TuttoscuolaNews, n. 810 del 3.4.20217
– Il sistema dei media non ha guardato troppo per il sottile: la notizia, in controtendenza, era che per una volta la scuola italiana usciva bene da un’indagine comparativa internazionale. E così si è scritto un po’ sbrigativamente che la scuola italiana “vince il confronto” tra i 21 Paesi oggetto della ricerca Ocse relativa al livello di equità dei diversi sistemi educativi: la scuola italiana funziona meglio delle altre, in particolare per quanto riguarda l’inclusione dei ragazzi delle scuole superiori provenienti da famiglie con una condizione socialmente svantaggiata.
Immediati i commenti positivi dell’ex premier Renzi e della ministra dell’istruzione Fedeli, e perfino quello del Movimento 5 Stelle (“ci sono aspetti del nostro sistema di istruzione che continuano a funzionare, nonostante Renzi, il Pd e gli orrori prodotti anche dai precedenti governi”).
Giudizi dati a caldo, come se la notizia riguardasse la scuola di oggi. In realtà lo studio realizzato da un gruppo di lavoro dell’OCSE (F. Borgonovi, A. Pokropek, F. Keslair, B. Gauly and M. Paccagnella (2017), “Youth in transition: How does the cohort participating in PISA fare in PIAAC”, OECD Education Working Papers, No. 155, OECD Publishing, Paris, http://dx.doi. org/10.1787/51479ec2-en.) si riferisce, per quanto riguarda PISA, a dati riguardanti il 2000 (2003 per tre Paesi, ma non l’Italia), e per quanto riguarda PIAAC (competenze degli adulti nella fascia 26-28 anni) il 2012 (2015 per i citati 3 Paesi). L’intento era quello di mettere a confronto l’andamento nel tempo del tasso di inclusività ma – come avvertono i ricercatori – i soggetti considerati non erano gli stessi. Per ora l’Ocse non è in grado di effettuare indagini longitudinali su campioni omogenei, e gli indicatori utilizzati per valutare l’influenza della provenienza sociale sul rendimento scolastico sono alquanto grezzi (es. presenza in casa di più o meno di centro libri, presenza di almeno un genitore laureato).
Perciò i dati vanno presi con cautela. In ogni caso la posizione occupata dall’Italia in PISA (anno 2000) non ci pone in testa alla classifica, ma poco sopra la media del tasso di inclusività così determinato, ferma restando però la mediocre performance complessiva del Paese (un po’ migliorata, caso mai, nelle edizioni successive del PISA, fino al 2015).
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Luci e ombre della scuola italiana/1. Per l’Ocse è inclusiva ultima modifica: 2017-04-03T06:22:43+02:00 da