Punti di vista sul merito

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Francesco di Lorenzo, Fuoriregistro  14.5.2016

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– Siamo arrivati più o meno sul fondo. Certo, si può sempre peggiorare, ma già così ce la caviamo abbastanza bene. Restiamo in corsa per il primato della stupidità. Del resto, c’era da prevederlo. Si tratta, per chi non l’avesse capito, di questioni relative all’assegnazione del bonus agli insegnanti meritevoli. E sull’argomento, come si è già avuto modo di dire, succede più o meno di tutto.
L’ultima notizia in ordine di tempo viene dall’istituto comprensivo ‘Jerace’ di Polistena, in Calabria. Il primo passaggio certo è che il comitato di valutazione ha definito i criteri con i quali il dirigente dovrà assegnare il premio. E qui, genitori, esperti e docenti, volendo stupire il mondo, non si sono persi d’animo. Hanno preso il modello della patente a punti, l’hanno adattato alla scuola e hanno stilato una griglia con decine e decine di indicatori a punteggio.
In pratica hanno deciso di ‘grigliare’ il docente, giudicando sulla base di punteggi positivi o negativi (alcuni indicatori ti aumentano il punteggio, altri te lo diminuiscono). Una cosa un po’ straniante. Al che, come minimo uno si chiede: con quale metodo si è deciso cosa è positivo e cosa negativo? E con quali riferimenti?
‘I partigiani della scuola pubblica’ (così chiamati su La Tecnica della Scuola), hanno fatto notare che c’è un articolo della Costituzione, il 33, che recita: ‘L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento‘, con relative presumibili conseguenze. Per cui, la griglia citata sarebbe non solo ultradiscutibile, ma anche sospetta di incostituzionalità.
Ma non è finita qui. Lo svolgimento è ancora peggiore. Infatti, tra i criteri che prevedono la decurtazione del punteggio, ci sono le ‘assenze dal servizio e la mancata accettazione di incarichi aggiuntivi‘. Che, forse senza volerlo, va molto al di sopra delle righe. Capiamoci. In questo modo sarebbe penalizzato il docente che avendo ricevuto tre incarichi ne rifiuta due, mentre risulterebbe non penalizzato il docente che non riceve nessun incarico? Si è capito bene? No, perché se fosse così, sarebbe il colmo.
Però, la ciliegina sulla torta, come da copione, arriva per ultima: la decurtazione del punteggio spetterà anche al docente che ha ‘relazioni conflittuali con colleghi, dirigenti e altri soggetti del territorio‘. Che è oltremodo strabiliante. In pratica se litighi con qualcuno per affermare un diritto, sei out.
Prolegomeni di una moderna dittatura partendo dalle scuole’, come dicono i ‘partigiani’ della scuola pubblica? Forse è eccessivo. Certo denota un ‘modesto’ disequilibrio, qualcosa che si accosta più che alla ricca fantasia, alla stupida ’boutade’. Ma in tutto questo, il merito, dov’è?

Un po’ di notizie e di dati. Sale, ed era prevedibile, il numero degli studenti stranieri nelle nostre scuole. Sono, secondo gli ultimi dati, circa 814mila, cioè il 9,2% degli alunni iscritti. Il 53,3%, però, è nato nel nostro Paese. Comunque, il flusso negli ultimi anni è rallentato. Per esempio, nel 2014 l’aumento è stato dell’ 1,4% rispetto all’anno precedente. Tra le nazionalità presenti, i rumeni sono i più numerosi, seguiti da Albania e Marocco. Tra le prime 15 cittadinanze di iscritti nelle scuole italiane sono presenti tutti i Continenti ad esclusione dell’Oceania. E solo il 6,5% dei Comuni italiani non ha iscritti stranieri. Quindi la diffusione degli stranieri anche se non è uniforme su tutto il nostro territorio, è comunque diffusa. La Lombardia è la regione con più alunni stranieri e detiene anche il primato dei nati in Italia, i quali si concentrano più nelle regioni del nord. Mentre in quelle meridionali c’è più forte presenza di nuovi arrivati e di minori non accompagnati.
Intanto, se Milano è la città con le classi più multietniche d’Italia, anche altre città non sono da meno nel cercare di accogliere gli alunni stranieri. Accoglierli nel segno dell’apertura culturale e progettando itinerari che vanno sulla strada della bellezza e dell’arte. Con eventi e progetti particolari e molto seguiti.
Il Centro Intercultura di Ivrea, in collaborazione quest’anno con il Fondo Ambiente Italiano, ha lanciato il concorso fotografico dal titolo “Così vedo l’Italia“. In pratica gli studenti stranieri hanno dovuto raccontare, attraverso le immagini, gli aspetti quotidiani dell’Italia e degli italiani. Quindi le abitudini, le tradizioni e il folklore, la storia, i paesaggi, i monumenti, ma anche i gesti, le persone, le relazioni. Insomma si voleva e si doveva fare luce sui particolari. Le immagini scattate tra il 1 novembre e il 31 marzo sono state 291 e sei sono arrivate in finale. La vittoria è andata alla foto dal titolo “Dal finestrino” che, racconta Isa Raquel, la ragazza che l’ha scattata, è stato il frutto di un gesto istintivo. Mentre era in treno, nel suo primo viaggio in Italia per raggiungere Brindisi, con il viso contro il vetro della carrozza, ha preso la macchina per fissare in uno scatto un vecchio cascinale abbandonato nella periferia romana.
Come lei, alla cerimonia di premiazione anche le altre finaliste presentavano scatti eseguiti con lo sguardo di chi non è abituato a guardare il nostro Paese. Uno sguardo fresco, nuovo, senza stereotipi o pregiudizi. Pieno solo di bellezza: ‘così abbiamo voluto raccontare il vostro meraviglioso Paese’ ha detto Melisa, seconda classificata, che nella sua foto ha raccontato un pezzo di Sicilia.
Se, come diceva Dostoevskij ‘la bellezza salverà il mondo‘, la strada è tracciata, basta seguirla.

Punti di vista sul merito ultima modifica: 2016-05-15T09:18:51+02:00 da
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