Nella scuola senza selezione la carica dei somari promossi

di Andrea Cuomo, il Giornale, 4.5.2019

– Il 34,4% degli studenti di terza media non sa parlare bene l’italiano o far di conto.
Ma va comunque avanti.

Un terzo dei nostri ragazzi esce dalla scuola media del tutto impreparato. Privo delle competenze sufficienti ad affrontare la scuola superiore e poi – già che ci siamo – anche la vita. Lo dice il rapporto 2019 SDGs, che valuta i passi avanti fatti in ciascun Paese nei vari indicatori che tutti insieme contribuiscono all’avvicinamento a 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che dovrebbero essere raggiunti entro il 2030. Dentro c’è di tutto: dalla fine della povertà all’uguaglianza di genere, dalla salute per tutti alla garanzia di modelli sostenibili di produzione e consumo. E il «goal 4» parla chiaramente di «fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti». Per soppesare lo stato dell’istruzione nel nostro Paese l’Istat ha fornito una serie di indicatori. E il primo è spietato: il 34,4 per cento degli studenti di III media «non raggiungono un livello sufficiente di competenza alfabetica». Il 40,1 per cento «non raggiungono un livello sufficiente di competenza numerica». Il 43,7 per cento «non raggiungono un livello sufficiente di comprensione all’ascolto (listening) della lingua inglese». E con il trascorrere degli anni e l’avanzamento nella carriera scolastica le cose non migliorano. E al secondo anno della scuola superiore, quindi due anni dopo il primo selfie di gruppo, quelli che parlano italiano a stento scendono di poco (33,5) e quelli che non sanno far di conto addirittura crescono (41,6). Vi risparmiamo l’analisi regionale di questi dati: scoprireste che – toh! – gli studenti più ignoranti si trovano nelle regioni del Sud: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata, Sardegna: che fanno peggio anche degli studenti della provincia di Bolzano, per i quali in molti casi l’italiano è di fatto la seconda lingua.

Il fatto è che molti di questi studenti incapaci di parlare correttamente e di sapere che sei-per-nove-fa-cinquantaquattro sono promossi. Ogni anno. Regolarmente. Se nell’anno scolastico 2017-18 il 98,1 per cento degli studenti delle medie è stato ammesso all’anno successivo, il 98,4 ammesso all’esame di Stato e il 99,5 ha conseguito la licenza vuol dire che la maggior parte degli ignoranti ha avuto tranquillamente sulla sua pagella il timbro per andare avanti.

Esiste uno iato drammatico tra la scuola che vogliamo illuderci che sia e quella che c’è davvero. Dalla scuola che manda avanti un esercito di caproni fingendo che siano tutti purosangue e quella che questi caproni li individua anche se non li sanziona. Esiste la scuola che promuove tutti o quasi e quella che invece, grazie ai test Invalsi – quelli con cui il sistema scolastico di fatto si autovaluta, mettendo gli studenti di tutta Italia sullo stsso piano con test standardizzati – smaschera la truffa. Evidenzia l’enorme inchino all’incompetenza che il nostro sistema educativo si rassegna a fare. E a poco vale la consolazione che l’incompetenza va di moda anche fuori dalle grigie e sorde mura delle nostre scuole.

Come è stato possibile che accadesse questo? Che cosa è andato storto a un certo punto?

È colpa certamente di tutti i soggetti interessati. Degli studenti che si accontentano di fare il meno possibile tanto si ha sempre il lasciapassare, e poi con gli amici si mandano whatsapp pieni di «xò» e «xkè». Degli insegnanti precarizzati e sottopagati che hanno derubricato quella che dovrebbe essere una competizione (più che altro con se stessi) a semplice amichevole facendo vincere sempre tutti. Dei genitori, che quei pochi professori severi ma giusti li aggrediscono indignati per l’onta di un cinque al proprio pargolo. Della politica che sulla scuola investe sempre meno tanto la considera un carrozzone che, come quello di Renato Zero (mica Nove) «va avanti da sé».

 

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Nella scuola senza selezione la carica dei somari promossi ultima modifica: 2019-05-05T06:31:11+02:00 da
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