Alessandro Giuliani La Tecnica della scuola Domenica, 03 Maggio 2015
Alla Festa dell’Unità di Bologna, un gruppo di studenti, precari e docenti grida slogan anti-ddl nel corso dell’intervento del premier. Mentre fuori scattava la contestazione dei Cobas. Ma l’ex sindaco di Firenze non si scompone: libertà è rispondere con un sorriso a chi contesta e dire che non ci facciamo certo spaventare da tre fischi. E ancora: se il ddl passa, 100mila insegnanti entreranno, se non passa continuerete a fischiare.
Stavolta la ‘pentolada’ è per il premier. Dopo le proteste dei giorni contro l’approvazione della #riformabuonascuola, riservate a suon di pentole e cucchiai al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, domenica 3 maggio è toccato a Matteo Renzi toccare con mano la contestazione.
A Bologna, nel corso della festa dell’Unità, proprio mentre interveniva il premier, alcune decine di studenti, precari della scuola e insegnanti, hanno cominciato a gridare slogan contro il ddl approvato dal Governo. Contemporaneamente, fuori dai cancelli, un gruppo di Cobas mettevano in atto l’ennesima contestazione anti-riforma.
Il premier, dal canto suo, ha minimizzato l’episodio: “so che ci sono persone che mi vogliono contestare sulla scuola – ha detto Renzi non corso del suo intervento – e sono pronto a incontrare chiunque ma libertà è rispondere con un sorriso a chi contesta e dire che non ci facciamo certo spaventare da tre fischi: abbiamo il compito di cambiare l’Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo”.
Poi ha aggiunto, riportano i cronisti delle agenzie di stampa presenti alla festa dell’Unità emiliana: “cari democratici, prendiamoci un impegno: non ci fermeremo a cento metri dal traguardo. Taglieremo il traguardo sulla legge elettorale, le riforme, sulla necessità di dare più soldi alla scuola pubblica e lo faremo senza dare a nessuno il diritto con un fischio di bloccarci”.
Ancora Renzi: “possiamo discutere nel merito, nel ddl la Buona scuola ci sono molte cose che si possono cambiare. Non credo che la proposta del governo sia prendere o lasciare: si può parlare. Ma non lasceremo la scuola soltanto in mano a chi urla. La scuola non è solo di quelli organizzati, è delle famiglie”.
“Sulla scuola – ha continuato il premier – abbiamo fatto l’investimento più grande: tre miliardi. Vogliamo discutere chi bisogna assumere? Parliamone ma non consentiremo a nessuno di negare la realtà. Se il ddl la buona scuola passa, 100mila insegnanti entreranno, se non passa continuerete a fischiare. Questa è la differenza”.
Insomma, le contestazioni non sembrano scalfire le certezze del premier e del suo governo sulla bontà della riforma. Almeno per ora.