Riapre la scuola, ma che sicurezza c’è?

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di Michele Sasso, l’Espresso,  8.9.2016

– Nell’ultimo anno si sono registrati 31 crolli di solai, controsoffitti, distacchi di intonaco, caduta di cancelli negli edifici scolastici. Le cause sono note: incuria, abbandono e vecchiaia. Il Governo ha stanziato 7 miliardi per rimetterle in carreggiata ma i rischi rimangono tra burocrazia e ritardi cronici

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Per i 400 ragazzi del liceo “Primo Levi” di San Giuliano Milanese l’estate ha portato un tetto nuovo sopra la testa. Il 12 settembre possono tornare in classe sereni dopo che a fine maggio sono caduti calcinacci ed intonaco nella zona della palestra. «Il comune è intervenuto e ha smantellato la parte critica e messo tutto in sicurezza», assicura la dirigente scolastica Concetta Pragliola che aggiunge: «Certo tutti gli istituti italiani da fuori sembrano in ordine ma dentro.. La scuola dovrebbe essere rivista in toto».

Il liceo alle porte di Milano è uno dei 31 casi di “crolli” dell’ultimo anno scolastico, in 10 mesi una lunga serie di feriti tra studenti e personale, oltre che danni alle aule e alle strutture. Eventi annunciati e prevedibili in alcuni casi dopo anni di incuria, in altri totalmente inaspettati. L’elenco non mette al riparo nessun territorio da crolli di solai, tetti, controsoffitti, distacchi di intonaco, caduta di cancelli, ventilatori, che si verificano in modo indifferenziato nelle scuole di Padova, Gorizia, Livorno, Siracusa, La Spezia, Viareggio, Lipari, Gioia Tauro e Guidonia.

Così riprende l’anno scolastico per quasi 8 milioni di alunni. Nell’emergenza quotidiana, con il rischio che nella sgangherata scuola con il simbolo della Repubblica si entri in un edificio costruito prima della nascita dei genitori degli alunni. «Oltre a mettere in fila i singoli crolli abbiamo fatto anche un osservazione diretta in 150 edifici e abbiamo avuto parecchie conferme: solo il 35 per cento ha l’agilibità statica in base al campione di questo anno. La consapevolezza del pericolo deve essere estesa, tutta l’Italia è in zona sismica. Non c’è nessun fuori pericolo» spiega Adriana Bizzarri, della rete scuola di Cittadinanzattiva.

Il punto critico sono sempre i tetti, capire quanto sono saldi serve a prevenire ed evitare nuovi crolli. Il Governo ha stanziato 40 milioni di euro per i primi interventi per soffitti e solai. Fondi necessari per 7 mila opere, mentre gli enti locali hanno chiesto 14 mila interventi. «Queste richieste danno il senso delle priorità» continua Bizzarri che prende di mira i finanziamenti voluti dal Governo Renzi per #scuolebelle: «Investire 505 milioni per la piccola manutenzione quando abbiamo crolli quotidiani e strutture a rischio non ha senso. Faccio una proposta: spostiamoli sul programma #scuolesicure, sarebbe molto meglio».

Per vedere i primi risultati della messa in sicurezza di quasi 42mila edifici pubblici (senza contare i 15 mila privati frequentati da un milione di alunni) bisogna aspettare almeno un decennio.

L’ANAGRAFE INCOMPLETA

Intonoci che si staccano, vetri rotti, aule allagate. Per molti studenti tornare tra i banchi significa anche questo. Lo sfascio dell’edilizia scolastica, con edifici vecchi di duecento anni, l’amianto sui tetti e nelle struture interne, gli spazi non più adeguati.

La sicurezza delle scuole nel nostro Paese lascia ancora a desiderare: quattro edifici su dieci hanno una manutenzione carente, oltre uno su cinque presenta lesioni strutturali, in quasi la metà dei casi gli interventi strutturali non sono stati effettuati. Più della metà delle scuole, inoltre, si trova in zona a rischio sismico e più di una su dieci a rischio idrogeologico. Questo racconta il report annuale di Legambiente “Ecosistema scuola”. Per capire dove e come intervenire il Miur ha messo a punto l’Anagrafe dell’edilizia scolastica: su questo portale si trovano i dati anagrafici, origine, età, conservazione di ogni edificio . Varata un anno fa, resta ancora un’opera non aggiornata ed incompleta, non certo la fotografia nitida da cui partire per programmare la messa in sicurezza.

