il Mulino, 12.4.2020
– Ripensare la scuola, oltre le polemiche fasulle del “6 politico” e guardando con fiducia al nuovo anno –
Il governo ha varato un decreto legge (DL 8 aprile 2020, n. 22) che interviene sulla conclusione di quest’anno scolastico e sull’avvio del prossimo. Come già accaduto per le altre misure di emergenza, il decreto non entra nei dettagli, ma autorizza il ministero dell’Istruzione a modificare, con delle ordinanze, alcune norme, sulla base di alcuni principi generali: tutti gli studenti verranno ammessi alla classe successiva e agli esami di Stato, cioè non ci saranno bocciature né “sospensioni del giudizio” (i vecchi “rimandati a settembre”); agli scrutini di giugno gli studenti verranno valutati per il lavoro svolto, anche con la didattica a distanza (Dad); la attività didattiche riprenderanno fin dal primo settembre, e saranno dedicate al recupero e all’integrazione degli apprendimenti; per gli esami di Stato, sia di terza media che di quinta superiore, si prevedono delle modalità “alleggerite”.
Degli esami di Stato si è parlato fin troppo, nel dibattito pubblico. È importante invece soffermarsi sulla chiusura e sull’avvio dell’anno scolastico per tutti gli altri studenti. Occorre avviare una discussione sulle soluzioni possibili e fare proposte, nella speranza che le ordinanze che verranno emanate possano tenerne conto.
1. Come detto, il decreto prevede l’ammissione di tutti gli studenti alla classe successiva e agli esami. Tutti promossi, quindi. Si sono levate molte voci indignate, sia da parte dei docenti, che da parte di studiosi o intellettuali: “così si svaluta il lavoro dei docenti”, “così si deresponsabilizzano gli studenti”, “è un 6 politico” ecc. Questa indignazione è del tutto fuori luogo, anzi è irritante. La decisione di non bocciare nessuno è una misura di equità: l’ordinaria attività didattica si è interrotta e la Dad ha cercato di supplire ma non la può sostituire interamente; inoltre sappiamo che c’è una parte degli studenti, circa il 20%, che non è raggiunta dalla Dad. In queste condizioni, sarebbe ingiusto bocciare qualcuno: la bocciatura, cioè la ripetenza dell’intero anno, nel nostro ordinamento ha una funzione educativa, serve a migliorare i risultati di apprendimento, non a selezionare o escludere. Non può essere arbitraria. Lo sarebbe in questa situazione di emergenza.
Inoltre, cerchiamo di circoscrivere il problema. Nella scuola primaria, i tassi di bocciatura sono inferiori allo 0,2%: del tutto residuali, quindi nella sostanza non cambia niente. Nella scuola media sono inferiori al 2%, sempre limitati; un anno senza bocciati cambia poco il quadro, e le leggi prevedono già la possibilità di ammettere all’anno successivo anche studenti con alcune carenze, purché poi si facciano delle attività di recupero. Per le ammissioni agli esami di Stato, di entrambi i cicli, vale lo stesso discorso: i tassi di ammissione sono del 98% alle medie e del 96% alle superiori, ammettere tutti cambia poco.
Molto diverso invece il quadro per i primi quattro anni delle superiori. In questi, il tasso medio di bocciature è del 9%, che supera il 13% al primo anno. Inoltre, il tasso delle sospensioni del giudizio è quasi del 22%. Il problema è quindi che cosa fare con gli studenti che avranno delle insufficienze nei primi quattro anni delle superiori. Qui è importante definire i dettagli, rispetto alle linee guida del decreto. L’idea fondamentale che ci deve guidare è quella di valutare correttamente gli apprendimenti. Vediamo alcune proposte.
2. Agli scrutini di giugno gli studenti verranno valutati, dice il decreto. La promozione generalizzata non va quindi intesa come indifferenziata. Ognuno dovrebbe avere, in pagella, quello che gli spetta sulla base del lavoro svolto. Questo vuol dire affrontare il problema delicato della valutazione delle attività svolte in Dad, e tenere conto di quanti sono stati raggiunti con difficoltà o non sono stati raggiunti affatto. Per il primo aspetto, bisogna dare credito alla professionalità dei docenti; per il secondo, le ordinanze devono prevedere dei correttivi, rispetto al voto di giugno. In ogni caso, a giugno non ci sarà affatto il “6 politico” (per usare l’irritante espressione dei media), ma i voti registreranno anche le eventuali insufficienze. A questo punto ci sono due possibilità: o si mettono le insufficienze in pagella, o si mette un “sei con debito” per le materie insufficienti. In entrambi i casi, le insufficienze vanno recuperate a settembre, in un modo però speciale, perché non ci sarà la sospensione del giudizio. Gli studenti insufficienti dovranno fare i recuperi anche se non saranno “sospesi” e quindi non potranno essere bocciati, ma sono già promossi. Inoltre, si dovrebbe prevedere il recupero anche per gli studenti che non sono stati affatto raggiunti dalla Dad.
