TFA/PAS (perché questooffriva “la piazza”), in terza perché potevano accedervi per gli esami sostenuti. Non è quello che La Buona Scuola ripropone per i nuovi assunti? Nel microcosmo dell’istituto scolastico o della rete di scuole, si ripropone la struttura del macrocosmo: chi non è abilitato in una materia se ne ha i titoli, può insegnarne un’altra in cui non è abilitato… in questo caso “è meritevole” esi può fare!
La parola “scarti”mi fa riflettere sulla profonda efficacia dell’uso propagandistico e demagogicosia della lingua italiana che dei media che è stato fatto per nascondere i tagli dietro le (legittime) assunzioni, dividendo al suo interno il corpodocente in due categorie e rendendolo ancora più debole (vi ricordo che non abbiamo un albo professionale forte, avremo un “albo territoriale”, ma non mi sembra proprio la stessa cosa): si è veramentecreduto che “verranno assunti i meritevoli” e scartati un gruppo di ipotetici“parassiti” ammalati di “supplentite” (ancora linguaggio irriverente e canzonatorio rivolto a persone che sentono a rischio il loro posto di lavoro, finanche la loro identità professionale); non si è ancora capito che non ci sonodifferenze sostanziali di formazione tra le fasce dei precari? essere abilitato SISS ( o corsodi abilitazione speciale) o TFA/PAS dipende dal periodo storico in cui uno haconseguito la sua abilitazione in quella materia. I percorsi sono stati tuttiqualificanti e molto impegnativi (e costosi), i docenti universitari non hanno fatto sconti a nessuno, anche perché sono stati e sono gli stessi (lo ripetereiall’infinito!).Alcuni di noi non hanno frequentato la SISS perché non potevano in quel periodo, quando la loro situazione personale o anagrafica glielo ha
permesso, non esistevano più, essendo state sostituite dai TFA; quando sono stati istituiti iPAS chi aveva i requisiti di servizio, ne ha avuto l’accesso. Cambiano solo i decreti ministeriali cheprevedono un destino per gli uni e non prevedono, ma nemmeno escludono, nulla per gli altri. Tutto questo è serio? Sputa il MIUR nel piatto in cui hamangiato o si sputa allo specchio? Sputa a noi o meglio … ci sputa fuori? Perché insultarci, canzonarci quasi, se il problema è alla fine burocratico/giuridico? Perché il problema non si è posto prima, in fase di progettazione del decreto,discutendolo per davvero coi rappresentanti dei diretti interessati? Perché nonascoltare poi un grido serio?
E soprattutto non sischerzi in alto, quando in basso la situazione è suicidale!
Abbiamoinsegnato per anni (minimo tre massimo… io oltre 15) con passione e dedizione, molto senso etico edeontologico (questa almeno è la mia esperienza personale, empirica); nevogliamo parlare? Escluderci dal pianoassunzioni non è un annientamento di carriera vero e proprio e unannichilimento personale? Capitasse a voi o ad una persona della vostrafamiglia, come lo vivreste? Avremmo dovuto applaudire questa discutibileriforma, scritta in modo affrettato, abbozzata, che crea più problemi di quantine risolva? (Spunti seri di cambiamento ce ne sarebbero, ma andrebbero scorporati, rivisitati, approfonditi e affrontati con calma, con attenzione eTEMPO. La corretta programmazione dei tempi di realizzazione è un elemento fondamentale di valutazioneper definire un progetto BUONO. Un piano di lavoro che comporta molti obiettivida raggiungere, che comprende più livelli e sottolivelli, progettato su tempi troppo brevi, per me non è buono, ma apre le porte al disordine e all’approssimazione… così ci hannoinsegnato anche ai TFA/PAS! Il BravoMaestro calcola bene i tempi, altrimenti è un Cattivo Maestro)
Peresempio, cosa state prospettando per noi, un altro concorso? Altre selezioni? Edi che tipo? Un altro esame sulle opere minori di Pascoli? Dovremo scrivere altri “temini”, risolvere equazioni, descrivere la cellula? Progettare altre unità didattiche? Alla fine del TFA e/odel PAS abbiamo progettato un intero modulo, discutendolo davanti ad una commissione formata dai nomi più prestigiosi degli atenei nel campo della didattica delle rispettive materie (andare a vedere, tutto agli atti)… non basta? Quale commissione superiore ci può valutare ancora? Altro che il sei politico! Questo è “gli esami non finiscono mai!”. Alcuni di noi (molte donne) hanno 45 o 50 anni: la carriera noi l’ abbiamo davanti… nel senso di “davantiagli occhi”, la vediamo. La nostra formazione ce l’abbiamo dentro: sarà un’altra selezione che ci farà accedere alla professione che già abbiamo svolto?
Cosac’è veramente dietro la nostra esclusione: taglio alla spesa? Rivalsa sui governi precedenti che hanno creato questa “sacca” di precari (numeri non persone) perché i bandi sono incompleti (in realtà questa scissione l’ha creata La Buona Scuola)? Lotte
di partito? Semplice incuria per l’essere umano? Questo non l’ho capito, mentre il ddl “La Buona Scuola” (che nome! Non finirà mai di ricordarmi la pubblicità dei biscotti e la buona vecchina delle fiabe che inrealtà è sempre una strega!) l’ho letto e capito bene.