«Non è utilizzabile né attendibile, perché contiene dati parziali e non aggiornati, indicatori mancanti ed incomprensibili per i cittadini e neanche utile per scegliere la scuola dove iscrivere i propri figli», sottolinea Vanessa Pallucchi, responsabile di Legambiente Scuola: «E mentre non si è provveduto ad aggiornare, come promesso entro il 31 gennaio scorso, i dati relativi alle certificazioni, è stata prorogata di ancora un anno (31 dicembre 2016) l’entrata in vigore dell’obbligo per le scuole di dotarsi della certificazione di prevenzione incendi».

Così il database dell’Anagrafe restituisce una fotografia assai parziale e sfocata rispetto alla reale situazione. Ad esempio l’Istituto Agrario “Scorciarini Coppola” di Piedimonte Matese in Campania, chiuso da due anni perché inagibile, particolare che l’Anagrafe non riporta. E la Scuola Media Don Milani di Lamezia Terme (Calabria), per la quale l’Anagrafe non riporta alcun dato relativo alle condizioni di sicurezza strutturale, e su cui invece Cittadinanzattiva ha inviato già dal giugno del 2013 un esposto alla Procura di Lamezia Terme per segnalarne l’insicurezza, senza finora ottenere riscontro.

Con quali criteri Comuni e Province hanno individuato gli edifici che necessitano di interventi urgenti se non dispongono di una fotografia aggiornata dello stato del patrimonio edilizio scolastico?

SETTE MILIARDI POSSON BASTARE

Il governo per rendere sicure strutture scolastiche sottoposte a
ad una lunga astinenza di manutenzione, vandalismo in crescita, barriere architettoniche ha messo a punto un piano Marshall. «Abbiamo finanziato oltre 12mila cantieri su cui sono state e saranno impiegate circa 100mila persone fra professionisti e manovalanze. Entro il 2017 investiremo ancora un miliardo e 700 milioni in edilizia scolastica. Con questi fondi in più raggiungiamo la cifra totale di oltre 7 miliardidestinati a questo settore per garantire scuole sicure, decorose e funzionali ai nostri ragazzi» afferma il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone.

Di opposto avviso Danilo Lampis dell’Unione degli studenti: «La messa a norma degli edifici è rimandata al 31 dicembre 2016, i fondi non utilizzati saranno assegnati tra un anno. Tutto questo avviene in un contesto assai preoccupante che vede una percentuale di strutture prive di certificato di prevenzione pari al 60 per cento».

Insomma ci sono sette miliardi per mettere in sicurezza, ristrutturare e perfino abbellire gli edifici scolastici italiani. Ma i soffitti continuano a crollare sulla testa di alunni e docenti. E su 41.666 edifici sparsi in ogni angolo della Penisola, ben 18.817 ricadono in zone sismiche di prima e seconda categoria con un pericolo di incidente ancora più elevato.

«Con il terremoto del centro Italia si pone un problema serio: che interventi sono stati fatti? Quanti fondi per la messa a norma delle scuole sono in cantiere? Come vengono fatti gli appalti? E una volta conclusi come  devono essere fatti i controlli?» si interroga Massimo Mari della Cgil scuola.

Le risposte sono in un ginepraio di enti, burocrazia ed obblighi per poi scoprire che all’elementare di Amatrice, secondo Vittorio Cioni, responsabile dei lavori di ristrutturazione «abbiamo fatto solo un restyling: intonaco, impianti. Nessun intervento ai pilastri». Mentre la scuola risultava – sulla carta – a tenuta sismica.

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Riapre la scuola, ma che sicurezza c’è? ultima modifica: 2016-09-08T14:24:19+02:00 da
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