di il Giornale, 4.5.2019
– Il 34,4% degli studenti di terza media non sa parlare bene l’italiano o far di conto.
Ma va comunque avanti.
Il fatto è che molti di questi studenti incapaci di parlare correttamente e di sapere che sei-per-nove-fa-cinquantaquattro sono promossi. Ogni anno. Regolarmente. Se nell’anno scolastico 2017-18 il 98,1 per cento degli studenti delle medie è stato ammesso all’anno successivo, il 98,4 ammesso all’esame di Stato e il 99,5 ha conseguito la licenza vuol dire che la maggior parte degli ignoranti ha avuto tranquillamente sulla sua pagella il timbro per andare avanti.
Esiste uno iato drammatico tra la scuola che vogliamo illuderci che sia e quella che c’è davvero. Dalla scuola che manda avanti un esercito di caproni fingendo che siano tutti purosangue e quella che questi caproni li individua anche se non li sanziona. Esiste la scuola che promuove tutti o quasi e quella che invece, grazie ai test Invalsi – quelli con cui il sistema scolastico di fatto si autovaluta, mettendo gli studenti di tutta Italia sullo stsso piano con test standardizzati – smaschera la truffa. Evidenzia l’enorme inchino all’incompetenza che il nostro sistema educativo si rassegna a fare. E a poco vale la consolazione che l’incompetenza va di moda anche fuori dalle grigie e sorde mura delle nostre scuole.
Come è stato possibile che accadesse questo? Che cosa è andato storto a un certo punto?
È colpa certamente di tutti i soggetti interessati. Degli studenti che si accontentano di fare il meno possibile tanto si ha sempre il lasciapassare, e poi con gli amici si mandano whatsapp pieni di «xò» e «xkè». Degli insegnanti precarizzati e sottopagati che hanno derubricato quella che dovrebbe essere una competizione (più che altro con se stessi) a semplice amichevole facendo vincere sempre tutti. Dei genitori, che quei pochi professori severi ma giusti li aggrediscono indignati per l’onta di un cinque al proprio pargolo. Della politica che sulla scuola investe sempre meno tanto la considera un carrozzone che, come quello di Renato Zero (mica Nove) «va avanti da sé».