3. Che cosa fare a settembre? Il decreto dice che si dovrebbe iniziare l’attività ordinaria il primo settembre e che deve essere dedicata all’integrazione e al recupero degli apprendimenti. Si immagina che per “integrazione” si intenda una sorta di ripasso e ripresa, per tutti, degli argomenti trattati in Dad; per recupero si intende quanto detto sopra. Quanto deve durare questo periodo? Noi crediamo che debba essere piuttosto lungo, per permettere un avvio sereno e una ripresa altrettanto serena degli apprendimenti. La nostra proposta è questa: perché non rinviare a metà ottobre l’inizio formale del nuovo anno scolastico 2020-21? Questo mese e mezzo potrebbe essere utilizzato per attività didattiche per tutti e per i recuperi per gli studenti più fragili, anche con la formazione di piccoli gruppi di studenti, con orari flessibili ecc.
Ricordiamo che la scuola deve essere inclusiva, se vuole essere democratica, quindi ha l’obbligo di seguire da vicino i più deboli. I più deboli, nel contesto di questa emergenza, sono in primo luogo tutti quelli che non sono stati raggiunti dalla Dad, per cause socio-economiche non imputabili a loro; e poi tutti quelli che, pur raggiunti, hanno ancora delle carenze e rischiano di essere gravemente penalizzati in questo quadro. A tutti questi devono essere rivolte delle attività speciali di recupero, di affiancamento, di approfondimento.
Inoltre, per tutti gli alunni, di tutti i cicli, fin dalla scuola dell’infanzia: ricordiamo che hanno vissuto una esperienza eccezionale, che ha cambiato molto la loro percezione della vita sociale e che probabilmente ha lasciato segni profondi nei più piccoli; molti di loro hanno attraversato una maturazione importante, e in ogni caso hanno bisogno di riprendere serenamente il dialogo educativo, portando alla luce anche il senso di questa esperienza. E, ovviamente, hanno bisogno di riprendere con più calma, in condizioni normali, i fondamentali del lavoro svolto in Dad, per consolidarlo.
Per tutte queste ragioni serve un periodo piuttosto lungo di raccordo, cioè un mese e mezzo in cui, in qualche modo, si porta a termine il lavoro dell’anno scolastico precedente. Diciamo subito che questo periodo rischia di essere inutile se viene invece limitato a poche settimane (tre, come è stato anticipato da qualche giornale) per iniziare poi in fretta il nuovo anno. La cosa più importante, in questo momento, è evitare la fretta: solo così si potranno ricucire gli strappi causati dall’emergenza.
4. Che cosa succede dopo questo periodo di integrazione e recupero degli apprendimenti? Più chiaramente: che cosa succede agli studenti con le insufficienze, se non le recuperano? Ovviamente, non essendoci bocciature o sospensioni del giudizio, restano nelle loro classi, però è evidente che dovranno recuperare le insufficienze entro la fine dell’anno prossimo, pena il rischio di sospensione o bocciatura a giugno 2021. In questo modo la serietà della scuola è garantita, anche se per quest’anno tutti sono stati ammessi alla classe successiva. E da metà ottobre potrà iniziare il nuovo anno scolastico per tutti.
5. Un’ultima considerazione, che riguarda l’infrastruttura, per così dire. In questi giorni si parla molto di assunzione dei precari, di riapertura delle graduatorie, di supplenze ecc. Tutti temi fin troppo discussi nella nostra politica scolastica. La scuola rischia di collassare, perché qualsiasi soluzione scontenta qualcuno e si rischia di prendere decisioni che non sono nell’interesse degli studenti. La nostra proposta è questa: consideriamo in tutto e per tutto metà ottobre come data di inizio del nuovo anno scolastico. Questo permetterebbe di avere più tempo per concludere tutte quelle operazioni: concorso straordinario e avvio del concorso ordinario, riapertura delle graduatorie ecc., tutto potrebbe essere fatto con più calma, perché fino a metà ottobre resterebbe in vigore il quadro precedente. E nel mese e mezzo da inizio settembre avremmo sulle cattedre gli stessi docenti che abbiamo adesso, magari prolungando per tutto questo periodo la nomina dei supplenti adesso in carica.
[Questo intervento è firmato da “Condorcet. Ripensare la scuola”]
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Proposte per il nuovo anno scolastico ultima modifica: 2020-04-15T05:12:28+02:00 da