dal blog di Gianfranco Scialpi, 25.2.2024.
Scuola e smartphone. l’illusione di affidarsi ai divieti per risolvere problemi complessi. Occorre porsi delle domande sulle motivazioni dei bambini e ragazzi
Scuola e smartphone. I divieti non bastano
Scuola e smartphone. Con il tramonto delle grandi ideologie e quindi con l’affermazione di uno sviluppo storico non più governato dal logos o dalla volontà umana i problemi hanno mostrato il loro vero volto. Essi si presentano senza preavviso , mostrando la loro complessità. K. Popper definiva efficacemente la loro natura con il verbo inciampare. Difficilmente abbiamo una soluzione in tasca.
Questo non può giustificare l’inazione, soprattutto da parte della politica che deve garantirsi un consenso elettorale. Da qui l’obbligo di proporre una soluzione con lo scopo di tranquillizzare e rassicurare.
Il divieto è la via d’uscita più semplice, ma la meno efficace perché non determina una mentalizzazione profonda. La conferma la riceviamo, quando non osservati o ascoltati si trasgredisce a una norma.
Fatta questa premessa ricondiciamo la riflesione sull’annunciato divieto degli smartphone da parte del Ministro Valditara. Risolve? Non credo perché restano inevase le seguenti domande: cosa spinge tanti bambini, ragazzi a uscire dal mondo reale per rifugiarsi nell’online? Qual è il valore aggiunto e appagante della realtà virtuale rispetto alla realtà?
Chiudo con un’esperienza personale. A giugno abbiamo organizzato per le quinte classi della primaria un camposcuola. I telefonini, gli smartphone, gli smart watch con scheda telefonica erano stati vietati. A conclusione dei cinque giorni i bambini erano contenti ed entusiasti dell’esperienza. Nessuno ha espresso la mancanza del dispositivo. Il motivo? La risposta sta nel ben-essere sperimentato dai bambini, il miglior anticorpo all’uso del dispositivo.