di Marco Nobilio e Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi, 11.2.2020
– Concorsi in ritardo e insufficienti. I sindacati contestano anche la valutazione delle prove –
Saranno 100 mila le cattedre vuote il prossimo 1° settembre. È una vera emergenza quella che dovranno fronteggiare le scuole dal prossimo anno a causa del turnover. Ed è un dato di fatto che i concorsi ordinari non potranno giungere a conclusione in tempo. Nella migliore delle ipotesi, l’amministrazione scolastica farà in tempo a concludere le procedure solo per il concorso riservato. I bandi, del concorso ordinario e riservato, sono all’esame del Cspi. I sindacati contestano prove e valutazioni e sul reclutamento, come anticipato da ItaliaOggi martedì scorso, sono andati alla rottura con il ministro Lucia Azzolina. Domani saranno comunicati alla stampa le ragioni dello sciopero dei precari indetto per il 17 marzo da Flc-Cgil, Cil scuola, Uil scuola, Snals e Gilda. Non piace la mancata pubblicazione delle batterie di domande della prova scritta del riservato, così come la valutazione: 80 punti per le prove, solo 20 per i titoli. Le sigle lamentano la violazione degli accordi sottoscritti prima con il ministro Marco Bussetti (Lega) poi con Lorenzo Fioramonti (M5s). La ministra rivendica il diritto alla discontinuità nell’azione governativa in nome della selettività e della meritocrazia delle assunzioni.
Intanto che si consuma lo scontro politico, restano le criticità della nuova selezione. Il nodo, come sempre, è rappresentato dalla difficoltà di reperire i commissari e dalla lentezza delle procedure di selezione. Le commissioni, infatti sono composte da un presidente (docente universitario o dirigente scolastico o tecnico) e da due commissari individuati tra i docenti di ruolo della stessa disciplina d’esame. E al problema dello scarso appeal rappresentato dai compensi risibili, si aggiunge la mancata previsione dell’esonero dal servizio e i rischi di incorrere in procedimenti penali.
In pratica i docenti che dovessero far parte delle commissioni dovrebbero svolgere il loro compito continuando ad andare a scuola, con tutti gli oneri che ciò comporta. E se dovessero incorrere in eventuali denunce da parte di candidati, verrebbero lasciti soli dall’amministrazione che, nel processo penale, non fornisce al dipendente l’assistenza legale. E solo in caso di assoluzione questi può chiedere il rimborso delle spese. Rimborso che, peraltro, nella maggior parte dei casi, non copre l’intera spesa.
Allo stato attuale i bandi hanno superato solo la fase dell’informazione alle organizzazioni sindacali e devono passare al vaglio del consiglio superiore della pubblica istruzione. Dunque, non potranno essere emanati prima della metà di marzo. Dopo di che decorreranno i 30 giorni previsti dalla legge per presentare le domande. È da escludere, quindi, che i concorsi ordinari possano terminare in tempo per avere in cattedra i vincitori dal 1° settembre prossimo. Mentre è possibile che l’amministrazione riesca a terminare le procedure selettive del concorso straordinario. Che prevede la sola prova scritta e poi l’assunzione in prova con esame orale al termine dell’anno scolastico. Ma anche così mancheranno all’appello 76mila docenti di ruolo. Il concorso riservato, infatti, prevede l’assunzione di soli 24mila docenti. E poi c’è l’incognita dei ricorsi. La ministra Azzolina, infatti, non ha accolto la proposta corale dei sindacati di valorizzare il servizio svolto ai fini del punteggio.
Trattandosi di un concorso riservato e non essendovi altre indicazioni specifiche nella legge di riferimento (il decreto legge 126/2019) è ragionevole ritenere che ciò potrebbe dare il «la» ai ricorsifici e agli studi legali specializzati per megaricorsi collettivi. Che potrebbero rallentare ulteriormente le procedure in caso di accoglimento. Criticità che potrebbero essere evidenziate dal Cspi nel parere obbligatorio che sarà emesso prima dell’emanazione del bando. I ricorrenti potrebbero avere gioco facile ad argomentare i ricorsi, proprio facendo riferimento al parere. Come già successo in passato in situazioni collegate al reclutamento. Per esempio, in riferimento a decreti di rinnovo delle graduatorie permanenti. Laddove il Tar assunse come base per la motivazione di una sentenza di annullamento proprio il parere dell’allora Cnpi. E il ministero dell’istruzione fu costretto a ripetere le operazioni conformandosi al comando contenuto nella sentenza. Va detto, però, che non tutte le richieste dei sindacati sono rimaste inevase. L’amministrazione, infatti, ha accolto la proposta dei sindacati di dare lo stesso tempo (80 minuti) in tutte le tipologie di selezione in riferimento alle prove scritte dei concorsi. Ma il ministero è rimasto fermo sulle proprie posizioni rispetto alla durata del test (80 minuti e non oltre, come invece richiesto dai sindacati) e ad altre richieste.
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