Il Sole 24 Ore, 13.2.2024.
«È ai limiti della follia la discrasia tra i posti disponibili e i candidati ammessi, perché avviene che laddove ci sono meno posti si moltiplicano i Tfa che, invece, risultano pochissimi dove il numero di posti è maggiore»
In vista del prossimo avvio dei percorsi Tfa per i docenti, che partiranno in primavera, il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, fa il punto sui dati forniti dal ministero dell’Istruzione e del Merito in merito al concorso Pnrr 2023.
«È ai limiti della follia la discrasia tra i posti disponibili e i candidati ammessi, perché avviene che laddove ci sono meno posti si moltiplicano i Tfa, che invece risultano pochissimi dove il numero di posti è maggiore. Quanto emerge dai dati è eclatante se per esempio si confronta la Lombardia, dove per il sostegno alla scuola primaria ci sono 171 candidati per 4.111 posti, con la Sicilia, dove, a fronte di 51 posti disponibili, ci sono ben 3.357 candidati», scrive Di Meglio in una nota.
Premesse sbagliate
«Queste sono le premesse – continua la nota – perché si verifichino due situazioni nefaste, ovvero cronicizzare la mancanza degli insegnanti di sostegno e il protrarsi della girandola degli spostamenti dal Sud al Nord e viceversa. Pertanto la Gilda degli Insegnanti intende ribadire la sua denuncia di un sistema farraginoso e privo di qualsiasi programmazione che si dovrebbe basare sulla realtà territoriale, che danneggia sia alunni che docenti: i docenti che lavorano nelle regioni del Nord e che non hanno la possibilità di conseguire la specializzazione e quelli invece del Sud che dopo aver speso anche 3-4mila euro per specializzarsi, vedranno le loro speranze infrangersi di fronte alla cruda realtà dei numeri».
«E, non per ultimi – si conclude così la nota firmata dal coordinatore Di Meglio – i ragazzi, che necessitano di sostegno e a cui verranno assegnati docenti non formati e che, inoltre, cambieranno di anno in anno, in seguito alle nomine di un algoritmo altrettanto disastroso quanto la distribuzione dei posti di sostegno. Qui il grande assente è il ministero dell’Università, che non effettua, evidentemente, né una programmazione adeguata, né una distribuzione dei posti. Qualcuno comincia a chiedersi se questo ministero abbia un motivo reale di esistenza».