inviato da Enza Carraro, 25.1.2024.
Serve un serio dibattito sugli effetti deleteri dell’autonomia differenziata e a organizzarsi per affossare una riforma che potrebbe essere devastante per la scuola italiana , ma che soprattutto scardinerebbe l’assetto costituzionale della Repubblica del 1948.
Con tempi brevissimi rispetto all’importanza del provvedimento è passata la Legge che istituisce la cosiddetta “autonomia differenziata” regionale in applicazione della Legge di riforma Costituzionale del Titolo V della Costituzione votata nel 2001.
Si tratta della più grande riforma che si intende porre in atto dopo il 1948 e che deve essere letta contestualmente alla riforma Costituzionale del “premierato” voluta dal partito di Giorgia Meloni. Si profila un sistema istituzionale con un centro di governo forte che limita il ruolo del Presidente della Repubblica e degli altri organi di garanzia accompagnata da un coacervo di staterelli deboli e autoreferenziali con una legislazione frammentata su temi che dovrebbe essere di interesse nazionale e non localistico.
Calderoli ha dichiarato che non saranno attribuiti alle Regioni i poteri circa le norme generali sull’istruzione, ma dimentica che il Veneto e la Lombardia hanno già approvato nel 2019 leggi regionali che richiedono la potestà regionale anche su tale ambito con il solo limite del riconoscimento dell’”autonomia scolastica”.
Nel caso Veneto i dirigenti scolastici, i funzionari afferenti all’Ufficio Scolastico Regionale e agli Ambiti Territoriali sarebbero gestiti dalla Regione. Anche l’organico dei docenti e la sua organizzazione dovrebbero passare alla Regione. Credo che in un tale contesto parlare di “autonomia scolastica” diventerebbe una beffa, senza contare che si aprirebbe la logica di contratti di lavoro differenziati per il personale della scuola con orari, funzioni, oneri diversi tra regione e regione.
La riforma Calderoli prevede che le competenze devolute alle regioni, su loro richiesta, debbano essere contrattate tra Governo e “governatori” delle regioni con il limite del tetto delle risorse di bilancio. Il Parlamento in questa trattativa sarebbe escluso, ma avrebbe ancora un ruolo nella definizione dei LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni, che dovrebbero essere garantiti uniformemente per tutte le regioni anche nell’ambito scolastico. Dei LEP per l’istruzione non si sa cosa stia combinando la commissione presieduta da Cassese. Sarà interessante capire cosa si intendano per prestazioni essenziali nella scuola (numero di allievi per classe, organici, organico di sostegno, servizi per l’utenza…??).
Nelle more di una procedura ancora incerta invito tutte le colleghe e i colleghi nelle scuole ad aprire un serio dibattito sugli effetti deleteri dell’autonomia differenziata e a organizzarsi per affossare una riforma che potrebbe essere devastante per la scuola italiana , ma che soprattutto scardinerebbe l’assetto costituzionale della Repubblica del 1948.
Passa l’autonomia differenziata in Parlamento, ma l’opposizione nelle scuole non si ferma ultima modifica: 2024-01-25T04:14:42+01:00 da